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Biancaneve e i sette gender: Disney cancella pure i nani

Spuntano le foto delle riprese del nuovo film su Biancaneve e i sette nani. Ennesima storpiatura politicamente corretta

biancaneve sette nani

Eh, io lo sapevo. Tutti lo sapevamo. Tutti lo aspettavamo. Era solo questione di tempo. Biancaneve, anche lei, rivista e politicamente corretta. Basta con la pallida bambina che vive con 7 piccoletti, intanto la scuriamo un po’: non proprio Neraneve, ma latina sì, dai. Poi i nani via, sempre con quella fama sinistra, gliene hanno dette di tutti i colori, povera diversamente Bianca, con quei tipi lì: ora di svecchiare, ecco pronta una allegra comitiva di gente gender di imprecisati sesso etnia e attituddine. Praticamente Negraneve al gaypride. Questo il nuovo progetto Disney, in uscita la prossima primavera: un trionfo, sarà un trionfo del disastro, il floppone più tracontante dalla nascita del poveo Walt che a questo punto, più che rivoltarsi, nella tomba ci si starà centrifugando. La Disney ha deciso di suicidarsi in un modo favolistico, quasi fatato. Ci si chiede la ragione di tanto delirio, ma è meglio non chiedersela perché il delirio non ha ragione, è il contrario ontologico della ragione, il delirio si alimenta di sé finché non si divora. E qui è un cupio dissolvi a chi spara la cazzata più delirante e più deprimente. Anche più usurata, perché, alla fine, sul punto aveva già detto tutto Nanni Moretti in “Caro Diario”, 30 anni fa: “Biancaneve e i 7 negri”. Allora si poteva ancora.

Adesso c’è Negraneve e i 7 gender. Si badi bene, la motivazione ufficiale, del tutto contorta, non prevede ombra di rispetto per i nani: “Volevamo superare gli stereotipi di genere”, vale a dire che se mai i nani ne escono potenziati nella discriminazione. Nessuno si è mai preso il disturbo di rispettare le persone piccolissime, trattate alla stregua di lillipuziani, con licenza di irriderli e di insultarli. Solo per loro, il bigottismo woke non attacca, loro sono le colonne d’Ercole del politicamente corretto. C’è una licenza di uccidere per gli affetti da nanismo, anche il sopravvalutato De André, anarchico proprietario terriero, li disprezzava perché avevano “il cuore vicino al buco del culo”. Ma forse era un’iperbole, come quelle della Michela Murgia.

Ma torniamo a Blacksnow e alla sua crew gender. Sono usciti degli shot, degli scatti dell’immaginifica opera in lavorazione: vedere per credere, lei pare una disagiata dal sesso non pervenuto fuggita da chissà dove, gli altri una masnada di sbarellati piuttosto spaventosi. Un nano, a quanto par di vedere, c’è pure, tanto per incrementare il tasso di inquietudine, pare il remake di Freak del 1932. Ma perché questa smania di affliggere, di rovinare, di smerdare sempre ogni poesia, ogni racconto per i bambini? Certo, lo sappiamo, dietro ogni favola si nasconde un’allegoria del perverso e del crudele, ce l’hanno insegnato i fratelli Grimm, Lafontaine, prima di tutti Esopo: proprio per questo, a che serve calcare i toni, spingere sul gas dello squallido e del brutale? I piccoli dovrebbero identificarsi in questo mondo di disperati, di disadattati dall’aspetto di tagliagole, di maniaci? Ma cosa è questa attrazione fatale della sinistra, oggi in versione woke, per sangue, placente, raschiamenti, aborti, alchimie, sperma, succhi, deiezioni, da dove sale la condivisione con figure orrorifiche che non hanno più niente dei dannati della terra, dei disperati dickensiani che pure erano un atto d’accusa, poetico e potente, puntato verso le storture del capitalismo?

Si parla di post marxismo, di neo marxismo ma qui siamo se mai ad un antimarxismo, un contromarxismo, il moralismo del vecchio Karl escludeva completamente certe metaforizzazioni, certi eccessi spettacolari. È come se questo inesausto agitarsi nelle sabbie mobili dello sgradevole, del disgustoso, dell’improbabile, avesse per traguardo e definitivo traguardo il vuoto, la consapevolezza che non resta più niente da difendere, su cui sognare, crescere, far crescere. C’è qualcosa di demoniaco davvero, che odia l’uomo, che lo vuole spegnere in tutto questo. C’è un compiacersi satanico del peggio, il pandemonio, il mondo alla rovescia dove ogni innocenza è dannata e qualunque incanto va sfregiato. Chi poi abbia ordito tutto questo, e se fosse inevitabile come sempre lo è ciò che il tempo si trascina, sono questioni forse impossibili da dirimere: la maledizione di una società è legata allo spiritus mundi, arriva per trascinamento, procede per risacche, è il cupio dissolvi che travolge gli uomini finché gli uomini, misteriosamente, non decidono che può bastare e allora si ricomincia da capo. Come se l’umanità avesse, di tanto in tanto, bisogno di purgarsi.

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Naturalmente maledire il mondo in modo diretto non si può fare, gli apprendisti sregoni, siano della catena dell’intrattenimento, della finanza o della politica finanziata, debbono millantare nobili e urgenti pretesti, il Timmermans che vuole il ritorno allo stato di natura, una natura da dinosauri, teorizza la sparizione della razza umana ma per difendere l’umanità e con essa il pianeta; che un pianeta senza vita evoluta non serva, non abbia senso è questione che a lui sta benissimo come sta benissimo ai pazzoidi che credono di salvarsi e non capiscono che una volta avviata, l’autodistruzione della specie non risparmierà neppure loro, creatori di sieri, di veleni, di navicelle spaziali, di vita alchemica e di favole perverse per una umanità degradata. Comunque vada, questo di Negraneve e i 7 gender sarà un insuccesso. Un fallimento totale.

Max Del Papa, 15 luglio 2023

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