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Caro Porro, ho tutto ma non mi sento libero

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Buongiorno Nicola,

scrivo questa lettera come sfogo per questa situazione che sento opprimermi nonostante sia un cosiddetto privilegiato. Sono privilegiato perché sono dipendente pubblico e percepisco il mio stipendio; cerco di lavorare al meglio possibile al servizio del cittadini, compensando ad esempio il 50% di smartworking obbligatorio con l’aumento quando in presenza degli appuntamenti al “mio” pubblico per evadere le loro istanze. Ho un reddito regolare ma vorrei che anche tutte le categorie massacrate da questo governo potessero averlo o comunque lavorare per ottenerlo.

Non sono ormai dedito ad aperitivi o serate in baldoria, ma vorrei che quelli che lo desiderano possano farlo senza limiti di dittatoriale memoria. Non avrei fatto cose molto diverse in questo capodanno ma avrei voluto che ognuno fosse libero di festeggiare come meglio credeva. La bambina va in prima media quindi in presenza ma vorrei che fosse così per tutti gli alunni di ogni età perché la Dad non è scuola.

Vorrei tornare in palestra perché lì mi sentivo più sicuro che al supermercato o su di un bus che fortunatamente non sono costretto a prendere; così anche per un cinema, un teatro, una mostra, un concerto. Vorrei poter andare al ristorante o in pizzeria e non solo agli orari che raramente ci “offrono per gentile concessione”. Vorrei tutto questo perché essere liberi significa poter fare ciò che vorresti fare o anche cose che tu non faresti ma qualcun altro si.

Vorrei trovarmi ancora in un paese moderno, libero e democratico e non improvvisamente catapultato in una realtà degna dell’Europa orientale al di la della cortina di ferro. Chiedo troppo?

Roberto, 8 gennaio 2020

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