Catasto: se arriva la riforma, Lega e Fi mollino Draghi

40.5k 94
generica_porro_1200_5

C’era una volta il Parlamento. Potrebbe iniziare così il racconto della vicenda che in questi giorni sta ruotando attorno alla revisione del catasto, che il Governo Draghi (o Monti 2, come qualcuno già lo chiama) starebbe pensando di inserire nell’ambito della prevista riforma fiscale.

Alla faccia della democrazia

Solo due mesi fa, infatti, il Parlamento aveva compiuto una scelta del tutto diversa, addirittura opposta. In sede di elaborazione, dopo ampio confronto fra i partiti, del “documento conclusivo sull’indagine conoscitiva sulla riforma dell’Irpef e altri aspetti del sistema tributario”, finalizzato a “fungere da indirizzo politico al Governo per la predisposizione della legge delega sulla riforma fiscale”, la decisione fu di non includere l’intervento sul catasto fra le indicazioni indirizzate all’Esecutivo.

In un Paese normale, dunque, e minimamente rispettoso del metodo democratico, una presa di posizione del genere chiuderebbe la questione fino alla fine della legislatura. Anche perché, come ha evidenziato l’on. Claudio Borghi durante il convegno di Confedilizia svoltosi sabato a Piacenza, il no alla revisione degli estimi era stato ottenuto dai due partiti di centrodestra della maggioranza, Lega e Forza Italia, in cambio del loro assenso su richieste avanzate dalle altre forze politiche che sostengono il Governo. Si tratta, quindi, anche di una questione di correttezza, di lealtà (ma probabilmente questi sono concetti fuori moda).

Negli ultimi giorni, comunque, diversi esponenti di Lega e Forza Italia e dell’unico partito di opposizione (Fratelli d’Italia) hanno espresso tutta la loro contrarietà nei riguardi di quello che secondo l’on. Tommaso Foti (FdI) configurerebbe un “affronto al Parlamento”. La conseguenza, allora, dovrebbe essere chiara: se il Governo inserirà il catasto – in qualunque modo – nella riforma fiscale, i due partiti di centrodestra attualmente in maggioranza dovrebbero uscirne.

Tra l’altro, e non è cosa da poco, contro l’inserimento della revisione degli estimi nella riforma fiscale si sono pronunciati venerdì scorso anche alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle, compreso il capogruppo del partito in Commissione Finanze alla Camera.

Cosa c’è dietro la revisione

Ciò detto, perché si vuole la revisione del catasto, per ottenere quali obiettivi? Come ha spiegato sul Foglio Enrico Zanetti, viceministro dell’Economia nel 2016, il Governo Renzi affossò la riforma dell’epoca perché, “a fronte di un generico principio di invarianza di gettito, stava venendo partorito a livello tecnico un mostro che, causa l’assenza di indirizzo politico a monte sugli effetti perequativi, avrebbe potuto portare a risultati del tutto imprevedibili”.

Sarà spiacevole, ma la proprietà immobiliare non si fida. La prassi, infatti, è di affidare alla parte politica qualche parola magica come “equità” e “razionalizzazione” e a quella tecnica la mano libera, con vecchi moltiplicatori o nuovi algoritmi.

In ogni caso, se la riforma del catasto che si immagina è quella che invocano la Commissione europea e l’Ocse, il bagno di sangue è assicurato. Questi organismi spiegano chiaramente che il loro suggerimento ha lo scopo di consentire la riduzione della tassazione sul lavoro. Ergo, si sostanzierebbe in un aumento di quella sugli immobili. E ciò è davvero inaccettabile. Non solo, infatti, a partire dal 2012 gli immobili sono gravati da una patrimoniale (l’Imu) di 12/13 miliardi di euro più gravosa, ogni anno, rispetto a quella precedente (l’Ici), ma in questo decennio il loro valore si è progressivamente ridotto, di fatto comportando un ulteriore aumento dell’imposizione.

La priorità, allora, non è una non meglio precisata riforma del catasto, bensì una decisa riduzione della tassazione sugli immobili.

Giorgio Spaziani Testa, 20 settembre 2021

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version