Chi mangiava involtini ora ci fa la morale

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Ci sono misteri per cui si cercano molte spiegazioni, ma restano misteri. Per esempio come ha fatto una come Selvaggia Lucarelli a farsi largo nel Barnum della informazione spettacolo? Cosa ha da dire? Poi, una sera, tutti capiscono anche quello che non vogliono capire. Al programma di cui è giurata, cioè solleva delle palettine con cui dà i voti ai vip ballerini, la nostra coreografa autodidatta si permette di chiedere a una concorrente, la cantante Mietta, positiva al Covid, se si è fatta il vaccino. E non può, quelli sono, fino a prova contraria, dati sensibili e la Lucarelli non riveste ruoli istituzionali. Ma lo fa e ne nasce il solito cafarnao, “ah, Mietta è stata a cena con la Sabrina Salerno”. Manca poco che chiedano una interrogazione parlamentare, la Rai nella bufera, ma per il motivo sbagliato. E allora si capisce la funzione di questi: l’attività questurina, il controllo che piace al regime, lo sputtanamento da nessuno autorizzato formalmente ma protetto dal potere. Modello cinese.

Il caso Lucarelli-Mietta

Questi stanno in fama di giornalisti e per di più con la schiena dritta, come ama ripetere chi proprio non può permetterselo, ma lo sono davvero? E comunque sarebbero questi i personaggi cui viene affidata la pubblica morale? Sì, sono questi: palettari, sedicenti caregiver, negatori delle Foibe, sicari da social. Poi ci si chiede il motivo di tanta patologica divisione, gli italiani ridotti a tribù, spaccati nelle amicizie, nelle famiglie. Sono quasi due anni che il gioco va avanti ed è un gioco che non può finire perché il regime trova sempre nuove provocazioni per incrementare lo Stato concentrazionario già a buon punto; o dell’esperimento sociale di cui parlano il New York Times, il Washington Post e mezza stampa internazionale. Siamo al punto che un patente abuso, chiedere a qualcuno pubblicamente di rendere conto del suo stato vaccinale, viene lodato anziché essere fonte di sanzioni. La Rai coi suoi mille organismi di controllo, tutti pletorici, tutti politici, non sa dire una sola parola, non tutela la sua immagine di servizio pubblico, non si scomoda a difendere una correttezza almeno di facciata. Del resto perché dovrebbe, solo a constatare i suoi telegiornali, i suoi inviati o commentatori?

Trieste protesta? Subito dichiarata infetta

Sono riusciti ad oltrepassare il grottesco: Trieste la città più contagiata d’Italia dopo l’agitazione dei portuali, e l’hanno detto che non erano passate 48 ore. La diffusione virale più fulminea di tutti i tempi, fortunatamente non letale visto che non si ha notizia di un solo decesso o intubato o ricoverato in terapia intensiva. La stessa notizia, devastante, del rapporto ufficiale dell’Istituto Superiore di Sanità secondo cui dei centotrentamila morti attribuiti al Covid solo tremila circa sarebbero effettivamente provocati dal virus, è stata bellamente ignorata. A un programma di un network privato, ha provato a dirla il comico Montesano ma è stato aggredito, con toni volgarissimi, da due parlamentari della Repubblica, il piddino Fiano e la Ronzulli di Forza Italia, che gli hanno urlato contro: ma tu chi sei? A nome di chi parli? Vattene via, vattene a casa e lascia parlare noi che parliamo in nome del popolo.

Il green pass scaduto in treno

A quella geniale e colorata giostra radiofonica che è La Zanzara, la antigreenpass Daniela Martani racconta un episodio sconcertante: sull’ultimo treno da Milano a Roma, si accorge che le è scaduto il lasciapassare da 4 ore. Il tampone ha confermato la sua negatività, ma il personale di Trenitalia è inflessibile, non essendo la Martani uno di quei clandestini violenti che viaggiano senza biglietto e senza che nessun controllore rischi una coltellata o una testata. Daniela deve scendere, la lasciano da sola, in piena notte, in stazione a Bologna che per una donna sola è uno dei posti più pericolosi al mondo. Commento di Parenzo, altro personaggio di patetica tristezza, ma funzionale al regime: “Cazzi tuoi, scema, la legge è legge, non rompere i coglioni”. Dopodiché mandano la pubblicità e le sbattono giù il telefono. Il tutto sulla radio di Confindustria che rappresenta gli imprenditori. Non è questo un regime autoritario, tracotante?

Selvaggia Lucarelli a inizio pandemia amava esibirsi addentando involtini primavera; come lei molti altri, all’epoca andava così, il governo Conte giurava che non c’era pericolo, tutto stava sotto controllo e il virologo da passerella Burioni irrideva i paurosi: fa prima a cogliervi un fulmine. Poi, come sempre, il “contrordine, compagni”, ma alla maniera sovietica: dove avete sbagliato, dissidenti? Nessuno ha pagato, i libertari si sono riciclati in gendarmi, succedanei della polizia politica. E restano dove stanno, impuniti, impunibili.

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