Cari sì pass, ricordatevi “Philadelphia”

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Sono diventati ciò che odiavano. La pandemia ha completamente ribaltato la loro prospettiva sul mondo frutto di anni di lotte e conquiste sociali e politiche. Ci riferiamo ovviamente a tutti coloro che fino al 2019 si riempivano la bocca di parole quali uguaglianza, diritti, inclusione sociale, lotta a qualsiasi tipo di discriminazione. Ecco, di fronte al virus tutto questo si è disciolto come neve al sole. Oggi il fine giustifica qualsiasi mezzo, financo l’annullamento del diritto al lavoro sancito all’articolo 1 della loro amatissima carta costituzionale. Sono passati dall’altra parte della barricata, insomma, da vittime a carnefici. Già, ora sono loro i cattivi della storia. E a questo proposito, ci torna in mente uno di quei film che hanno fatto la storia del cinema degli anni ’90. “Philadelphia”, il capolavoro di Jonathan Demme con Tom Hanks (premio Oscar miglior attore protagonista) e Denzel Washington nei panni dei protagonisti.

La trama

Ricorderete tutti la trama, Andrew Beckett (Tom Hanks) è un brillante avvocato di un prestigioso studio legale di Philadelphia. E’ omosessuale e si ammala di AIDS nascondendo la malattia ai suoi datori di lavoro. Se non che i boss lo scoprono e lo licenziano per “giusta causa”. Toccherà poi a Joseph Miller (Denzel Washington) difendere il collega dimostrando che la reale motivazione alla base del suo allontanamento era in realtà l’orientamento sessuale di Andy e la paura della diffusione del contagio di HIV da parte dei colleghi. Già, la paura. Il pregiudizio. Il film si basa tutto su questo e su come Miller riesca pian piano a superare gli stereotipi della società in cui è cresciuto, diventando amico di Andy e vincendo la super causa milionaria. Una storia che ha commosso tutti, senza distinzione di credo politico, tanto da fare entrare Philadelphia nel gotha del cinema, anche e soprattutto in virtù degli insegnamenti e dei principi che veicolava.

Parallelismi con il presente

Come non trovare dei punti di contatto con quello che sta accedendo nel tempo del Covid. Oggi come allora si lotta contro un virus. Solo che nei primi anni ’90, periodo in cui è ambientato il film, l’HIV mieteva molte più vittime e le conoscenze mediche del fenomeno erano scarse, soprattutto per quanto riguardava la trasmissibilità. Quindi il timore di ammalarsi, poteva essere, per certi versi, anche giustificato. Eppure Andy ha vinto la causa. Fu pregiudizio, discriminazione. E qual è l’essenza della discriminazione? Ce lo spiegano Beckett e Miller: “il formulare opinioni sugli altri non basate sui loro meriti individuali ma piuttosto sulla loro appartenenza ad un gruppo con presunte caratteristiche”.

Ebbene, questo è esattamente ciò che sta avvenendo oggi nei confronti delle persone non vaccinate che da metà ottobre non potranno più recarsi al lavoro senza avere il lasciapassare. Discriminazione. Si obietterà che, al contrario del protagonista del film, questi individui abbiano la possibilità di scelta. Vero, ma attenzione: chi l’ha detto che una persona non vaccinata sia automaticamente malata? Un individuo non è sano fino a prova contraria? E anche se non lo fosse, siamo così certi che sarebbe colpa sua? Era forse colpa di Andy se era omosessuale e se ha contratto la malattia?

Sospensioni, multe, blocchi di stipendio. Ma fino a dove saranno disposti a spingersi? Checché se ne dica, nessuna carta costituzionale al mondo, nessuna legislazione giuslavoristica, nessuna norma etico-morale può concepire una tale prevaricazione dell’uomo sull’uomo. Eppure sta succedendo.

Devono essersi proprio dimenticati tutto. Hanno versato lacrime per Andy che se ne è andato in pace, sereno, dopo aver ristabilito il suo onore. Hanno fatto il tifo per l’avvocato buono che era saputo andare oltre i suoi limiti e ha lottato in difesa dei più deboli. Oggi, invece, sono diventati esattamente come i colleghi e i datori di lavoro del legale sieropositivo. Vigliacchi, impauriti, cattivi. Pronti a tutto pur di difendere la loro salute e la loro confort zone morale.

Chissà che riguardare Philadelphia oggi non possa avere un effetto catartico su queste persone. Dio solo sa quanto ci sia bisogno di redenzione.

 

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