Riappare ma anche no: quanti Giuseppi Mifsud ci sono? Tutte le contraddizioni del misterioso audio

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Dice di non aver ricevuto “pressioni” ma parla da prigioniero. Le dichiarazioni del presunto Mifsud sembrano scagionare la Link Campus e i nostri servizi e smentire la versione di Roh, che però, nelle stesse ore in cui spuntava l’audio trovava almeno in parte significative conferme. Non sarebbe ora che qualche procura indaghi?

Nel giorno in cui La Verità dimostra che almeno una parte della ricostruzione dell’avvocato Roh sulla sparizione di Mifsud è vera – il professore è stato nascosto per alcuni mesi, a fine 2017, a Esanatoglia, un paesino vicino Matelica, nelle Marche, c’è un indirizzo, un’abitazione il cui proprietario siede nel cda della Link Campus, e alcuni vicini che confermano di averlo conosciuto – l’Adnkronos riceve due file audio, allegati ad uno strano messaggio email, firmato JoMif e inviato tramite un sistema anonimo e criptato con sede in Svizzera, di una persona che si qualifica come Joseph Mifsud.

Nemmeno l’Adnkronos è in grado di confermare a chi appartenga la voce che si sente in quei file, se si tratta davvero del professor Mifsud o no, quindi per riscontro prova a farne ascoltare un estratto a chi dovrebbe conoscerlo molto bene. I vertici della Link (Russo, Scotti, Fadini) non hanno dubbi, “al 100 per cento è lui”. Così come non ha dubbi, ma in senso opposto, l’avvocato Roh, per il quale non è la voce del suo assistito ma una voce italiana contraffatta: “È assolutamente falsa, al 100 per cento. Voce troppo alta, non il suo accento, non la tonalità, sembra un vero italiano”. Altre persone che conoscono Mifsud contattate dall’agenzia di stampa notano la “straordinaria somiglianza” ma non ci metterebbero la mano sul fuoco. In effetti, come ciascuno può verificare confrontando la voce che si sente nell’audio pubblicato dall’Adnkronos con altri presenti in rete, una certa somiglianza c’è.

Dunque, il mistero resta: è il vero Mifsud a parlare o si tratta di un tentativo di depistaggio? Se non fosse la sua voce ma quella di un impostore, ci sarebbe da preoccuparsi davvero per la sorte del professore maltese: chi rischierebbe infatti di registrare un falso audio di una persona viva e libera in qualsiasi momento di ricomparire? Ma anche se fosse il vero Mifsud a parlare in quei file, come vedremo più avanti non ci sembrano le parole di un uomo libero, bensì di un prigioniero esausto che potrebbe aver ricevuto pressioni per registrare e diffondere proprio ora queste dichiarazioni. Non è il momento che qualche procura decida di indagare?

Ciò che è certo, perché è la stessa voce ad affermarlo all’inizio della registrazione, è che questi file sono dell’11 novembre, quindi non si tratta della deposizione audio di Mifsud consegnata l’estate scorsa dall’avvocato Roh al procuratore Durham, la versione che conta ai fini dell’inchiesta sulle origini del Russiagate, ma di dichiarazioni che il presunto Mifsud fa arrivare all’Adnkronos per rispondere agli articoli e alle interviste di questi giorni sul suo caso. E perché mai registrare in lingua inglese, quando parla un ottimo italiano, dichiarazioni ad un’agenzia di stampa italiana che evidentemente rispondono a ipotesi e ricostruzioni uscite sui media italiani?

Il contenuto dei due file audio spiega forse la reazione così nettamente di segno opposto dei vertici della Link e dell’avvocato Roh sull’autenticità della voce: l’obiettivo delle dichiarazioni è infatti soprattutto quello di scagionare la Link Campus, e i nostri servizi di intelligence, e smentire la versione di Roh (che però, come dicevamo, nelle stesse ore in cui spuntava l’audio trovava almeno in parte significative conferme).

Dopo aver confermato di non avere “assolutamente” alcun contatto con amici e famigliari e di non averne avuti “per diversi mesi”, il presunto Mifsud smentisce “categoricamente” di avere a che fare con questa vicenda, il Russiagate, o di aver “tentato di infiltrarmi, è assolutamente assurdo, in programmi, contatti o qualsiasi altra istituzione del mondo”, ribadendo in pratica ciò che già due anni fa aveva spiegato nelle due uniche interviste prima di far perdere le sue tracce, una delle quali a la Repubblica: è “un uomo di relazioni”, un “costruttore di ponti”, che si limita a “mettere in contatto A con B, B con C, per scopi direi puramente accademici”.

Ma “no e sottolineo no, nessun contatto in qualsiasi servizio segreto o di intelligence o nessuno di questo tipo”. Però non esclude che contatti di questa natura possa averli avuti a sua insaputa: “Se ho avuto contatti con questi non sapevo che quella persona o questa persona aveva legami con qualsiasi istituzione”. E ancora: “Non è mio intento, mai lo è stato, ottenere informazioni da passare da una parte all’altra. Non ho mai fatto così, perché non sono mai stato in possesso di informazioni utili a qualcuno o qualcun altro”.

Poi i passaggi, ripetuti, che scagionano la Link Campus:

“Recentemente sono stato informato in maniera affidabile [ma non ci aveva detto che “assolutamente” non ha alcun contatto con amici e famigliari e non ne ha avuti per mesi, e di non aver nemmeno “letto le notizie”? ndr] che Link Campus è stata accusata di mettere in atto questioni o essere coinvolta con servizi (di intelligence, ndr). Categoricamente smentisco e mi rifiuto di accettare qualsiasi cosa di questo tipo. Non c’è mai stato nulla di questo tipo. Naturalmente ho amici e conoscenze dall’università, ma è importante dire che questi rappresentano i loro interessi. Quindi non ero io che tentavo di metterli in contatto con qualcun altro. Non me lo hanno mai chiesto e assolutamente mai e poi mai ho tentato di farlo”.

“Quindi è molto, molto chiaro e lo ripeto che non c’è stata nessuna pressione, solo un consiglio dai miei amici (…) di mantenere un profilo basso e trascorrere tempo a pensare e riflettere cosa gli eventi dicevano effettivamente. E questo è quello che ho fatto…”.

Solo un consiglio, dunque, come ribadisce più avanti: “Non c’è stato nessuno che in alcun modo o forma mi ha fatto pressioni“.

“Non sono mai, mai ripeto mai, stato pagato da nessuno per commettere un’intrusione nella privacy di qualcun altro (…) e non ho mai tentato di mettere qualcuno in contatto con qualcun altro senza il suo permesso”. E fa sapere che “in un testo che sto preparando, (…) di nuovo categoricamente enfatizzo con tutta la mia forza e la mia mente che per esempio Link Campus non ha avuto alcun interesse e non mi ha assegnato il compito di tentare di ottenere informazioni o intelligence riguardo nessuna istituzione nel mondo”.

Il presunto Mifsud ribadisce ancora una volta di non avere mai ricevuto richieste di operazioni che non fossero legittime.

“Non c’è mai stata questa richiesta. La richiesta era di tentare di trovare altre istituzioni con le quali fare rete, con università in termini di esperienza, esperienza di studenti e naturalmente altro, creare nuova conoscenza e ricerca. Questo era il mio ruolo e in quel ruolo ho cercato di fare questo fino alla fine. Non c’è mai e poi mai stata alcuna richiesta che andasse oltre questi confini”.

“Non ho mai e poi mai ricevuto istruzioni da nessuno, mai stato costretto a fare qualcosa da nessuno. Non sono mai stato pagato per fare nulla da nessun gruppo. Categoricamente enfatizzo di nuovo che non sono stato con una parte contro un’altra parte o con un gruppo contro un altro gruppo”.

Il presunto Mifsud descrive la sua condizione di isolamento, prolungatasi più del previsto, come ormai insopportabile. Quindi conclude con un ultimo accorato appello che lascia veramente interdetti. “È estremamente importante, infine, che mi sia data la possibilità di tornare alla vita“, dice lamentando ancora come sia stato “molto difficile per me vivere così, senza alcun contatto umano, senza alcuna esperienza umana e io credo che mi si debba dare l’opportunità di farlo. È estremamente importante che qualcuno, da qualche parte, decida di farmi respirare di nuovo“.

Ma come, non aveva detto di non aver mai ricevuto “pressioni” ma solo “un consiglio”? E invece, alla fine, chiede che gli sia “data la possibilità di tornare alla vita”, facendo capire che a dover decidere di farlo “respirare di nuovo” è “qualcuno, da qualche parte”?

Se le cose stanno davvero come le ha descritte la voce in questi due file audio, non c’è alcun motivo per cui Mifsud non possa liberamente “tornare alla vita”. Resterebbe liberissimo di non concedere interviste e non rispondere alla stampa, rischiando al massimo di dover rispondere a qualche autorità giudiziaria, nella pienezza dei suoi diritti. Chi e cosa invece lo inducono a chiedere che gli sia “data la possibilità di tornare alla vita”, che “qualcuno, da qualche parte, decida”, se non ha mai ricevuto pressioni e se mai gli è stato richiesto, né mai è stato costretto a fare nulla di ciò di cui è sospettato?

Non resta ormai che aspettare qualche giorno. Il rapporto dell’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia Usa, Michael Horowitz, sui presunti abusi dell’FBI nella sorveglianza della Campagna Trump nel 2016 potrebbe essere pubblicato nei prossimi giorni, prima del 28 novembre (giorno del Ringraziamento negli Usa), secondo quanto riportano da giorni i media americani. Dopo il rapporto Horowitz, che secondo qualcuno a Washington sarà “devastante”, potrebbe emergere qualche particolare in più sull’indagine penale condotta dal procuratore John Durham, che insieme all’Attorney General William Barr è stato anche in Italia, tra i Paesi che potrebbero essere coinvolti nelle origini dello Spygate, ad agosto e a settembre. Il ritardo nell’uscita del rapporto sarebbe dipeso dal fatto che “Durham sta effettivamente procedendo con la messa in stato di accusa” di alcune personalità di massimo livello. Sul banco degli accusati potrebbero finire l’ex direttore della CIA John Brennan, l’ex direttore della National Intelligence James Clapper, l’ex direttore dell’FBI James Comey e il suo vice Andrew McCabe.

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