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Caro Porro, addio a lavatrice, auto e frigo: ecco il futuro green

Caro Porro,

dopo la mia lettera di qualche giorno fa sulle tasse europee green, farei alcune piccole considerazioni personali (chiarisco subito che per me è certo che l’uomo ha avuto ed ha un forte impatto sull’ambiente, solo non sono sicuro che lo stesso valga per il clima), che partono dal fatto che il cambiamento climatico è sempre esistito, da ben prima che l’uomo apparisse sulla terra.

Per esempio la Groenlandia significa “terra verde”, nome che gli diedero i vichinghi ben prima dell’avvento dei combustibili fossili. Nell’anno 1200 ci vivevano alcune migliaia di persone con mucche, pecore ed addirittura un vescovo ed una diocesi riconosciuti dal Papa. Anche le colline moreniche di cui è ricco il nord Italia sono state lasciate alcune decine di migliaia di anni fà dall’ultima glaciazione, e quei ghiacciai non si sono sciolti per le emissioni umane di CO2. Ricorderei infine che il contributo della Ue alla produzione di CO2 è abbastanza marginale e che la CO2 è un gas che si sposta (anche se prodotto in Cina o India in teoria crea potenziali effetti anche da noi…) per cui prima di lanciarsi in ulteriori “politiche ecologiche” farei alcune brevi considerazioni numeriche:

  1. il reddito medio degli italiani (lordo, quindi prima di tasse e contributi) è sempre di 30.000 euro lordi annui, se la Tesla meno cara costa 45.000 euro (netti) e la ristrutturazione della casa ne costa altri 70.000 euro (sempre netti), siamo d’accordo che il cittadino medio dovrebbe stare 6 anni senza mangiare per potersi permettere casa ed auto “conformi” (ovviamente nel fortunato caso che possieda già una sua casa e non abbia un mutuo da pagare, ma solo i lavori di ristrutturazione…)? Forse bisognerebbe iniziare a porre la questione “ecologica” in termini che anche la mitica “casalinga di Voghera” riesca a capire, dato che alla fine sarà lei a pagare ed anche a votare, ed allora forse è meglio che capisca bene quali sono i termini – anche economici – della questione.
  2. È chiaro che l’Europa (intesa in questo caso come i mitici “contributi della Ue”) non potrà farsi carico di tutto questo? Il Bilancio complessivo annuo della Ue è di 170/180 miliardi di euro annui (circa 1.074 nel periodo 2021 – 2027, euro 183 mld per il 2023), per cui è chiaro che da li soldi non ne arriveranno, a meno ovviamente di aggiungere nuove tasse Ue (vedi ultima lettera) che andranno pagate in aggiunta a quelle italiane. A scanso di equivoci, il fantastico NGEU comprende in totale 800 miliardi di euro circa (per tutta la Ue e “spalmati” su vari anni) che però in gran parte andranno rimborsati (sono tutti finanziati a debito!), da cui le interessanti proposte di cui sopra (per chi pensa che esistano minestre gratis). Per utile confronto solo costo dei vari bonus edilizi Italiani in essere pare aver superato Euro 120 miliardi (che peraltro hanno coperto solo una frazione dei circa 77 milioni di immobili esistenti in Italia);
  3. tutti i numeri dei posti di lavoro creati dalla economia “green” sono “scritti sull’acqua”, le stime dipendono troppo dalle definizioni, da cosa si compra o si considera, dove, da cosa si fà, con quali tecnologie etc., ma soprattutto molto spesso non sono posti di lavoro stabili (ad esempio se per costruire un impianto servono 2000 persone, per la manutenzione forse 100, i componenti spesso arrivano da Polonia, Romania e Cina…) e dopo il picco spariscono, dato che un impianto per fortuna normalmente non si rompe tutti i giorni ed ha una vita utile compresa tra i 15 ed i 20 anni (idem tra l’altro per i famosi cappotti termici, che tra qualche anno dovranno essere tutti rifatti e smaltiti..);
  4. semplicemente al mondo non ci sono le risorse naturali (rame, cobalto, litio, nickel, terre rare per ricordare solo le principali) per realizzare tutti gli investimenti in teoria richiesti dalla c.d. “rivoluzione verde”, e queste risorse non ci saranno mai.

Tra l’altro per concentrarsi sulla sola energia, se si guardano le statistiche degli ultimi 50 anni, la percentuale delle energie cosiddette rinnovabili (eolico, solare, biomasse, ed altre), includendo anche idroelettrico e nucleare – che sono la parte preponderante delle energie non fossili – non hanno mai superato il 20% dell’energia primaria consumata, e questo con 2 considerazioni:

  1. come detto idroelettrico e nucleare rappresentano la parte del leone di questo massimo 20%;
  2. e siccome i consumi di energia mondiali sono in crescita (stranamente anche 3 miliardi di cinesi ed indiani vogliono vivere come noi….), le rinnovabili devono non solo sostituire le “vecchie” energie fossili, ma anche assorbire la nuova crescita e questo ovviamente non è molto fattibile. Per chi pensa che siano esagerazioni, consiglio una utile e semplice lettura, e cioè il retro della vostra bolletta elettrica, dove è indicata la “fonte” dell’energia elettrica che consumate, poi considerate che c’è tutto il resto (trasporti, industria, riscaldamento, trasporti navali, aerei etc.) e vedrete che i numeri sopra indicati non sembreranno così implausibili.

In altre parole bisogna avere il coraggio di dire in termini molto chiari ai cittadini e agli elettori che se vogliono veramente fare la cosiddetta transizione ecologica, devono tornare indietro molto rapidamente ai consumi dei primi anni ’50 (poco riscaldamento, no auto, no frigorifero, no supermercati, no lavatrice, no aria condizionata, no aerei, no navi porta-container, no internet, no cellulari ecc ecc.), ed il tutto per evitare, (forse, ma molto forse ) un aumento di 1,5 gradi calcolati non si sa bene come, dove, quando ed a partire da cosa. Forse dovremmo sperare che a breve esploda un vulcano in Indonesia (possibilmente in una delle tante isole deserte!), così avremo 3 anni di temperature più gelide ed avremo risolto il problema per almeno un paio di decenni.

Varese Andrea, 11 marzo 2023

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