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Caos a Repubblica, Molinari è stato sfiduciato. Che succede ora?

L’edizione di Affari&Finanza va in stampa, poi le copie finiscono al macero. Modificato un articolo. L’ira del Cdr che approva la mozione contro il direttore

maurizio molinari sfiduciato repubblica

La redazione di Repubblica ha sfiduciato Maurizio Molinari e dato il via ad uno sciopero delle firme. La protesta è emersa con una mozione approvata dalla larga maggioranza dei cronisti, con 164 sì, 55 no, 35 astenuti. Alla base di questa frattura interna vi sono questioni legate alla gestione editoriale e alla presunta censura di un’inchiesta contenuta nell’inserto Affari&Finanza, che ha provocato ritardi nella distribuzione e la ristampa di parti del giornale.

L’articolo incriminato

L’articolo al centro della controversia, che indagava sulle dinamiche economiche italo-francesi, era firmato da Giovanni Pons. Titolo originario: “Affari ad alta tensione sull’asse Roma-Parigi”, modificato poi in “Affari ad alta tensione sul fronte Roma-Parigi”. La modifica più sostanziale riguarda però il sommario. Nella prima versione si leggeva: “I casi Stm, Tim e la fuga di ArcelorMitta dall’Ilva riaccendono le polemiche sul rapporto sbilanciato tra Italia e Francia”. Mentre la nuova versione è più sfumata e punta sull’importanza di lasciare alle aziende il bandolo della matassa: “I casi Stm, Tim e la fuga di Arcelor dall’Ilva riaccendono le polemiche. Funzionano quando è il business a guidare”. Nel suo articolo, Pons dava atto della “consapevolezza raggiunta dalla premier Meloni che l’Italia e le aziende italiane sono state trattate negli ultimi vent’anni come terra di conquista“, invitando a “ribilanciare questo rapporto” tra Italia e Francia. Passaggi poi scomparsi nella nuova versione. Impossibile non ricordare che uno dei capitoli degli intrecci economici tra Roma e Parigi è quello di Stellantis, società nata dalla fusione (da molti considerata una svendita ai francesi) tra Fiat e Peugeot. A guidare l’operazione è stata proprio Exor, la holding degli Agnelli-Elkann, proprietaria anche del gruppo Gedi a cui fanno capo Repubblica e La Stampa.

Il comunicato del Cdr di Repubblica

“Il direttore ha la potestà di decidere che cosa venga pubblicato o meno sul giornale che dirige – si legge nel comunicato del CdR – ma non di intervenire a conclusione di un lavoro di ricerca, di verifica dei fatti e di confronto con le fonti da parte di un collega, soprattutto se concordato con la redazione. In questo modo viene lesa l’autonomia di ogni singolo giornalista di Repubblica e ciò costituisce un precedente che mette in discussione, per il futuro, il valore del nostro lavoro. Il Cdr considera altrettanto grave che l’intervento abbia portato a bloccare la stampa del giornale, in particolare perché la direzione aveva già dato il via libera alla pubblicazione. È indice di una mancata organizzazione che espone ad arbitrarietà incontrollata il lavoro di tutti”.

Una prima edizione di Affari&Finanza, poi ritirata dalla direzione, ha però preso a circolare su internet scatenando il pandemonio. “Quanto avvenuto è l’ultimo episodio di una serie di errori clamorosi originati dalle scelte della direzione che hanno messo in cattiva luce il lavoro collettivo di Repubblica“, insiste il Cdr. Per questo, “le giornaliste e i giornalisti di Repubblica ritirano dal giornale e dal sito le proprie firme per 24 ore – firme mortificate dall’intervento della direzione – a tutela della propria dignità professionale e indipendenza. Per tutti i motivi sopra elencati il Cdr ha messo ai voti in assemblea la sfiducia al direttore Maurizio Molinari”. Che poi è passata.

I malumori della redazione di Repubblica

Cosa succede, ora? La mozione – per quanto impattante – non è vincolante, quindi potrebbe tranquillamente passare in cavalleria. Resta però il malumore nella redazione dove serpeggia un senso di malcontento verso le scelte gestionali del gruppo Gedi. Le preoccupazioni, espresse anche attraverso documenti ufficiali dei comitati di redazione, puntano il dito contro le strategie editoriali e organizzative dell’azienda, criticando in particolare la vendita di asset significativi come il settimanale l’Espresso e molti quotidiani locali. Senza dimenticare il caso di Zerocalcare che portò i giornalisti a “scannarsi” tra loro, gli articoli sui Lanzichenecchi di Alain Elkann che tanti imbarazzi provocò e infine l’intervista di Ghali “stoppata” poco prima della pubblicazione durante il festival di Sanremo per le mancate risposte su Hamas.

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