Il caso di Jaiden: espulso dall’aula per una bandiera libertaria sullo zaino

Colorado, Usa. Una bandiera della Rivoluzione americana, simbolo di libertà, finisce sotto la scure della Cancel Culture e dell’ignoranza degli insegnanti

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È dimostrato: i liberal, se fossero vissuti ai tempi della Rivoluzione americana, sarebbero stati dalla parte degli inglesi. In una scuola del Colorado, la Vanguard School, un ragazzino di 12 anni chiamato Jaiden è stato espulso dall’aula perché sul suo zaino aveva diverse pezze, fra cui quella della Gadsden Flag, bandiera icona della Rivoluzione, gialla con un serpente a sonagli in guardia e la scritta “Don’t tread on me” (non calpestarmi).

Le surreali motivazioni della scuola

La bandiera, disegnata nel 1775 da Christopher Gadsden, uno dei leader rivoluzionari di Charleston, è ora condannata per “simbolo che riconduce alla schiavitù” e intrinsecamente “razzista” o anche “suprematista”.

Nelle surreali conversazioni fra la famiglia di Jaiden e il personale scolastico, apprendiamo che la bandiera rivoluzionaria possa turbare la quiete della classe e risultare divisiva. La giustificazione del direttore Jeff Yocum, è sconcertante: nel suo scambio di email con la famiglia ha linkato diversi articoli del Washington Post e The Conversation in cui si spiega che la bandiera col serpente è diventata problematica, perché usata nelle manifestazioni pro-Trump.

Il direttore riporta anche un precedente, del 2014, in cui un dipendente afro-americano delle Poste statunitensi aveva denunciato per discriminazione un collega che portava quella bandiera sul cappello. Dopo che le Poste avevano respinto il suo ricorso, la Commissione per l’uguaglianza di trattamento sul lavoro aveva ordinato un’indagine, ammettendo che, per come è usata oggi, “può veicolare messaggi razzisti”.

La bandiera di Gadsden

Un insegnante e un direttore di scuola stanno insomma affidandosi all’interpretazione che di quella bandiera danno, oggi, i media liberal e una commissione per il lavoro. Così facendo stanno abdicando al loro dovere, che è prima di tutto quello di insegnare la storia. Un bravo insegnante dovrebbe semmai spiegare come quella bandiera sia stata “tradita” da persone indegne e ignoranti (ammesso e non concesso che sia sventolata da suprematisti), perché il significato autentico è di libertà.

“Non calpestarmi” è un’ammonizione al governo da parte di un individuo libero. È diventato un motto e un simbolo di successo in una guerra di liberazione. La vicenda ha fatto giustamente molto clamore, al punto che lo stesso governatore del Colorado, Jared Polis, un Democratico, è intervenuto in difesa di uno dei più celebri simboli dell’indipendenza americana.

La bandiera di Gadsden è un simbolo orgoglioso della rivoluzione americana e un monito iconico alla Gran Bretagna o a qualsiasi governo a non violare le libertà degli americani. Il simbolo della bandiera è presente nei medaglioni e nelle monete americane e anche Ben Franklin l’ha adottato per rappresentare l’unione delle 13 colonie. È un ottimo momento per una lezione di storia!

La marcia indietro

Il distretto scolastico di Harrison è quindi dovuto correre ai ripari con una giustificazione che parrebbe formulata ex post: il ragazzino sarebbe stato espulso dall’aula, non tanto per la pezza della Gadsden Flag, ma per ben altre pezze che aveva attaccato al suo zaino, fra cui quelle che raffiguravano armi. “Lo studente è tornato in classe senza incidenti dopo aver rimosso le patch di armi semiautomatiche dallo zaino. La Vanguard School e il Distretto scolastico 2 di Harrison hanno lavorato in collaborazione per risolvere la questione”.

Sì, ma come abbiamo visto, tutto il dibattito fra la famiglia dello studente e il personale scolastico riguardava la Gadsden Flag e non altro. Quel che si è aperto non è un semplice fraintendimento, ma un capitolo della annosa guerra culturale americana.

I danni della Cancel Culture

Gadsden era un patriota, è stato fra i primi rivoluzionari, si è arruolato fra i Sons of Liberty di Charleston, è stato ufficiale nell’esercito continentale e ha rappresentato il popolo della sua città durante l’assedio britannico, poi ha trascorso gli ultimi anni di conflitto in un carcere inglese in Florida, da prigioniero di guerra.

Però era anche proprietario di schiavi nella sua piantagione, comprata con il capitale in parte ereditato, in parte maturato nella sua attività di mercante. Il molo di sua proprietà, il Gadsden Wharf è diventato tragicamente famoso perché fu quello in cui solitamente sbarcavano i carichi di schiavi destinati alle piantagioni del Sud.

Nella Charleston attuale il passato schiavista pesa molto. Il monumento dedicato a John Calhoun (vicepresidente e grande pensatore politico: sua è la definizione della lotta di classe fra tax consumers e tax payers) è stato rimosso nel 2020, visto ormai come l’omaggio a un uomo troppo ambiguo sulla schiavitù. La stessa fine l’ha fatta anche una statua di Thomas Jefferson, rimossa nel 2021 dalla sala del municipio di New York: anche Jefferson, il principale redattore della Dichiarazione di Indipendenza era proprietario di schiavi.

Di fronte a queste contraddizioni, di un passato ormai remoto, c’è chi, sul fronte progressista, vorrebbe condannare tutto il passato. Un bel reset e si riparte da un’altra America multiculturale. La tendenza è chiara soprattutto nel “1619 Project” del New York Times, un tentativo di riscrivere la storia americana come una vicenda di sopraffazione dei neri e dei nativi da parte dei bianchi: il 1619 è la data di arrivo dei primi schiavi nel Nord America.

Sarebbe troppo comodo rispondere “dimentichiamoci del passato”, o fare come i comunisti e i fascisti, i nemici della libertà che, messi di fronte ai loro crimini, si limitano a bofonchiare che “tutto va contestualizzato”. I crimini commessi dagli americani del passato vanno riconosciuti e denunciati.

I principi della nuova nazione

Ma bisogna andare al nocciolo della questione: su quali principi si è fondata la nuova nazione? Quali sono i valori che uomini controversi e imperfetti come Gadsden, Jefferson o anche lo stesso Calhoun hanno lasciato ai posteri? Libertà individuale, prima di tutto. E il principio enunciato all’inizio della Dichiarazione di Indipendenza: “tutti gli uomini sono creati uguali”.

Questi sono i due maggiori antidoti contro ogni forma di schiavitù. I padri fondatori americani, pur essendo affetti dal male culturale del loro tempo, avevano scoperto la cura. Quindi meritano di essere ricordati e celebrati per l’eredità che ci hanno lasciato. L’America non merita una condanna storica, sistemica, come quella riservata alle ideologie criminali. E la Gadsden Flag non merita di essere tacciata di razzismo.

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