Caro Porro, aboliamo il valore legale della laurea

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Gentile Nicola Porro,

da cittadino europeo, da italiano, da giovane, sono più sereno nel sapere che sarà il prof. Mario Draghi a garantire per me, per noi, che i miliardi del Recovery Plan arriveranno in Italia e saranno investiti per il futuro del Paese nel miglior modo possibile.

Ciò detto, chi scrive ha ventitré anni e si appresta a concludere il proprio percorso di Laurea Magistrale, con l’ambizione di restare nel mondo accademico, nonostante abbia già un’occupazione in linea con il percorso di studi. In questi cinque anni da studente universitario ho sicuramente apprezzato la garanzia del diritto allo studio, la quale in Italia esiste ed è concreta. Ma c’è un però. Da innamorato del mondo accademico, e credo di parlare a nome di molti, sono rimasto puntualmente deluso da una politica che ultimamente non ha mai rivolto lo sguardo verso il sistema universitario, verso la ricerca e verso i sacrifici di persone che per amore della conoscenza rinunciano a tutto.

A volte, pur di dare un contributo scientifico alla comunità o imparare qualcosa in più del necessario, noi rinunciamo a passare del tempo con la famiglia, con gli amici, a leggere un libro fantasy, ad ascoltare un po’ di musica, ad andare a teatro o al cinema (in tempi pre-covid). Dispiace che tutto ciò non venga considerato dalla politica, che dovrebbe valorizzare questi sacrifici e darci gli strumenti per fare ancora di più e meglio, perché mi creda: a noi non pesa fare rinunce perché si tratta di una nostra scelta, a noi pesa non essere sostenuti dal sistema-Paese in un processo di miglioramento continuo.

Attraverso questa lettera Le chiedo di far giungere pubblicamente al Presidente del Consiglio un semplice messaggio, quello di assumersi apertamente l’impegno di fare una riforma importante e complessiva del sistema universitario, la quale dovrebbe prevedere almeno: l’abolizione del valore legale del titolo di studio, l’abolizione del divieto di doppia iscrizione ai corsi universitari e la revisione del sistema dei Cfu per consentire alle persone del mondo accademico di poter correre di più e meglio.

Questo messaggio suona come una preghiera disperata, ma l’Italia ha bisogno di un Governo che sblocchi i “tornelli” universitari, che ci liberi da una gabbia normativa pesante, che ci consenta di correre alla nostra massima velocità, che ci sostenga spronando gli atenei a competere tra loro e ad offrire una didattica che punti all’integrazione tra le discipline e alla coesione col mercato del lavoro.

Purtroppo, conosco gli ostacoli che questo sistema mette davanti a chi avrebbe voglia di volare e mi piacerebbe trovare nel nuovo Presidente del Consiglio un grande riformatore nel segno dell’innovazione, della libertà e del rilancio di un Paese a cui, lo sappiamo, per spiccare il volo manca soltanto il coraggio di liberare energie. Se questo coraggio non ce l’ha l’uomo del “Whatever It Takes”, chi altro dovrebbe avercelo?

Con stima,
Alessandro Pannozzo

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