Il Vietnam e l’America, Oriana Fallaci a fumetti

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Negli ultimi anni della sua vita, sia i suoi sostenitori che i suoi critici l’hanno identificata perlopiù con le posizioni sull’islam da lei espresse in particolare dopo gli attentati alle Torri Gemelle. Ma nel corso della sua carriera come giornalista, Oriana Fallaci è stata questo e molto altro ancora; soprattutto, le giovani generazioni difficilmente ricorderanno il coraggio con il quale si è recata come corrispondente di guerra nei luoghi più pericolosi del pianeta quando era giovane. In particolare, alle sue esperienze come inviata durante la Guerra del Vietnam è dedicata la graphic novel “Oriana Fallaci. Il Vietnam, l’America e l’anno che cambiò la storia”, scritta dalla giornalista Rai Eva Giovannini e disegnata da Michela Di Cecio.

Il romanzo a fumetti, edito da Round Robin, racconta un capitolo della vita della Fallaci che va principalmente dal 1967 al 1968: in quel periodo, era inviata in Vietnam per conto del settimanale L’Europeo. Lì ebbe modo di vivere al fianco dei soldati americani, trovandosi persino a bordo di un caccia mentre questo sganciava il napalm su un villaggio, e di intervistare i capi politici e militari del Vietnam del Sud. Parallelamente, in alcuni periodi si è recata negli Stati Uniti per seguire vicende importanti, come le proteste dei neri a seguito dell’uccisione di Martin Luther King e lo sbarco sulla Luna.

Ciò che emerge da quest’opera è l’immagine di una donna forte, oltreché una giornalista dal coraggio più unico che raro: anche quando si è trovata di fronte individui spietati che uccidevano senza esitare, riusciva a fare domande scomode ma senza utilizzare toni polemici. Ma di Oriana viene svelato anche il lato sentimentale; ad esempio, con accenni alla sua relazione con il giornalista francese Francois Pelou, oppure quando si recò in un orfanotrofio del posto per cercare di adottare un’orfana.

Negli ultimi anni non sono mancati tentativi di far riscoprire la figura della Fallaci come giornalista intrepida nella cultura popolare: al cinema, in particolare, nel film del 2013 “Walesa – L’uomo della speranza”, un’intervista al celebre Lech Walesa che ripercorre la vita del sindacalista polacco artefice del crollo del comunismo nel suo Paese, che portò ad una reazione a catena in tutta l’Europa orientale. Mentre nel 2019 la vediamo nel cortometraggio di produzione italiana “A Cup of Coffee with Marylin”, che racconta le vicende di una Oriana ancora molto giovane e alle prime armi (interpretata magistralmente da Miriam Leone) che si deve confrontare con le celebrità di Hollywood. Tutte dimostrazioni che, a distanza di oltre 15 anni dalla sua morte, la cultura italiana ha capito di dovere molto a questa giornalista e alla sua intraprendenza fuori dal comune.

La graphic novel di Giovannini e Di Cecio vuole lanciare un messaggio contro la guerra, vista come una violenza insensata che fa soffrire molti per arricchire pochi, nonché per la comprensione tra persone che la pensano diversamente tra loro. Un valore, quest’ultimo, sempre più raro nell’era dei social.

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