Canada, i silenzi dei media sulla protesta dei camionisti

A Ottawa dure proteste per le libertà contro le restrizioni covid. E i media le ignorano

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Qualcuno si è accorto che in Canada, da dieci giorni, è in corso una massiccia protesta dei camionisti contro l’obbligo vaccinale? Perché, a giudicare dalle notizie passate da tutti i telegiornali nazionali, in Canada non sta succedendo nulla. Mentre migliaia di camion, decine di migliaia di persone e altri movimenti di solidarietà anche all’estero (prossimamente anche in Italia) stanno occupando le vie centrali della capitale Ottawa e di altre città, fra cui Vancouver, Regina, Calgary, Edmonton e fino alla settimana scorsa anche Quebec City. Qualche giornalista si sveglia e parla subito di ultra-destra, poi la notizia torna nel congelatore. La protesta canadese, oltre ad essere un evento importante in sé, pronto ad essere imitato nella anglo-sfera e altrove, è un esempio da manuale su come i media si stanno comportando nei confronti di chi non è d’accordo con gli obblighi vaccinali.

Dall’obbligo vaccinale ai blocchi stradali

La protesta dei camionisti canadesi inizia con l’estensione dell’obbligo vaccinale anche ai lavoratori transfrontalieri. La prima serie di norme impositive è stata introdotta, dal governo laburista di Justin Trudeau, alla fine di ottobre 2021, per tutti i lavoratori pubblici e per chi (se ha più di 12 anni) viaggia su mezzi pubblici a lunga percorrenza. L’estensione dell’obbligo per i trasnfrontalieri è giunta il 15 gennaio, con l’imposizione dell’obbligo vaccinale a chiunque voglia passare il confine. (Come si può notare, in Italia le misure del Green Pass sono già molto più severe, perché riguardano anche tutti i lavoratori del settore privato e l’intera gamma dei locali pubblici, oltre all’introduzione di un obbligo universale per chi ha compiuto i 50 anni).

Difendere le libertà

I camionisti nordamericani non protestano tanto per se stessi, quanto per una questione di principio. Secondo il sindacato Alleanza canadese degli autotrasportatori, infatti, l’85% della categoria è vaccinato (dato del 15 gennaio). La restrizione imposta al confine, dunque, riguarda una minoranza esigua dei 120mila lavoratori soggetti all’obbligo. Nonostante tutto, decine di migliaia di operatori del settore si sono organizzati con una protesta ad alto tasso di spettacolarità per chiedere, non solo la fine dell’obbligo per la loro categoria, ma anche quella di tutte le restrizioni anti-pandemiche, fra le più rigide del mondo. Una carovana di camion, il “Freedom Convoy” (convoglio della libertà) che ha attraversato il Paese prima di approdare ad Ottawa, di fronte al parlamento, dove tuttora staziona.

https://www.youtube.com/watch?v=Vol6RsUy5YY&t=3s

Trudeau portato in una località segreta

E a questo punto, nonostante i commentatori gridino al pericolo “suprematisti bianchi”, è la risposta delle autorità che pone seri interrogativi sulla tenuta della democrazia canadese. L’atteggiamento del premier laburista è significativo: all’arrivo della manifestazione a Ottawa, è stato portato, assieme alla famiglia, in una località segreta, come in tempo di guerra. È risultato irrintracciabile per una settimana filata, prima di comparire di nuovo di fronte all’aula parlamentare per accusare i manifestanti di essere un pericolo per la democrazia. Non ha mai voluto il dialogo con i camionisti, in compenso li ha definiti persone “piccola minoranza con idee inaccettabili”, portatori di una causa “contraria alla scienza e alla pubblica quiete”.

Arresto per chi aiuta i camionisti

La piattaforma GoFundMe, statunitense, su cui i camionisti avevano raccolto i fondi per la loro organizzazione, ha congelato 10 milioni di dollari canadesi, con una decisione che l’imprenditore Elon Musk (Tesla, SpaceX) ha definito un “furto”. Anche la politica statunitense si è mobilitata: Ron De Santis, il governatore della Florida e il senatore Ted Cruz hanno minacciato di aprire inchieste giudiziarie sulla piattaforma, soprattutto dopo che un suo portavoce aveva reso pubblica l’idea di destinare quei 10 milioni donati a “enti caritativi di nostra scelta”. Idea che poi si è trasformata in una promessa di restituzione del denaro ai donatori. Nel frattempo, un giudice di Ottawa ha vietato di suonare i clacson, in città, per i prossimi dieci giorni, la polizia ha sequestrato il deposito di carburante, ispeziona continuamente i documenti dei manifestanti ed effettua arresti sulla base di non specificate accuse di danneggiamento alla proprietà privata. Chiunque porti carburante o generi di conforto ai camionisti è passibile di arresto, stando a quanto minaccia la polizia.

Di fronte a uno scenario così teso, l’atteggiamento dei media è stato: tacere finché si è potuto, demonizzare quando non si è più riusciti a tacere. La demonizzazione ha seguito un canovaccio ormai collaudato in due anni. Ogni parvenza di simbolo razzista o di destra, come l’antica bandiera dei sudisti, è stato ricollegato ad una natura “suprematista bianca” della protesta. I manifestanti contro l’obbligo vaccinale accusano il governo laburista canadese di comportarsi come i nazisti e per questo, alcuni, hanno disegnato la svastica sulla bandiera canadese. Ciò ha permesso ai media di parlare di “svastiche sventolate nei cortei” e dunque agitare il pericolo neo-nazismo. I fact checkers si sono messi immediatamente all’opera per smentire i grandi numeri dei manifestanti, parlando di “poche centinaia” di adesioni al culmine della protesta, lo scorso 29 gennaio. Tuttavia, le riprese aeree mostrano una manifestazione di dimensioni ben superiori. Forse nel tentativo di suscitare antipatie anche dei conservatori nei confronti dei camionisti, per giorni, istituzioni e media hanno alimentato lo scandalo di un episodio di “profanazione” del memoriale del Milite Ignoto. In realtà si trattava di una manifestante che si è messa a gridare “libertà” sulla scalinata del monumento. In epoca di “cancel culture” e di distruzione dei monumenti, da parte di attivisti di estrema sinistra, di cosa stiamo parlando, di preciso?

La prima richiesta della protesta, che ormai va ben oltre quella dei soli camionisti, è una domanda di libertà. E di rispetto della Carta dei Diritti e delle Libertà canadese che sancisce la piena libertà di movimento. Se la richiesta di libertà di movimento e di rispetto dei diritti individuali, adesso, è “estrema destra”, chiediamoci piuttosto cosa sia diventata la sinistra. E cosa voglia da noi.

Stefano Magni, 8 febbraio 2022

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