“Wrong path”. Modern Monetary Theory e affirmative action portano l’America sulla strada del declino

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Ernesto Galli Della Loggia nel suo libro “Il tramonto di una nazione” descrive bene i problemi secolari dell’Italia e le cause di un tendenziale declino.

Quando analizzo gli eventi e le politiche in America, l’ultimo caposaldo della civiltà occidentale, non vedo gli stessi elementi negativi ben descritti dallo storico italiano che sono caratteristici della società italiana. In America si vedono segni di decadenza diversi, i quali sono iniziati da decenni, intorno agli anni ’60, e che piano piano stanno creando delle zavorre poco visibili che pesano sulla società americana e sulla produttività economica del Paese.

Dal mio punto di vista, l’Europa non rappresenta più una potenza degna di nota. Le politiche economiche e sociali hanno trasformato il Continente in un animale strano. Non conta niente dal punto di vista geopolitico e militare. Dal punto di vista economico, è un territorio molto protezionista e purtroppo in balia della Cina (esportazioni tedesche ed anche italiane), della Russia (energia) e della Turchia (immigrazione).

Il Sud America, anche se ancora conservatore e fortemente cristiano, purtroppo vive di cicli politici, di “Odi et Amo” con i partiti comunisti. Ed ecco spuntare Castillo, amico di vari militanti di Sendero Luminoso, come presidente del Perù. Lula, dopo anni in carcere, principale candidato alle elezioni del 2022 in Brasile. E Boric in Cile, che anche se sceso molto nei sondaggi metterà paura nella Svizzera sudamericana fino a fine dicembre, quando ci sarà il secondo turno delle elezioni presidenziali.

Ma non voglio addentrarmi troppo nella politica. Ritornando all’America, mi ha sorpreso un articolo dell’investitore americano tra i più riconosciuti al mondo, Ray Dalio, in cui attacca le ultime politiche sostenendo che gli Stati Uniti sono sul cammino sbagliato, “wrong path”. Sorpreso, perché Dalio riconosce da tempo i problemi di ineguaglianza della società americana e per un tempo ha sostenuto politiche keynesiane.

Ma sembra proprio che la nuova scuola di pensiero americana, il MMT, Modern Monetary Theory (che di “modern” ha ben poco, soluzioni di questo tipo sono state adottate in passato) non gli vada a genio.

Spesso non sono d’accordo con Dalio, ma su questo punto non posso dargli torto. Il problema che ho sempre sostenuto è la mancanza di produttività futura. Meno produttività futura significa crescita e ricchezza inferiori. Come ben dice Dalio, la ricchezza non è rappresentata dai soldi sul conto corrente. Questi possono essere molti ma se possono comprare sempre meno allora la ricchezza è solo fittizia.

Prendiamo per esempio il caso molto estremo del Venezuela. A marzo di quest’anno hanno emesso biglietti da 200, 500 mila e un milione di Bolivares! Ovviamente il Venezuela è un caso a parte però il concetto base è che non si possono regalare soldi alle persone. Ma questo è proprio quello che la corrente di sinistra dei Democratici americani vuole ottenere. Vuole immettere miliardi nel sistema dando servizi e soldi alle persone senza richiedere niente in cambio.

Attualmente i Democratici progressisti e moderati si trovano in una lotta interna nella quale i primi cercano di convincere i secondi a spendere 2 mila miliardi nella sanità e per contrastare i “cambiamenti climatici”, oltre ai mille miliardi in infrastrutture (quest’ultimo progetto già approvato in parte dai Repubblicani).

La legge che è già passata alla Camera e aspetta l’approvazione finale del Senato. Ma siamo ben lontani dalle politiche di Roosvelt per uscire dalla Grande Depressione. FDR iniziò politiche statali che erano destinate a creare lavoro, mentre le politiche attuali non creano lavoro, ma benefici momentanei senza creare una struttura economica che nel futuro sia capace di mantenere gli aiuti creati senza ricorrere al debito eccessivo.

Inoltre, questi regali dal governo renderanno il Paese sempre più prigioniero delle sue politiche e molti dei benefici introdotti diverranno intoccabili nel futuro, aggravando deficit e debito Usa, come spiegavo nel mio precedente articolo, “La tirannia dello status quo”.

Non sono solo le grandi spese sostenute filosoficamente dalla MMT mettono in pericolo il sistema americano, ma anche le politiche sociali che da anni stanno lentamente erodendo il modello meritocratico sul quale si basa.

Una di queste politiche ormai in voga da decenni è la cosiddetta “discriminazione positiva”, affirmative action e sono coinvolti istituzioni pubbliche e private. L’affirmative action prevede che per aumentare la condizione di diversità nelle università e sui posti di lavoro, molte posizioni vengano ottenute solo sulla base dell’etnia o del sesso anche se i risultati dei test d’ingresso o dei colloqui dimostrano il contrario.

Ma cosa succederà quando, fra qualche decennio, la produttività americana sarà molto inferiore all’attuale e l’economia perderà nel confronto di competitività con altri Paesi, come ad esempio Cina, Corea, India, Vietnam?

Le civiltà non spariscono dopo pochi anni. Ci vogliono secoli per far sorgere civiltà ed altrettanti secoli per farle tramontare. Basti guardare l’impero romano. In piena decadenza ha avuto sprazzi di crescita economica forte e allargamento dei confini (che oggigiorno possono corrispondere a vittorie commerciali e tecnologiche).

Il pericolo più grande per ogni civiltà o società è a mio parere rappresentato dalla ricchezza. Una società che si sente ricca ed agiata perde la propensione al sacrificio. E senza sacrificio non esistono produttività e ricchezza future.

Questa teoria era stata sviluppata anche da Alexis de Toqueville, che aveva evidenziato come l’individualismo e la preoccupazione per i problemi materiali rischia di corrompere il carattere aspirazionale dell’essere umano.

Avrei voluto concludere con una nota positiva ma temo che, al pari di Galli Della Loggia, il declino sia inevitabile anche se sarà molto lento. Ciò non significa che non valuti positivamente l’economia globale e gli sviluppi futuri che potrà darci la tecnologia, però credo che l’importanza della civiltà occidentale andrà diminuendo sempre di più e che le civiltà asiatiche, soprattutto quella indiana e cinese, saranno il punto di riferimento per le generazioni future.

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