Uscire dalla playstation, oltre alle esigenze partitiche ci sarebbe anche l’Italia…

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Atlantico non sposa l’ipocrisia del “fate presto”, arma impropria caricata e usata nel 2011 (e da quale pulpito!) per imporre una “junta” tecnocratica. Conosciamo bene (e rispettiamo) la fatica e le difficoltà della politica, e sappiamo quindi che non è mai semplice o scontato costruire soluzioni adeguate.

Del resto, chi ha concepito il mostriciattolo del “”Rosatellum” ha centrato il suo primo obiettivo, pur fallendo clamorosamente il secondo: non sono infatti riuscite le “larghe intese”, il neo-Nazareno, che ha visto arrivare spompati e privi di credibilità i contraenti, i promessi sposi di Forza Italia e del Pd; ma si è comunque ottenuto – sciaguratamente – il risultato delle “lunghe attese”, di una semiparalisi derivante da un sistema elettorale scritto per impedire un vincitore chiaro e per precludere una netta maggioranza. Dunque, che gli stessi architetti del Rosatellum si impanchino oggi a moralisti, è francamente poco serio.

Detto questo a difesa di Di Maio e Salvini (e degli altri in misura minore), occorre però essere onesti e severi anche con loro.

Finora abbiamo solo capito bene i loro (legittimi) interessi di partito. Per la Lega, marcare il dominio sul centrodestra. Per i Cinquestelle, rivendicare una centralità nell’assetto di governo. Se vogliamo, sono chiari anche gli interessi particolari degli altri attori. Per Forza Italia, restare viva, e capire come essere utile alle sorti aziendali della “casa”, restando attaccati con un filo al governo che verrà (specie nella delicata partita delle telecomunicazioni). Per il Pd, non sparire, e semmai far tesoro di qualche postazione istituzionale garantita alle opposizioni (Copasir e Vigilanza Rai) per rimanere in qualche modo in campo.

Lo ripeto ancora a scanso di equivoci. Nessuno vuole fare Biancaneve o Cappuccetto Rosso: è comprensibile che i diversi attori cerchino di massimizzare il loro rispettivo profitto politico.

Ma quello che manca è una visione per l’Italia, un progetto vero e credibile per il 2018. Lo stesso dialogo Lega-Cinquestelle sembra vissuto (da protagonisti e osservatori) più che altro come ricerca di una mediazione tattica onorevole per le parti: un pezzetto di reddito di cittadinanza in cambio di non si sa che cosa. Bene, comprendiamo. Ma sulle vere partite (tasse, spesa, debito, immigrazione, rinegoziazione in Europa), qual è la visione strategica, e quali i passi e le tappe per cercare di tradurla in iniziativa concreta? Gli attori principali (e i commentatori, se non fossero dediti solo al pissi-pissi e ai sussurri di palazzo) avrebbero il dovere di esercitarsi su questo punto.

Uscire dal videogame, dalla playstation, è necessario. Chi comincia?

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