#Muro30 – 11. Nessuno morirà per Berlino

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In questa domenica di stupore e paura si consumano gli ultimi tentativi di fuga, prima che la consistenza della barriera li renda impraticabili. Riescono a passare il confine, approfittando dei varchi non ancora presidiati, alcune migliaia di persone, lasciandosi dietro beni materiali, ricordi e spesso famigliari che scelgono di rimanere, nonostante tutto. È di questi giorni una foto che farà il giro del mondo: quella del soldato semplice Konrad Schumann, immortalato nel suo salto verso occidente dal fotografo Klaus Lehnartz. Una delle immagini iconiche della Guerra Fredda.

I punti di passaggio ufficiali tra le due Berlino si riducono da ottantasette a tredici, strettamente controllati, tra i quali il mitico Checkpoint Charlie, riservato agli alleati. Il fine settimana della vergogna vede i massimi mandatari delle potenze occidentali tutti in vacanza. Sono quindi gli stati maggiori alleati in loco a occuparsi di una questione più grande di loro. Qualsiasi risposta militare viene subito esclusa vista anche la sproporzione di forze rispetto al contingente sovietico. Tutto si risolve quindi in un comunicato fatto pervenire al comando militare russo che lascia il tempo che trova. Ancora una volta si impone lo status quo deciso ad Est e la delusione tra i berlinesi. Mentre ad ovest le proteste sono disperse dalla polizia, solo Willi Brandt sembra reclamare una risposta energica da parte alleata. Il messaggio che arriva agli abitanti di Berlino Est è da subito sconfortante: la loro sorte non costituirà un casus belli per l’occidente. Nessuno in Europa e in America farà la guerra per Berlino.
Il quotidiano della SED riproduce ironicamente l’editoriale della Bild Zeitung che condanna la passività delle democrazie. Questa assenza di reazione sembra sospetta perfino ad Est, dove qualcuno si aspetta una risposta come avvenne per il Blocco di Berlino. Ma non arriverà e il conformismo diventerà una costante delle relazioni Est-Ovest in Europa, almeno fino agli anni ’80. L’unica cosa che sembra interessare agli alleati è che i loro diritti di circolazione non vengano toccati. La porta di Brandeburgo è chiusa ma il Checkpoint Charlie rimane aperto e tanto basta per l’acquiescenza.

Ma nei fatti cosa implica per le relazioni politiche il Muro incipiente? Formalmente, ironia della storia, lo statuto quadripartito è ancora in vigore ma in sostanza è morto e sepolto. Per cominciare Berlino Est è accettata di fatto come capitale della DDR, mentre Berlino Ovest non lo sarà mai della Repubblica Federale Tedesca. Ma non basta. Il silenzio occidentale consente al governo tedesco-orientale (leggasi sovietico) di circondare permanentemente la zona Ovest con i suoi soldati, di modificare a suo favore le vie di transito della città e soprattutto di abbattere chiunque cerchi di sottrarsi alla dittatura, nel completo disprezzo di qualsiasi trattato internazionale. Nessuno a Mosca pensava che sarebbe stato così semplice, in fondo.

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