La neolingua dei negazionisti biologici: non si può violentare la realtà e il diritto

Ok battersi per i “diritti”, ma non certificando il falso in un atto pubblico. Shock Pd-Lgbtq: Strasburgo respinge i ricorsi e dà ragione alla “destra omotransfobica”

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In questi giorni ne abbiamo lette e sentite di tutti i colori sul caso dei 33 atti di nascita impugnati dalla Procura di Padova. Il caso lo conoscete, si tratta dei bimbi nati all’estero con fecondazione eterologa e poi registrati all’anagrafe, dal sindaco del Pd Sergio Giordani, come figli di due madri.

La neolingua

Ciò che continua a stupire, al di là del merito – di come cioè ciascuno può legittimamente pensarla a proposito dei diritti delle coppie omogenitoriali e della pratica della maternità surrogata – è la totale nonchalance e normalità con cui, a cominciare dall’uso linguaggio per finire con atti pubblici di valore giuridico, viene ribaltata la realtà “fattuale” delle cose.

Quasi nessuno ci fa più caso ormai, ma quando nei titoli si fa riferimento a “bimbi nati da coppie dello stesso sesso” o a “togliere una madre a 33 bambini”, siamo alla neolingua di Orwell e dovrebbe risuonare più di un campanello d’allarme.

Siamo sempre più vicini all’epoca anticipata dalle folgoranti parole di Chesterton: “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.

Negazionismo biologico

Nessun bambino è mai nato e potrà mai nascere da due donne o da due uomini. E a quei 33 bambini non è stata tolta una madre, dato che madre biologica (perché l’atto di cui si parla serve a certificare questo) non poteva essere. Semmai, il genitore tolto per sempre a quei bambini è il padre. Si può essere madri non biologiche più pienamente di tante madri biologiche, ma questo prescinde da ciò che c’è scritto sull’atto di nascita.

Si possono sostenere tutti i “diritti” che si vogliono, cambiare le leggi, chiederne e introdurne di nuove, ma non si può sostenere che un atto pubblico debba certificare un falso, non solo giuridico ma anche biologico, per soddisfare le aspirazioni anche legittime di qualcuno aggirando la legge. Su questo dovremmo essere tutti d’accordo, perché se salta l’attinenza ai fatti negli atti pubblici, allora vale tutto e non c’è convivenza civile possibile.

Sentiamo accusare di negazionismo climatico autorevoli scienziati che osano dubitare del ruolo decisivo delle attività umane nel cambiamento climatico, una teoria su cui il consenso scientifico è tutt’altro che unanime. Ebbene, si potrebbe osservare che questo sì, è “negazionismo”, un negazionismo biologico, da parte degli stessi che straparlano di negazionisti climatici.

Ad aver messo quei bambini e quelle famiglie in un pasticcio – da cui comunque è possibile venir fuori senza drammi – non è stata la Procura, tanto meno il governo Meloni – che non ha modificato alcuna legge, ha solo richiamato la giurisprudenza della Cassazione – ma le coppie stesse e i sindaci, che hanno manipolato ideologicamente degli atti giuridici per far avanzare un’agenda politica e accontentare una fetta del loro elettorato, ben sapendo che quegli atti avrebbero potuto essere impugnati.

La sentenza di Strasburgo

Sarà stato scioccante oggi, dalle parti del Pd e della comunità Lgbtq, apprendere che nemmeno da Strasburgo arriva una sponda, un’apertura. La Corte europea per i diritti umani ha infatti dato ragione all’Italia respingendo una serie di ricorsi presentati da coppie omosessuali contro il divieto di trascrivere all’anagrafe gli atti di nascita, legalmente riconosciuti all’estero, di bambini nati tramite la fecondazione eterologa o la maternità surrogata.

Guarda un po’, una corte europea che si esprime in sintonia con le destre “omotransfobiche”… I giudici di Strasburgo hanno sostenuto che “il desiderio di vedere riconosciuto un legame tra i bambini e gli aspiranti genitori non si è scontrato con una impossibilità generale e assoluta, avendo i ricorrenti avuto a disposizione l’opzione dell’adozione e non avendola utilizzata”.

La Corte, inoltre, ha ritenuto che “il mancato riconoscimento da parte delle autorità italiane del legame tra le future madri e i figli, in pratica, non abbia influito in modo significativo sul godimento da parte dei ricorrenti del loro diritto alla vita familiare”.

Insomma, la strada è quella dell’adozione, la stessa praticata da qualsiasi madre e padre non biologico. Non si può distorcere, violentare la realtà, prim’ancora che il diritto, per soddisfare una propria aspirazione, sebbene legittima.

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