Biblioteca liberale

Capire il trumpismo si può, ecco la prova

La recensione dell’ultimo libro di Glauco Maggi su Trump, uno dei pochi ad aver predetto la rivincita del tycoon

Trump. La rivincita. E ora dove va l’America?

Autore: Glauco Maggi
Anno di pubblicazione: 2024

Glauco Maggi è uno dei pochi giornalisti italiani, che vive in America, ad aver capito che Donald Trump avrebbe rivinto le elezioni presidenziali per la seconda volta. Il suo ultimo libro Trump la rivincita per le edizioni Mind, è stato scritto prima della proclamazione ufficiale della vittoria del 6 novembre dell’anno scorso, ed è stato pubblicato poco dopo. Conviene fidarsi dell’analisi di Maggi. Come si legge bene nel primo capitolo ci sono stati vari motivi e ragioni profonde per i quali il candidato repubblicano ha vinto: e uno di questi è sicuramente la sconfitta del wokismo.

«È significativo che il documentario commedia Am I a Racist? dell’attivista conservatore Matt Walsh sia uscito nelle sale due mesi prima del voto, incassando in poco più di un mese oltre 12 milioni di dollari a fronte di un budget di tre milioni: è evidente che il film, satira impietosa del wokismo esasperato, nonché denuncia di quei consulenti che si sono arricchiti cavalcando l’onda del fenomeno, è riuscito a intercettare il bisogno della gente di trovare il normale senso della misura nel modo di vivere rapporti adulti tra persone di qualsiasi razza e orientamento sessuale». Ma già della campagna elettorale si intuiva che qualcosa non andasse bene sul fronte democratico, da tempo troppo spostato a sinistra.

Altro paradosso di questa campagna elettorale, almeno come l’abbiamo letta sui giornali di tutto il mondo: il problema era lo spostamento a destra, si diceva, dell’agenda repubblicana e non già, quello ben più sentito dagli elettori americani, dello spostamento a sinistra di quella democratica. Basti pensare a quella trasmissione del 19 settembre, pochi mesi prima del voto, della Kamala Harris. Lì c’è stato forse l’ultimo disperato tentativo di raccontare una sinistra diversa agli americani, che in realtà avevano già scelto e non si fecero convincere. In quello show di metà settembre, celebrato da Ophra Winfrey, viene costruito un colpo di scena clamoroso.

A generica domanda della conduttrice, Kamala esclama: «Io stesso ho una pistola». Risate del pubblico, tutto rigorosamente composto da supporter democratici. E continua: «Se qualcuno dovesse entrare in casa mia, io sparo». E scoppia un ennesima risata. Che contagia il pubblico. Un grande e liberatoria chiassata collettiva sul fatto che il candidato liberal, di sinistra, progressista, si atteggiasse a Charles Bronson. Un estremo tentativo per raccontare una candidata liberal, ma attenta alla sicurezza dei cittadini a stelle e strisce: non ha funzionato. Maggi da anni segue la politica americana, da anni sosteneva che Trump non fosse morto e sepolto dalla sconfitta con Biden e dalle inchieste giudiziarie.

Lunedì prossimo giura, ma per capire bene cosa sia il trumpismo conviene fidarsi di chi lo ha descritto con il piglio del giornalista senza pregiudizi, piuttosto che con quello dei commentatori supporter che hanno invaso negli ultimi anni.

Nicola Porro per Il Giornale 19 gennaio 2025

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