C’è ancora qualcuno disposto a lodare il Quirinale per la sua “saggezza” nella gestione della crisi?

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Trattati come cani in chiesa (la chiesa dei quirinalisti ufficiali, dei ventriloqui del Colle, con annesso corredo di politologi di palazzo, commentatori mainstream, “esperti” vari), Federico Punzi ed io, qui su Atlantico, abbiamo scandito gli oltre 80 giorni trascorsi dal 4 marzo scorso sollevando critiche motivate, obiezioni rispettose e un leale dissenso rispetto alle scelte compiute, e tenacemente confermate, dal presidente Mattarella.

1. Nella forma, per aver scelto una gestione totalmente extraparlamentare della crisi: avallando trattative private, liquide, in alberghi-segreterie di partito-studi di commercialisti-mense vaticane. Ovunque: tranne che nel Parlamento della Repubblica.

2. Nella sostanza, per aver sin dall’inizio scansato e ostacolato la soluzione che (piaccia o no) era uscita più forte dalle urne: un incarico pieno a un esponente di centrodestra. Obiezione: mancavano 50 voti. Ma proprio per questo occorreva lo show-down parlamentare: in caso positivo, il governo sarebbe partito; in caso negativo, nulla avrebbe impedito al Quirinale di incaricare un governo di garanzia verso le nuove elezioni.

3. Nei tempi, per aver dolosamente diluito e dilatato la crisi, immaginando (ma erano metodi dell’altro secolo, letteralmente) che il trascorrere delle settimane e l’esaurimento delle soluzioni sgradite al Colle potessero produrre un esito accettabile. Ma in epoca social è tutto diverso: ogni minuto senza soluzioni porta altre polemiche, altri inasprimenti, altri incattivimenti di cose e persone.

4. Nella proiezione internazionale, perché il protrarsi dell’agonia rischia di non nuocere affatto a Salvini-Di Maio (che anzi, specie il primo, avrebbero tutto da guadagnare da un ritorno alle elezioni), ma proprio all’Italia: fragile sui mercati, sputtanatissima sulla stampa mondiale, sempre più simile alle feroci e classiche caricature anti-italiane.

5. E ora perfino nelle verifiche da elementare lavoro di segreteria: che ci stanno a fare i mitici uffici del Quirinale se non hanno neanche saputo fare un minimo di vaglio preventivo di un curriculum?

Dinanzi a questo sfascio, come diceva quel tale in tv, la domanda nasce spontanea: c’è ancora qualcuno disposto a lodare il Quirinale per la sua “saggezza”? Domandare è lecito, rispondere è cortesia.

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