La posta dei lettori

Caro Porro, sono un geotecnico: su Ischia c’è una cosa che nessuno dice

Buongiorno Nicola

Stimo il tuo modo di fare giornalismo, mai ingessato, equilibrato quanto basta, dai toni alti quando serve. Sono un ingegnere strutturista e geotecnico non proprio di primo pelo (40 anni di professione) e vorrei offrirti una chiave di lettura del disastro di Ischia che è stata del tutto ignorata, forse perché in controcorrente rispetto all’onda emozionale e a certo perbenismo intellettuale.

Se devo andare da Palermo ad Agrigento e, su due o tre ponti, trovo il limite di velocità a 30 km/h, lo rispetto senz’altro ma, se tale limite è spalmato uniformemente su tutto il percorso, il mio istinto di sopravvivenza mi suggerisce di fregarmene. Ora, in tutti gli approfondimenti giornalistici e salotti televisivi, come spesso accade in queste tristi circostanze, la fanno da padrone i vari Legambiente, Soprintendenze, Wwf, Lipu e compagnia cantante.

Costoro, in unico coro, si strappano le vesti e puntano il dito contro il mancato rispetto di vincoli, divieti e restrizioni di varia natura (il più gettonato è, ovviamente, il vincolo idrogeologico). Non fraintendermi, non intendo disconoscere l’importanza dei vincoli e delle regole in generale. Ritengo, anzi, che il loro rispetto sia un principio di civiltà.

Il fatto è che, quando i vincoli sono disposti su basi scientifiche, a ragion veduta e nell’ambito delle zone realmente interessate (nella mia carriera ne ho visti parecchi), viene naturale rispettarli, come nel caso del limite di velocità su due o tre ponti. Ma, quando essi sono imposti come il vasetto di inchiostro che si riversa sul tavolo su cui è poggiata la mappa (nella mia carriera ne ho visti almeno altrettanti), ecco che l’istinto di sopravvivenza ha la meglio e l’abuso diventa quasi una regola non scritta.

Sotto questo aspetto, i signori che si strappano le vesti non hanno alcuna verginità da sbandierare. Essi sono responsabili al pari di coloro che accusano. Il mio maestro di vita e di professione, molti anni fa, mi insegnò una lunga filastrocca in base alla quale si dimostrava che “il meglio è peggio del bene”. Così, alla lunga (ma, a volte, non tanto), la politica del NO dappertutto produce gli effetti che si prefiggerebbe di contrastare.

Con stima,

Massimo Basile

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it

LA RIPARTENZA SI AVVICINA!

SEDUTE SATIRICHE

www.nicolaporro.it vorrebbe inviarti notifiche push per tenerti aggiornato sugli ultimi articoli