La posta dei lettori

Il nuovo decreto sicurezza

Caro Porro, armi “private” a noi poliziotti? Ti spiego perché è giusto

Andrea Cecchini spiega la ratio della norma varata dal governo Meloni (e proposta da tempo dai sindacati): “Ma c’è altro da fare”

armi private polizia © James Carroll tramite Canva.com

Caro Porro,

esprimiamo soddisfazione per quanto approvato dal governo circa il porto di arma non di ordinanza anche per gli Agenti di PS. L’11 ottobre 2017 portai in piazza Montecitorio durante una manifestazione di Italia Celere la bozza di DDL Ordine e Sicurezza Pubblica che poi fu depositata presso la Camera dei Deputati nel luglio 2018 da una forza politica all’epoca all’opposizione ed oggi al governo.

La proposta di Disegno di legge recava alcune innovazioni tra cui quella di permettere un agevole porto dell’arma fuori dal servizio anche agli Agenti di Pubblica Sicurezza, misura fino a qualche giorno fa permessa solo agli Ufficiali di P.S. ed ai magistrati. Scelsi la via dell’innovazione normativa subito dopo le dichiarazioni dell’allora Capo della Polizia Alessandro Pansa a margine dei gravi attentati in Francia al Bataclan. Nell’occasione il Capo della Polizia richiamò l’attenzione di tutti i poliziotti italiani chiedendo di girare liberi dal servizio armati… ma come facevamo, dissi io, con un’arma molto pesante ed ingombrante? Ecco lo spirito del nostro intervento. Anche perché, obiettivamente, la norma era molto limitante, dal momento che la fetta numericamente più importante delle Forze dell’Ordine è rappresentata proprio dagli Agenti di P.S. e non dagli Ufficiali. Sembrava anacronistico assicurare a pochi operatori il porto di arma diversa da quella di servizio ed impedire, soprattutto in estate, la medesima cosa alla stragrande maggioranza delle Forze dell’Ordine.

Oggi siamo soddisfattissimi, abbiamo ottenuto una grande vittoria che agevola oggi e per il futuro le Forze dell’Ordine rendendole sempre più utili e presenti nel territorio.

Però, la proposta di Ddl reca anche altre innovazioni, tutte utili sia al comparto sia alla popolazione. Come la partecipazione delle società calcistiche, Figc e Coni, al pagamento delle indennità delle Forze di Polizia impiegate presso gli stadi tutte le domeniche. Nel 2017 stimammo che la spesa pubblica solo per le indennità dei poliziotti si aggirava intorno ai 62 milioni di euro a stagione calcistica, senza considerare le spese vive come il consumo dei carburanti e l’usura dei mezzi. Negli ultimi anni, poi, le squadre calcistiche italiane hanno aumentato la loro presenza nelle competizioni europee facendo lievitare, così, la spesa pubblica. Oltretutto, la nostra proposta è stata ben studiata prevedendo che quell’importo fosse attinto non dai conti delle società ma dai diritti televisivi per un importo non superiore nel totale che non si avvicini nemmeno al 10%. Come pensare di non approvare una norma del genere soprattutto in considerazione del fatto che oggi la giustizia sportiva reputa oggettivamente responsabili le società sportive per le intemperanze dei tifosi? In un momento storico in cui è tornata in auge la violenza degli ultras.

Inoltre, la proposta di Ddl prevede anche l’introduzione del cosiddetto reato di tortura a parti inverse, per tutte le torture che subiscono quotidianamente le Forze dell’Ordine da manifestanti e delinquenti comuni su tutte le strade e piazze italiane.

Inoltre, avevamo proposto il cosiddetto “reato di fuga” che oggi non esiste: chiunque può darsi alla fuga senza rispondere di alcunché perché a malapena si configura la resistenza a pubblico ufficiale e perché si realizzi deve esservi violenza o minaccia. Il problema è che la nostra statistica dice che il 90% delle morti in servizio e dei gravi ferimenti avviene all’atto della fuga dei malviventi, senza dimenticare che in quella che oggi è una lacuna legis rientrano anche tante morti e ferimenti e danneggiamenti gravi nei confronti di terzi cittadini… Tutto questo oggi viene punito, forse, con una banale sanzione amministrativa.

La proposta di Ddl inoltre mira all’introduzione delle indennità di Roma Capitale (come molti Capitali Europee) e delle Aree Metropolitane italiane. Del resto, la mole di lavoro e lo stress che si scatenano nelle metropoli non sono paragonabili con qualsiasi altra cittadina italiana… eppure le indennità hanno lo stesso valore ovunque.

Con le innovazioni contenute in questa nostra proposta in soli 8 articoli penso si possa fare tanto sia al comparto sia alla popolazione che oggi chiede incessantemente sicurezza. Ovunque si sente parlare di abusi, violenze, omicidi… Come si può dare al popolo la giusta sicurezza se ai poliziotti non è riconosciuto il giusto per poter lavorare degnamente?

Auspichiamo che l’opera del governo sulle riforme in campo di Sicurezza continui. Alla politica spetta decidere e prima ancora ascoltare chi del proprio lavoro è competente. Ne vale del bene di tutto il popolo e di centinaia di migliaia di operatori in civisa che ogni giorno, sempre più depotenziati e senza tutele, si impegnano perché non vengano mai meno i valori democratici di cui noi siamo l’ultimo baluardo.

Andrea Cecchini, sindacalista Italia Celere, 17 novembre