“Odia l’umanità”. Ecco come Soros cerca di distruggere da dentro l’America

Si è reso conto che invece di vincere le elezioni e cambiare le leggi, è più efficace ed economico comprarsi i procuratori per cambiarne l’applicazione o disapplicarle

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Immaginate che qualcuno voglia distruggere la civiltà occidentale e il suo baluardo, cioè l’America, i suoi valori, le sue tradizioni e le sue istituzioni – ebbene, a lume di logica questo qualcuno agirebbe/avrebbe agito diversamente da George Soros? La risposta, per noi gente normale, non ammalata di sinistrismo e lontana anni luce dal verbo woke, che squassa un po’ tutto il mondo anglosassone e cinge d’assedio anche l’Europa occidentale, è chiaramente “no”. E da qualche giorno il ceo di Tesla, nonché l’uomo più ricco del mondo, Elon Musk, ha deciso di farci sapere che la pensa allo stesso modo.

Ebbene sì, anche a 93 anni suonati George Soros fa ancora parlare (malissimo) di sé. Alle spalle una lunga carriera di finanziere scroccone e ammazza-banche di Stato (Bank of England e Banca d’Italia, 1992), e ciononostante “filantropo” secondo la narrazione dei media “de sinistra”, molti dei quali da lui foraggiati, il vecchione riesce ancora a meritarsi titoloni e, appunto, giudizi taglienti.

La tesi di Musk 

Ma che ha detto Elon Musk? Nientemeno che questo: “Secondo me, [Soros] fondamentalmente odia l’umanità“. Il gentile apprezzamento è stato pronunciato durante un’apparizione al podcast The Joe Rogan Experience. “Sta facendo cose che erodono il tessuto della civiltà”, ha spiegato, tipo “fare eleggere procuratori distrettuali che si rifiutano di perseguire il crimine”.

Questo succede a San Francisco, a Los Angeles e in altre importanti città degli Stati Uniti. Ovvio il motivo per cui Soros preferisce utilizzare la sua Open Society Foundations per incidere sulle elezioni locali invece che sulle campagne nazionali: una volta che tieni in pugno i procuratori distrettuali della città e dello stato, il gioco è fatto. “Soros si è reso conto che in realtà non è necessario cambiare le leggi; devi solo cambiare il modo in cui vengono applicate; se nessuno sceglie di far rispettare la legge – o la legge viene applicata in modo differenziato – è come cambiare le leggi”.

I procuratori di Soros: Alvin Bragg

Un esempio illuminante di questo singolare modus operandi della giustizia è quello del procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg, che pochi mesi fa è diventato il primo pubblico ministero a intentare un procedimento penale contro un attuale o ex presidente americano quando un grand jury ha incriminato Donald J. Trump.

A quanto risulta, costui è stato robustamente sostenuto da un comitato di azione politica che ha preso soldi da George Soros. Per non parlare del controverso memorandum denominato “Day One”, dello stesso Bragg, nel quale si affermava che l’ufficio del procuratore non avrebbe perseguito alcuni crimini “non violenti”, come la resistenza all’arresto e il pestaggio.

Successivamente Bragg ha fatto marcia indietro sull’onda di una forte opposizione dell’opinione pubblica. Superfluo sottolineare che le città in cui l’ex finanziere ungaro-americano ha installato con successo i procuratori distrettuali sono diventate ingovernabili e sempre più invivibili a causa dell’alto tasso di criminalità e violenza. Ovvio, infatti, che se la legge non persegue i criminali questi la fanno da padroni, e chi ne fa le spese sono i cittadini onesti.

Letitia James

Un altro esempio recente è che, secondo i documenti esaminati da Fox News Digital, George Soros e due membri della sua famiglia hanno contribuito a dare impulso alla carriera politica del procuratore generale di New York Letitia James, democratica di lungo corso, che lo scorso anno ha intentato una causa civile contro Trump, sostenendo che quest’ultimo avrebbe ingannato le banche e altri soggetti riguardo al valore dei suoi beni.

James chiede 250 milioni di dollari di risarcimento danni e il divieto all’ex presidente di fare affari nello Stato di New York. Soros ha investito almeno 20.000 dollari per la candidatura di James, comprese due donazioni da 10.000 dollari nel 2021 e nel 2022, e suo figlio, Jonathan Soros, ha donato almeno 10.000 dollari tra il 2018 e il 2022 alla campagna di James, mentre la moglie di Jonathan, Jennifer Allan Soros, ha aggiunto 4.000 dollari nel 2022.

Pubblicando sulla sua piattaforma di social media Truth Social, l’ex presidente ha scritto:

Wow! Ho appena scoperto che il procuratore generale corrotto e razzista Letitia James dello Stato di New York è sostenuta finanziariamente da George Soros. Non c’è da stupirsi che questo “caso Trump”, sia presieduto da un giudice altamente partigiano e fuori controllo che mi ha dichiarato colpevole prima che il processo fosse iniziato, non ha permesso una Giuria, e ha detto che Mar-a-Lago, a Palm Beach, Florida, valeva solo $18.000.000, quando vale da 50 a 100 volte di più, è diventato motivo di imbarazzo per la magistratura di New York City. Nessuna nuova impresa vuole prendere parte a questa farsa. Caccia alle streghe!”

I soldi di Soros ai filo-Hamas

Inoltre, solo pochi giorni fa, un esame del New York Post dei registri della Open Society Foundations ha mostrato che dal 2016 George Soros ha incanalato più di 15 milioni di dollari ai gruppi che stanno dietro alle proteste filo-palestinesi di queste settimane, dove i manifestanti hanno apertamente applaudito il barbaro attacco terrorista di Hamas del 7 ottobre.

La rete di sovvenzioni di Soros, scrive il Post, ha donato 13,7 milioni di dollari attraverso il Tides Center, un’organizzazione di sinistra con sede a San Francisco che sponsorizza diversi gruppi che giustificano le atrocità di Hamas. Tra i beneficiari di Tides c’è l’Adalah Justice Project, con sede nell’Illinois, i cui membri hanno co-sponsorizzato una manifestazione il 20 ottobre al Bryant Park di New York, dove alcuni manifestanti hanno sventolato un cartello con la scritta “Non condanno Hamas”.

Nel 2020 l’Adalah Justice Project ha anche donato 30.000 dollari a Desis Rising Up and Moving, un altro co-sponsor della protesta di Bryant Park. Altre organizzazioni pro-Hamas sostenute da Soros sono Jewish Voice for Peace e If Not Now, che hanno ricevuto rispettivamente 650.000 e 400.000 dollari.

​Come ha detto al NYP Dan Schneider, vicepresidente del gruppo di controllo conservatore Media Research Center, George Soros e suo figlio Alex – che è diventato di fatto un “ambasciatore” presso la Casa Bianca, avendo effettuato almeno 14 visite lì per conto di suo padre da quando il presidente Biden è entrato in carica – hanno una lunga storia di sostegno ad alcuni dei gruppi e movimenti più radicali a livello mondiale, comprese le organizzazioni pro-Hamas che sostengono i comportamenti più atroci.

Obiettivo politico

Tutto sommato, possiamo dire che l’obiettivo principale di Soros è politico. A differenza di Bill Gates, la cui azione “filantropica” si sostanzia in progetti come l’eradicazione della malaria, il miliardario ungaro-americano vuole trasformare radicalmente la politica e la società americana e internazionale.

Al centro del suo progetto, possiamo ben dirlo, c’è la distruzione dell’America e di ciò che essa rappresenta. Il tutto in una cornice di megalomania galoppante. Un articolo di 30 anni fa ci offre un’ottima chiave per comprendere che genere di persona è George Soros e che tipo di meccanismi psicologici sono alla base del suo comportamento:

George Soros si autodefinisce, senza alcuna traccia di autoironia, come uno “speculatore finanziario e filosofico”. L’etichetta magniloquente è una scelta appropriata per un uomo che da bambino fantasticava di essere Dio e che da adulto può dire ai giornalisti, con espressione seria: “È una sorta di malattia quando ti consideri una specie di dio, il creatore di tutto, ma ora mi sento a mio agio da quando questa cosa ho cominciato a viverla”.

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