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Centrodestra, la vera svolta è l’unione Lega-Forza Italia

Si apre il dibattito sul futuro del Carroccio: per battere la sinistra serve l’alleanza col Cav

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Tutti i partiti stanno vivendo la fase del governo Draghi sotto tensione, e che tutti siano alla ricerca di un’identità perduta, o nuova e da conquistare, è abbastanza normale. Che poi si parli di identità è un fatto in sé positivo: come mostra in modo paradigmatico il caso del Movimento Cinque Stelle, se si vuole al contrario rappresentare gli interessi di tutti e in modo trasversale, si finisce per rappresentare solo i propri e ci si trasforma in men che non si dica in una “casta” di eletti che vuole solo rimanere al suo posto.

Quale Lega per il futuro?

Sono d’accordo con Giovanni Sallusti quando su queste pagine, a proposito del problema dell’identità della Lega che si è posto in questi giorni, ci invita a uscire dalla secca alternativa che i media ci propinano, e un po’ tutti noi seguiamo pigramente: da una parte Giorgetti e dall’altra Salvini, o sovranismo o europeismo acritico, o l’isolamento oppure l’impaludamento via Ppe. E sono pure d’accordo quando egli sottolinea, citando il sempre brillnte Cacciari, che la Lega è l’unico partito che ha oggi in Italia un radicamento sociale e un ceto di riferimento, che è il blocco dei produttori nel senso più lato del termine. Sono anche d’accordo sull’alternativa liberale e nazionale da lui proposta, ma mi chiedo: una Lega così concepita in cosa sarebbe diversa dalla prima Forza Italia (facendo la tara ovviamente del diverso contesto storico-politico)? E la Forza Italia di oggi è ancora quella cosa, oppure è un insieme di posizioni politiche e di ambizioni personali diverse che l’interesse e la figura del Cavaliere riesce ancora a tenere insieme ma che probabilmente presto divergeranno? In questo senso, l’operazione della Federazione fra i due partiti, finita in congelatore, a me pareva e pare ancora assennata. Essa però si porta dietro, inutile negarlo, la questione del Ppe a cui Forza Italia afferisce.

Salvini e la Lega guardino a Forza Italia

Ha perfettamente ragione Salvini quando dice che il Ppe è oggi un partito debole (minoritario come lo è Forza Italia) e a rimorchio della sinistra, ed è quindi improponibile un suo ingresso in esso a queste condizioni? Ma i due fattori, inconsistenza e sinistrismo, non sono forse legati? E i dirigenti del partito, alla ricerca di altre vie soprattutto dopo che la Cdu ha perso il governo in Germania, non se ne stanno forse già accorgendo? Era all’Unione Europea come è oggi, di cui insieme ai socialisti i popolari portano la massima responsabilità, che pensavano i Padri Fondatori democratico-cristiani? Certo, non può essere la Lega a farsi carico dei problemi interni, e dell’identità, del Ppe. Ma seguire le evoluzioni di quell’area, tenere ad esempio in conto leader e partiti come il popolare spagnolo (si pensi solo alla recente vittoria a Madrid), è essenziale a mio avviso. E lo è per due motivi: per avere un ancoraggio storico (l’identità si costruisce su una storia comune) e soprattutto per provare a spezzare quell’equilibrio che regge attualmente l’Europa (e che a sua volta si regge sui pochi voti determinanti pro-Ursula dei Cinque Stelle, non dimentichiamolo).

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