Non c’è niente di peggio di un ex governante che fa le pulci all’attuale esecutivo per guai che l’Italia si porta avanti da tempo. È il caso di Elsa Fornero, passata dalle lacrime in diretta tv ai lacrimevoli editoriali sulla Stampa – come quello odierno – in cui denuncia un “Paese di giovani svantaggiati” e chiede alla Meloni di evitare aumenti di spesa in disavanzo.
Riassumere il pezzo dell’ex ministro non è compito facile, essendo scritto coi piedi. Ma più o meno dice questo: in Italia i ragazzi sono disoccupati, hanno lavori precari, faticano a farsi strada e vivono in una società né inclusiva né coesa (che vor dì? Boh). Fornero chiede in sostanza di non abbassare l’età pensionabile, di mandare in soffitta la flat tax e di eliminare i progetti inutili del Pnrr.
Ed è qui che ci si diverte. Primo punto: non si capisce perché la flat tax dovrebbe essere dannosa per giovani. Da indegna piccola partita iva quale sono, posso affermare senza ombra di dubbio che la tassa piatta è una goduria e che piace eccome pure a 30 anni.
Secondo punto: Elsa si chiede che senso abbia “utilizzare ingenti somme” del Pnrr per ristrutturare “mega stadi” come quelli di Firenze e Venezia. Siamo d’accordo. È un’assurdità, così come lo sono tanti altri inutili progetti senza ritorni in termini di investimento: basti pensare ai 300 milioni usati per piantare alberi o a quel palaghiaccio piazzato senza un perché in un paesino sperduto della Campania. Però c’è un piccolo però: ad approvare i piani del Pnrr non è stata Giorgia Meloni né gli attuali ministri. Bensì Mario Draghi, il suo governo dei migliori e l’Unione Europea a vidimare il tutto. Se rifare gli stadi le fa così schifo e non lo considera “nell’interesse primario dei giovani”, perché la Fornero non l’ha fatto presente già ai tempi di Supermario?
Giuseppe De Lorenzo, 12 aprile 2023