Donne e bambini sull’Aquarius? Basta ricatti morali: anche il terrore palestinese usa madri e figli come ostaggi (e bersagli predeterminati) per colpevolizzare i nemici

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Matteo Salvini non ha bisogno dei nostri consigli, né in chiave critica (nella forma) né in chiave di elogio (nella sostanza).

In termini formali e di comunicazione, a mio parere, non servono le foto con espressione cupa da “sparare” sui social network. Il Ministro degli Interni di una grande nazione non ha bisogno di mostrare la faccia feroce o di assecondare, anzi promuovere, una sorta di auto-caricatura in termini cattivisti.

Anche perché, venendo alla sostanza (che conta molto di più), Salvini ha ragione da vendere in questo caso (non dispiaccia ai “resistenti” che, dalle loro terrazze romane, twittano indignati e convocano manifestazioni pro-accoglienza a Napoli). Primo: perché la chiusura dei porti è un provvedimento più volte adottato in passato da Spagna e Francia. Secondo: perché è evidente il tentativo libico di “testare” la resistenza dell’Italia. Terzo: perché è bene che l’Europa, una buona volta, si faccia davvero carico di quella “condivisione del problema” che ama scrivere nei comunicati ma non mette in pratica mai. In questo senso, le frasi della cancelliera Merkel (“l’Italia è stata lasciata sola sull’immigrazione”) rischiano di suonare come una sorta di presa per i fondelli.

Ma c’è soprattutto una ragione fondamentale per la quale Salvini, a mio parere, ha ragione: anche se, come dicevo all’inizio, proprio per questo farebbe bene ad adottare toni diversi. Mi riferisco alla formula che da domenica sera viene sparata contro l’Italia, per colpevolizzarci tutti: “a bordo dell’Aquarius ci sono donne e bambini”. Frase che, con commozione più o meno posticcia, viene ripetuta come una giaculatoria da chi vuole polemizzare con il Governo italiano.

Ora, a parte il fatto che è sempre bene salvare tutti (indipendentemente dall’età e dal sesso), e a parte il fatto che chi li mette a rischio non è Salvini ma il lucroso traffico dei clandestini, c’è un punto – direi – culturale e prepolitico che va affrontato, un tabù che va preso di petto. Le vite umane, e in particolare le vite umane più delicate e fragili, non possono essere usate come ostaggi da scagliare contro il “nemico” (in questo caso, contro l’Italia). Questo è esattamente il meccanismo del terrore palestinese contro Israele: l’uso di donne e minori come scudi, come tragici e predeterminati bersagli. Voglio sperare che non sia questo il modello di molti politici e commentatori italiani: e che sia diversa l’intenzione con la quale usano (stavo per scrivere: strumentalizzano) quelle preziose e sacre esistenze.

Il ministro Salvini ha il dovere di stare attento, certo. Ma hanno il dovere di stare attenti anche costoro.

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