Addio canone radio-tv in Francia. Qualcuno in Italia ci pensa?

Il servizio radiofonico pubblico in Francia propone 7 canali non in concorrenza con i privati e in pratica privi di pubblicità. Impietoso il confronto con i canali Rai

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All’inizio dell’estate 2022, al posto dei consueti programmi, gli ascoltatori dei canali radiofonici di stato francesi hanno sentito una colonna sonora in stile filodiffusione. Il motivo? Le maestranze dell’ente radiotelevisivo pubblico francese si opponevano all’abolizione del canone radiotelevisivo, la “redevance audiovisuel”.

Il canone in Francia

Il servizio pubblico radiotelevisivo costa ai contribuenti d’oltralpe 138 euro all’anno. Viene pagato da 27,6 milioni di famiglie e porta allo stato 3,7 miliardi di euro (sono esclusi i nuclei meno abbienti). Copre i costi dei canali tv e radio pubblici, ma oggi vogliamo focalizzarci su quelli radiofonici.

Un’offerta d’eccellenza

Il motivo è presto detto: in campo radiofonico Radio France offre a nostro parere un servizio incomparabilmente superiore a quello della Rai. I canali diffusi (parliamo di FM, non webradio) sono sette.

Solo il primo, France Inter, può essere paragonato a un canale italiano, forse Radio 1. Esiste un canale dedicato alla musica classica (France Musique), uno all’informazione (e solo informazione, niente partite di calcio), France Info. Segue France Culture, in grado di essere leggero ed intrattenente pur parlando solo di cultura. Poi FIP, Mouv’ e infine una rete nazionale di radio regionali.

Informazione locale vera

Parliamo di 45 vere stazioni locali con programmazione in gran parte autonoma, prodotte nelle principali città francesi. Il confronto con i vari “gazzettini padani” della Rai (che dagli anni ’50 è ferma ai 30 minuti di informazione locale giornaliera) è impietoso.

Poca pubblicità

Solo tre dei sette canali sono autorizzati a trasmettere pubblicità (ed è molto scarsa). Non esiste dunque in Francia un canale quale Radio 2, che copiando nel 2020 un concetto ideato nel 2004 da RTL 102.5 (la Radiovisione) fa concorrenza diretta (e diremmo sleale, disponendo del canone) al settore privato.

Un problema di mission

Non vogliamo certo affermare che questa situazione sia dovuta ai vertici di Radio Rai, i quali svolgono con efficacia la loro missione – far crescere gli ascolti e le ore di produzione riducendo contemporaneamente i costi. Il problema è di indirizzo politico, di mission.

In altre parole, qualche rappresentante del popolo – e ci piacerebbe fosse proprio uno dei soggetti che stanno per chiederci il voto – dovrebbe avere il coraggio di scardinare il sistema delle tre reti semi-generaliste, dando mandato ai dirigenti Rai di inventare un’offerta che complementi e non faccia concorrenza a quella privata.

Come rimpiazzare il canone?

E la questione canone? Si potrebbe forse cercare di abolirlo anche in Italia, anche se l’esperienza francese sembra mostrare che questo comporti poi la ricerca di fonti di finanziamento alternative. Nel caso francese una potrebbe essere estendere la pubblicità a tutte le reti, ma questa strada non è mai stata neppure accennata dal presidente Emmanuel Macron.

La posizione dei sindacati

Per ora gli unici ad esprimersi sono i sindacati. I quali fanno il loro mestiere, offrendo soluzioni quali questa, gustosissima, pubblicata da France Info stessa il 26 giugno: “Si propone la creazione di una tassa universale il cui ricavo sia trasferito all’ente pubblico, unitamente ad un finanziamento dedicato alla lotta alle fake news”. Sostituire una tassa con una tassa. Probabilmente inevitabile, ma almeno nel caso francese il servizio varrebbe indubbiamente tutti i soldi richiesti.

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