Politica

Beffa green pass: ai camionisti stranieri non serve (agli italiani sì) - Seconda parte

Non è un caso se Unatras, l’Unione delle principali associazioni dell’autotrasporto italiane ha definito “inaccettabile” la disparità di trattamento. “Siamo, sorpresi, allibiti e indignati dal fatto che la nota lasci intendere che la decisione assunta sia stata condivisa con le associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali”, spiega Unatras che aveva chiesto pari condizioni applicate alle imprese italiane e straniere. “Al contrario, la nota dei due dicasteri, oltre a indebolire le misure per la difesa della salute dei cittadini italiani, favorisce gli stranieri che già operano in condizione di dumping sociale nei confronti delle imprese di autotrasporto italiane”. Da anni le società nostrane soffrono la concorrenza dell’Est Europa. Situazione ora aggravata pure dalla discriminazione del green pass. Una misura “vergognosa”, soprattutto perché avviene “a poche ore di distanza dall’entrata in vigore dell’obbligo di green pass anche nei luoghi di lavoro privato, contribuendo così ad aumentare incertezze, preoccupazione e difficoltà tra gli operatori”.

Domanda: ma se il green pass deve servire a limitare la circolazione del virus e a sconfiggere la pandemia, tanto da costringere tutti i lavoratori ad averne uno, ha senso far entrare nei confini italiani camionisti sprovvisti di vaccino o tampone? E se fossero portatori sani del Covid? E ancora: perché è permesso loro di operare liberamente mentre agli italiani no? Le opzioni sono due: o nessuno deve esibire il lasciapassare, come giusto che sia; oppure si dovrebbero obbligare anche i conducenti stranieri. Sarebbe sciocco, ma almeno equo.

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