Perseverare nei propri errori è la vera cifra del governo Draghi-Speranza

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Assistiamo da mesi al contradditorio comportamento del nostro Esecutivo, composto da una maggioranza troppo ampia per poter sviluppare una visione politica comune e ben definita. La distanza ideologica tra i partiti ha accentuato la confusione comunicativa, che si riscontra nella quasi totalità degli argomenti trattati, ed è tra le cause del clima di sfiducia presente nel Paese.

In primis, è doveroso osservare il metodo di gestione dell’emergenza sanitaria, totalmente privo di una strategia efficace ed incentrata sulla coerenza delle proprie scelte.

I modelli vincenti utilizzati da nazioni estere come Regno Unito e Svezia sono stati giudicati negativamente ed irrisi, con la totale mancanza di umiltà che spesso contraddistingue le nostre istituzioni. Anche in ragione di ciò, appare ancora più grave il riscontro delle conseguenze economiche che l’Italia patisce per colpa delle assurde restrizioni imposte dal governo.

Un mix di provvedimenti che, oltre ad essere illiberali, si sono dimostrati inutili, se non dannosi. Strumenti come il Green Pass, un obbligo vaccinale surrettizio, non hanno impedito l’aumento dei casi positivi e il contagio tra individui possessori del certificato e vaccinati con doppia dose. Un risultato devastante per la reputazione dei tanti esponenti dell’Esecutivo che avevano assicurato l’immunizzazione e la “garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiate”, se muniti di Green Pass.

Tuttavia, se agli strafalcioni di figure come Roberto Speranza ci si era abituati, ad essere danneggiata dalla realtà è la figura del tanto celebrato premier Mario Draghi. Arrivato a Palazzo Chigi con la reputazione di salvatore della patria ed una copertura mediatica volta a ridicolizzare e isolare qualsiasi suo possibile contestatore, a distanza di un anno le sue scelte non hanno prodotto i risultati sperati. Contraddizioni, dichiarazioni smentite dai fatti e scelte modificate nel corso di poche settimane portano ad interrogarsi sulla bontà dell’operato dell’economista da capo del governo.

Inoltre, ad amareggiare ulteriormente è il giudizio con cui si cerca di zittire qualsiasi voce in difesa della libertà, dell’individuo e della sua libera scelta. Una pericolosa deriva intrapresa con leggerezza, che ci allontana dalle democrazie liberali d’occidente e rischia di consegnarci ad un futuro dove lo stato d’eccezione può tramutarsi in normalità.

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