Cultura, tv e spettacoli

Cari giovani, leggete Block come antidoto a tutti i luoghi comuni

“Difendere l’indifendibile” nel corso dei decenni è diventato un classico della letteratura libertaria

© Janko Ferlic tramite Canva.com

Che cosa tiene insieme una comunità di uomini e donne che hanno ormai in grande maggioranza abbandonato speranze di vita ultraterrena? Oltre tre secoli fa Bernard de Mandeville, nella favola delle api, riteneva che gli appetiti umani fossero il vero presupposto del vivere civile. Non sono le virtù tradizionali a rendere un gruppo umano una società, ma «ciò che noi chiamiamo male, sia morale sia naturale, è il grande principio che ci rende creature socievoli, la solida base, la linfa vitale e il sostegno di ogni commercio e di ogni mestiere» tanto che, «nel momento in cui il male cessa, la società risulta impoverita, se non totalmente dissolta».

Nel 1976, Walter Block, economista trentacinquenne, pubblicò questo saggio che ricevette subito il plauso di due mostri sacri del pensiero politico e sociale del secolo scorso, Hayek e Rothbard. Difendere l’indifendibile nel corso dei decenni è diventato un classico della letteratura libertaria. Block rivaluta una serie di figure che il decoro borghese tenderebbe a porre ai margini, non solo della società, ma anche della legalità.

L’economista newyorchese tratteggia una serie di eroi – alcuni dei quali ovviamente non possono essere degni di approvazione (eroi, ma non santi, come segnala Rothbard) – che si muovono in un sottobosco in apparenza immorale, ma intenti a ritagliare spazi di libertà per sé e per gli altri. Gli individui blockiani partecipano alle relazioni sociali in un’area grigia, con il solo scopo di soddisfare i propri desideri, ma lo fanno senza violenza, mirando solo all’appagamento dei loro bisogni e dei bisogni altrui. Vivendo nel mercato essi sono servitori e vengono serviti. Questi atti, talvolta estremi, di capitalismo fra adulti consenzienti forzano l’orizzonte borghese.

L’usuraio, lo spacciatore, la prostituta, lo speculatore, il crumiro e il ruffiano, per non parlare del bagarino arricchiscono il panorama sociale e rendono il mondo più vivibile. E tuttavia la difesa di Block del suo universo di emarginati non è fondata solo sull’utilità sociale. Ad avviso dell’autore, le argomentazioni più importanti a favore di questi discutibili campioni del libero mercato sono giustificate dal fatto che nessuno di essi lede gli altrui diritti. La costellazione di marginali blockiani vive e prospera nella libertà di scambio, negli atti di disposizione del proprio corpo e nell’utilizzazione dei diritti di proprietà.

E allora il saggio si colloca davvero al cuore della dottrina libertaria, che è in fondo una grande riflessione di carattere morale sul ruolo della violenza nelle comunità umane. L’essenza stessa del libertarismo, ossia la decomposizione di ogni relazione politica fondata sul comando in una serie di rapporti liberi e negoziati, nasce da una risposta inequivocabile sul ruolo che deve svolgere la violenza: si può ricorrere alla coercizione solo ed esclusivamente per rispondere a un’aggressione altrui. Perché è davvero fondamentale che un giovane di lingua italiana oggi legga e comprenda bene le implicazioni di questo saggio? Il perché è ovvio. Il libro è una “contronarrazione” e un antidoto a tutti i luoghi comuni che anni e anni di scuola pubblica (o privata) gli hanno fatto penetrare fin negli interstizi cerebrali. Se il frequentatore di scuole pubbliche italiane deve essere deprogrammato esattamente come un individuo finito nella rete di una setta satanica, Difendere l’indifendibile è il primo passo nella giusta direzione.

Tutti i libri che il giovane ha letto finora gli hanno immancabilmente riaffermato che il libero mercato è un male e solo la mano prudente e saggia delle burocrazie illuminate lo può rendere innocuo. La contrazione delle libertà economiche serve a creare un ambiente sociale sanificato dai guasti prodotti dal lavoro salariato. Il mercato è fonte inesauribile di crisi economiche, disastri sociali, financo lacerazioni dell’animo che lo Stato può e deve curare.

Ebbene, dopo decenni nei quali gli è stato raccontato che il mercato globale è scambio ineguale e ingiustizia, il lettore italiano ha fra le mani un testo che non solo è un peana alla libertà economica, ma esalta le figure più deprecabili che la libertà produce. Ma la sfida è questa: un vero lavacro libertario nasce dalla comprensione del carattere epico degli ambigui figuri qui rappresentati. Questo pantheon di discutibili campioni del libero mercato non è costituito da funzionari pubblici che lottano contro l’inquinamento, il riscaldamento globale e le vere o presunte pandemie, ma da individui smithiani in carne e ossa che perseguendo i propri interessi aumentano esponenzialmente le opportunità di tutti noi.

La speranza è che il giovane, folgorato sulla via del mercato, possa smettere di sognare misere paghe pubbliche e decida invece di partecipare alla tanto grande quanto bistrattata avventura che l’umanità sta sperimentando da meno di trecento anni, ossia la produzione di ricchezza e opportunità oltre ogni immaginazione per mezzo della cooperazione fra gli individui, sfruttando non una fantasmagorica classe operaia, ma solo l’ingegno di milioni e milioni di liberi individui.

Marco Bassani, 22 ottobre 2023

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