Reazioni alla decisione della Corte Suprema

E ora i Dem si aggrappano all’aborto per evitare una batosta alle midterm

La speranza dei Dem è che la decisione della Corte faccia passare in secondo piano l’economia, ma l’aborto può mobilitare anche l’elettorato conservatore

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Con le elezioni di midterm (o di metà mandato presidenziale) alle porte – 8 novembre 2022 – è difficile dire quali saranno le conseguenze sul voto della decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di ribaltare la storica sentenza Roe v. Wade, con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’aborto negli Usa.

Aborto tema chiave

La batosta Dem, annunciata dagli indici di gradimento in picchiata del presidente Biden, non dovrebbe essere in discussione, considerati i dati catastrofici dell’economia statunitense, ma l’evento è talmente enorme che tutto è teoricamente possibile. Anche il più impossibile dei “recuperi” in extremis.

L’apparato della campagna dei Dems ha già segnalato che l’aborto sarà una questione chiave nelle elezioni di medio termine e che galvanizzerà la base democratica. I Repubblicani, per parte loro, sono in gran parte convinti che le questioni inerenti alla “sacralità della vita” susciteranno un rinnovato entusiasmo per i candidati conservatori alle elezioni dietro l’angolo.

Le reazioni

E così, mentre Donald Trump loda la Corte Suprema in termini di compimento della volontà divina (“God made the decision”), Barack Obama la critica senza mezzi termini, accusandola di aver “attaccato le libertà fondamentali di milioni di americani” con la sua decisione.

Michelle Obama gli fa eco dichiarando di avere “il cuore spezzato per gli americani che hanno perso il diritto fondamentale di assumere decisioni informate” in merito al proprio corpo, e parla di una “decisione orribile” con “conseguenze devastanti”.

Altrettanto categorica è la speaker della Camera Nancy Pelosi, che parla di una decisione “crudele” e “scandalosa”, mettendo subito in chiaro che alle elezioni di novembre sono in gioco i diritti delle donne. Hillary Clinton non è da meno, arrivando a definire la decisione come un’”infamia” e un imperdonabile un “passo indietro per i diritti delle donne e i diritti umani”.

Insomma, il Partito Democratico se la giocherà rispolverando tutto l’armamentario delle grandi occasioni e sperando di far passare in secondo piano l’economia.

Le leggi negli stati anti-abortisti

D’altra parte, secondo il Guttmacher Institute, un gruppo di ricerca pro-aborto, almeno tredici stati hanno legislazioni che vietano automaticamente l’aborto nel primo e nel secondo trimestre in caso di abolizione della storica sentenza sul caso Roe v. Wade. Questi stati sono sono l’Arkansas, l’Idaho, il Kentucky, la Louisiana, il Mississippi, il Missouri, il North e il South Dakota, l’Oklahoma, il Tennessee, il Texas, lo Utah e il Wyoming.

Ci sono altri cinque stati – Alabama, Arizona, Michigan, West Virginia e Wisconsin – che hanno ancora il divieto di aborto nelle loro legislazioni, risalente a prima della sentenza Roe v. Wade, e che entrerà automaticamente in vigore ora che la medesima è stata ribaltata. E siamo arrivati a diciotto.

In altri quattro stati – Georgia, Iowa, Ohio e South Carolina – hanno leggi che vietano gli aborti dopo il termine delle sei settimane, leggi che erano state dichiarate incostituzionali dalla Roe v Wade ma saranno riviste ora che la sentenza è stata ribaltata. E sono ventidue.

Infine, sempre secondo il Gutmacher Institute, è assai probabile che adesso anche Florida, Indiana, Montana e Nebraska si orientino a vietare o limitare severamente gli aborti. E sono ventisei.

Si capisce subito che la posta in gioco è altissima, soprattutto per chi ritiene che la decisione della Corte Suprema sia un vulnus nei confronti dei diritti delle donne se non un’infamia tout court.

Tuttavia, anche gli strateghi democratici che sperano che la decisione della Corte Suprema trasformi il panorama politico delle elezioni di midterm a loro favore, sanno che l’economia è un tema più decisivo di qualsiasi altro e che pertanto il risultato elettorale potrebbe rivelarsi per loro molto deludente.

Cosa dicono i sondaggi

Un sondaggio Usa Today/Suffolk University, condotto prima della decisione della Corte Suprema, rivela che anche quegli americani che si sono opposti alla cancellazione della Roe v. Wade affermano, con un 59 per cento contro il 29 per cento, che l’economia sarà più importante per il loro voto in novembre. Sette su 10 affermano che la sentenza della Corte non avrà alcun effetto sulla scelta elettorale.

“I prezzi del gas stanno salendo troppo in alto; il tasso di inflazione è ridicolo”, ha affermato Ben Hoffman, 35 anni, di Karthaus, Pennsylvania. “Penso che lo stato dell’economia in questo momento diventerà una questione di vita o di morte da qui in autunno, se le cose continueranno nella direzione in cui si stanno dirigendo”. Per la maggior parte degli elettori, quella famosa massima clintoniana – “è l’economia, stupido” –  si applica ancora.

Ma Ben Hoffman se la dovrà vedere con Lynda Tarantino, 54 anni, avvocato di Buffalo, New York, democratica, che ha anche lei partecipato al sondaggio. ”Quando togli a una donna la scelta sulla riproduzione o rifiuti di implementare un ragionevole controllo delle armi, la vita delle persone è letteralmente in gioco”, ha affermato, ribadendo che lei tiene a quei valori “molto più di qualche centinaio di dollari che dovrei spendere perché l’inflazione è alta”.

Capacità di mobilitazione

Probabilmente coglie nel segno quel veterano stratega democratico (che ha chiesto di rimanere anonimo per parlare più liberamente) il quale ha predetto che la questione dell’aborto potrebbe “aiutare marginalmente”, ma che un forte calo dei prezzi dei carburanti e del numero di migranti che attraversano il confine tra Stati Uniti e Messico “sarebbe più vantaggioso”.

Sicuramente è nel giusto Kyle Kondik, caporedattore dell’apartitica Sabato’s Crystal Ball presso l’University of Virginia Center for Politics, il quale ha recentemente dichiarato a Fox News che “è troppo presto” per fare previsioni sull’argomento.

In ogni caso, sbaglierebbe sia chi sottovalutasse quanto tra i Dems sia sentito l’argomento, sia chi non tenesse adeguatamente in considerazione quanto radicata e profonda sia la repulsione dell’aborto presso l’opinione pubblica americana di stampo conservatore, in questo assai meno elastica della sua omologa europea. In entrambi i fronti la capacità di mobilitazione può essere elevatissima e avere effetti travolgenti.

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