ITALYGATE/12 – Parla Sabrina De Sousa: “Non so quale sia il do ut des, ma c’è un accordo Italia-Usa sul mio caso”

4k 0
generica_porro_1200_3

Dopo Mifsud e Occhionero, ora anche il caso De Sousa sembra indicare l’Italia come crocevia del Russiagate
“Conte tolga il segreto di stato sul mio caso”
“Perché la visita di Gina Haspel in Italia? Cosa c’era di così importante?”

L’unica condannata per il sequestro, nel 2003, dell’imam egiziano Abu Omar che stava scontando la pena è fuggita dall’Italia, come ha riportato qualche giorno fa il Corriere della Sera. L’ex agente CIA Sabrina De Sousa è tornata negli Stati Uniti violando l’affidamento in prova e il divieto di espatrio. Ma la cosa strana è che le mancavano pochi mesi per tornare in libertà. Perché rischiare una nuova estradizione e di dover scontare tutta la pena, stavolta in carcere? Insomma, perché riaprire i conti con la giustizia italiana per così poco tempo?

Non casuale forse il timing della sua “evasione”. La notizia esce il 27 ottobre, quattro giorni dopo l’audizione al Copasir del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la successiva conferenza stampa durante la quale il premier ha escluso il coinvolgimento dei nostri servizi nelle origini del Russiagate e negato che abbiano fornito elementi all’Attorney General Barr e al procuratore Durham negli incontri del 15 agosto e del 27 settembre scorsi.

La “fuga” di Sabrina De Sousa segue di pochi giorni anche le missioni romane del segretario di Stato Usa Mike Pompeo, a inizio ottobre, e soprattutto del nuovo capo della CIA, Gina Haspel, il 9 ottobre. Due visite, ha raccontato al Corriere, che l’hanno “terrorizzata” (“l’ultima volta che un direttore della CIA, John Brennan, ha visitato il Portogallo, sono finita in prigione”). Ma perché tornare negli Stati Uniti, se ha motivo di temere le intenzioni dell’amministrazione Usa nei suoi confronti?

Queste alcune delle domande che Atlantico Quotidiano ha posto direttamente a Sabrina De Sousa e che leggerete in questa intervista.

Riepilogando gli eventi in rapida successione – il 27 settembre la visita di Barr e Durham a Roma, a inizio ottobre Pompeo e il 9 la Haspel, il 23 l’audizione di Conte al Copasir – la fuga della De Sousa cade come un fulmine dalle dense nubi che si stanno addensando sui palazzi del potere italiani. E stupisce il silenzio delle autorità giudiziarie e politiche italiane riguardo quello che appare essere un vero e proprio smacco, una clamorosa fuga dal nostro Paese nemmeno tre anni dopo la sua consegna alla nostra giustizia, presentata come una vittoria.

Sabrina De Sousa è infatti la sola delle 26 persone condannate per il sequestro di Abu Omar ad essere stata estradata (dal Portogallo), sebbene abbia sempre negato ogni responsabilità, e la prima agente Usa ad essere imprigionata per il controverso programma di “extraordinary rendition” della CIA. Essendo cittadina sia americana che portoghese, nell’aprile 2015 si trasferisce in Portogallo per stare vicino alla famiglia. A ottobre viene fermata sulla base di un mandato di arresto europeo e rilasciata, ma con l’obbligo di restare nel Paese. Divenuta definitiva la sua condanna, l’Italia ne chiede l’estradizione, che verrà approvata nel giugno 2016 dalla Corte suprema portoghese, rigettando un ricorso presentato dai legali dell’ax agente CIA.

In quell’anno l’allora capo della CIA John Brennan si reca in Portogallo in due occasioni – la seconda nell’ambito di un più ampio giro che lo porterà in diverse capitali europee a fine novembre, subito dopo l’elezione di Donald Trump. E proprio su Brennan, quale presunto vero architetto della falsa accusa di collusione Trump-Russia, si stanno oggi concentrando le attenzioni del procuratore Durham, che sarebbe “molto interessato” ad interrogarlo. Perché quel viaggio in Europa subito dopo l’elezione di Trump, con tappa anche in Portogallo?

Fatto sta che dopo la visita di Brennan a Lisbona il caso De Sousa subisce un’accelerazione che fa pensare ad un accordo per una sua rapida estradizione in Italia. Nel febbraio 2017, infatti, tra l’altro poche settimane dopo l’arresto dei fratelli Occhionero in Italia, Sabrina De Sousa viene arrestata in Portogallo per dare immediata esecuzione al provvedimento di estradizione. Ma il Portogallo avrebbe potuto arrestare ed estradare una cittadina anche americana, ex agente della CIA – fatto senza precedenti – senza il via libera o almeno il tacito consenso Usa? E chi era il vero beneficiario di questo via libera se non l’Italia, e in particolare la Procura di Milano, quindi la nostra autorità giudiziaria?

Appena riconsegnata all’Italia, il 28 febbraio, nel giro di poche ore arriva la grazia parziale firmata dal presidente della Repubblica Mattarella: un anno di sconto che, sommato all’indulto di tre anni, riduce a tre i sette anni inflitti dal Tribunale di Milano, consentendole di passare in carcere un solo giorno e di ottenere di scontare il resto della pena in affidamento in prova.

L’ipotesi quindi è che la De Sousa sia stata al centro di un duplice negoziato di Washington, sia con le autorità portoghesi che con quelle italiane. Un negoziato probabilmente condotto anche attraverso l’ambasciata americana a Roma con le nostre autorità politiche e giudiziarie.

E stiamo parlando dei mesi delle controverse elezioni presidenziali Usa – dalla primavera 2016 a tutto il periodo di transizione fino all’insediamento di Trump – in cui il Russiagate ha avuto origine e si è gonfiato.

Ma ecco cosa ha raccontato Sabrina De Sousa ad Atlantico Quotidiano.

FEDERICO PUNZI: Perché ha deciso di fuggire dall’Italia quando mancavano solo pochi mesi per finire di scontare la pena?

SABRINA DE SOUSA: Mi restano 13 mesi di libertà vigilata. Ogni sei mesi il Tribunale rimuove 45 giorni a seconda della “condotta”. Dopo due anni questo non è ancora successo. E alla fine il Tribunale deciderà se ho “riflettuto” sulla “gravità dei miei crimini”. Non ci sono prove contro molte delle accuse mosse contro di me. Il pubblico ministero ha affermato che “prove indiziarie bastano per emettere una sentenza (in Italia), la Corte non ha bisogno della pistola fumante!“. Inoltre ho un caso aperto davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Con i documenti del governo italiano sono stata in grado di contrastare tutte le accuse contro di me.

Restano da affrontare due accuse. Una è coperta da segreto di stato e il primo ministro Conte non ha risposto alla mia lettera in cui gli chiedo di rimuovere i segreti di stato dalla testimonianza di Pironi (Luciano Pironi, carabinieri dei Ros, ndr). L’altro è un “crimine contro l’umanità”. Il procuratore ha concluso la sua requisitoria contro Pollari e Mancini concentrandosi sulle telefonate con Pignero (Gustavo Pignero, generale dei carabinieri e agente Sismi, ndr). Successivamente ha spiegato che la pratica della “rendition” è un crimine contro l’umanità e che la nuova norma si basa sulla Convenzione sui rifugiati (che tra l’altro non era stata ratificata né negli Stati Uniti né in Italia e non era ancora in vigore). E ha concluso chiedendo alla Corte di adeguare le sentenze come segue: Castelli e Pollari, 12 anni; Lady e Mancini, 10 anni; il resto 8 anni.

L’intero processo era basato sul programma di “rendition” e per questo motivo il pubblico ministero è stato in grado di aumentare le pene. Nel mio caso, c’era una persona emigrata: Abu Omar. Che tra l’altro ha detto pubblicamente che non ero responsabile del suo rapimento. Tutti e 30 noi statunitensi e italiani contro i quali è stata mossa questa accusa non abbiamo avuto accesso al programma di “rendition”, detenzione e interrogatorio. Ma siamo stati accusati di quel crimine in base al programma nel suo complesso.

Ho riflettuto per 15 anni e ho concluso che se uno non alza la voce davanti alle ingiustizie, allora si rende complice dell’insabbiamento.

FP: Ma perché tornare negli Stati Uniti, se ha ragione di temere l’attuale amministrazione Usa, se le recenti visite di Pompeo e Haspel a Roma l’hanno messa in allarme?

SDS: Le visite mi hanno allarmato perché non ho idea di quale accordo ci sia con l’Italia e di quali azioni l’Italia potrebbe intraprendere contro di me dopo queste visite. Dell’esistenza di un accordo mi è stato detto da un membro di alto livello del Congresso.

Inoltre, la Haspel è stata a lungo accusata di un crimine contro l’umanità e il suo viaggio in Europa è problematico. Anche dopo la sentenza della CEDU nel caso Nasr/Ghali contro l’Italia. Eppure, il governo italiano le ha concesso il passaggio sicuro in Italia. E mentre stavo scontando una pena nella stessa città per… lo stesso crimine contro l’umanità. Che costituisce la base dei mandati pendenti nei suoi confronti. Quindi perché la Haspel si è recata in Italia? Cosa c’era di così importante? La notizia della sua visita è trapelata alla stampa – e il messaggio era chiaro. Lei è protetta, io no. Molto allarmante. Il 7 giugno 2017, la ong European Center for Constitutional and Human Rights ha invitato il procuratore generale della Germania a emettere un mandato di arresto nei confronti della Haspel sulla base delle affermazioni che abbia supervisionato la tortura di sospetti terroristi. Il programma di “rendition”.

FP: Lei è stata l’unica delle 26 persone condannate per aver avuto un ruolo nel rapimento di Abu Omar a scontare la pena, ma ha sempre rivendicato la sua innocenza e accusato il suo governo di non averla tutelata. Che idea si è fatta del motivo per cui è stata “scaricata”? E chi ha deciso di farlo?

SDS: Il rapimento è stata un’operazione monumentale ingiustificata, autorizzata al più alto livello dei governi italiano e americano. L’Italia è un Paese Nato e il consigliere per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice non avrebbe approvato la “rendition” senza i membri più alti in grado del governo italiano, al di sopra del livello di intelligence italiana – improbabile Pollari l’abbia approvata. Chi ha interrotto le indagini della Digos in corso? Ho rivendicato la mia innocenza. Era un’operazione antiterrorismo congiunta. Ci è stato detto (erroneamente) che Abu Omar rappresentava una minaccia; che l’Aise ci avrebbe coperti. Nessuna delle due cose era vera. Sono stata spedita a Roma per lavorare a stretto contatto con l’intelligence e le forze dell’ordine italiane sulle operazioni antiterrorismo per la sicurezza della popolazione italiana. Per questo oggi sono stata accusata di un crimine contro l’umanità.

Quando ti fai sentire e ti sforzi di mostrare la verità, segue la ritorsione. Ho dovuto dimettermi e ho perso la mia pensione per poter andare a trovare mia madre che aveva il cancro. Per ulteriore ritorsione, il direttore della CIA John Brennan mi ha escluso dall’elenco dei funzionari statunitensi condannati inviato al presidente italiano per la grazia. Quando ho tentato di risolvere la situazione da sola, è volato in Portogallo durante il periodo di transizione per accelerare la mia estradizione in una prigione in Italia. Entrambi i direttori CIA, Brennan e Haspel, hanno impedito ai presidenti Obama e Trump di intraprendere azioni a mio favore, o semplicemente non li hanno informati. Sono un’eccezione al programma di Trump di riportare a casa tutti gli americani detenuti.

FP: Dunque, l’unica abbandonata da Brennan e Obama. Lei ha affermato che c’è un accordo tra Italia e Stati Uniti sul caso Abu Omar. Può parlarcene nel dettaglio e spiegare la sua versione? Pensa che ci sia stato uno scambio di favori con l’Italia e la magistratura italiana? Sabrina De Sousa come ricompensa per la collaborazione dell’Italia in qualche questione?

SDS: C’è. Sono stata informata dell’accordo da un membro di alto livello del Comitato Intelligence del Congresso. Non so quale sia il do ut des e questo è ciò che mi preoccupa. Devo scoprire di più.

FP: In questi giorni l’Italia è al centro delle indagini di Barr e Durham sulle origini del Russiagate/Spygate. Pensa che l’Italia possa aver avuto un ruolo nella fabbricazione del Russiagate? E che potrebbe esserci una connessione con il suo caso?

SDS: Beh, Barr e Durham sembrano pensarlo. Le relazioni tra intelligence straniere sono profonde e si rafforzano nel tempo. CIA ed FBI si rivolgeranno sempre alle stesse persone italiane per assistenza nelle operazioni delicate. Queste costituiscono il potere dietro chiunque occupi il trono – e nessun primo ministro italiano li mollerà! Questa è la mia opinione. Domanda: allora perché la Haspel è venuta in Italia nonostante le possibili implicazioni legali? Vale la pena correre il rischio per l’Italia, considerando che la CEDU l’ha condannata?

FP: Qualcuno a Washington (del governo o del Congresso) le ha suggerito di fuggire dall’Italia per tornare negli Stati Uniti?

SDS: No comment.

A questo punto, se conducendo le loro indagini in Italia, l’Attorney General Barr e il procuratore Durham avessero trovato traccia, magari tra le carte dell’ambasciata Usa a Roma, dell’accordo sul caso De Sousa, prove che qualcuno ha negoziato con le autorità italiane la posizione dell’ex agente CIA, qualcuno a Washington non potrebbe fare a meno di chiedersi in cambio di che cosa sia stato dato il via libera alla sua estradizione in Italia. In ogni caso, ora Sabrina De Sousa potrà cercare di saperne di più dagli Stati Uniti. E il suo caso potrebbe aprire un ulteriore fronte, dopo l’indagine sullo Spygate condotta da Durham, tra l’amministrazione Trump e il governo Conte, anche se per ora Roma sembra aver incassato lo smacco senza reagire.

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version