Il podcast di Sallusti

Chi vuole farci fumare male

Quando la politica sanitaria ignora la scienza, sono guai, guai grossi. La svolta proibizionista sul fumo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rischia di produrre più danni che vantaggi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità è infatti passata da un approccio pragmatico ad una posizione oltranzista dalla dubbia efficacia. Vediamo.

Nel 2003, l’Organizzazione aveva fatto proprio il principio di riduzione del danno, prevedendo all’art. 1 della Convenzione come la lotta al fumo si dovesse concretizzare in una serie di strategie di riduzione dell’offerta, della domanda e dei danni per migliorare la salute di una popolazione, eliminando o riducendo il consumo del tabacco. Perfetto. Ma non solo. Più recentemente, nel 2015, la stessa organizzazione aveva dichiarato che lo sviluppo di nuovi prodotti e del tabacco, che sono meno tossici o che creano meno dipendenza, potrebbe essere una componente di un approccio globale per ridurre i decessi e alle malattie legate al tabacco, in particolare tra i consumatori che non sono disposti a smettere o non sono in grado di interrompere la loro dipendenza.

Cose di buonsenso, insomma, che però sono evaporate nel corso degli ultimi anni. Ora, infatti, l’orientamento sembra puntare, senza più dubbi né incertezze, sul principio dei vizi zero: una politica di difficile e poco efficace applicazione, come dimostrano i numeri mondiali, che parlano – nonostante i divieti imposti in questi ultimi vent’anni – di ancora oltre un miliardo di fumatori al mondo. Il nuovo approccio ha portato l’Organizzazione Mandavriar Sanità a premiare paesi come l’India, che è arrivata a proibire le sigarette elettroniche, lasciando invece libera la vendita delle vecchie bionde.

Tutto ciò in aperto contrasto con una crescente letteratura scientifica e numerosi riconoscimenti da parte di autorità sanitarie indipendente che dimostrano come le sigarette elettroniche e gli altri prodotti senza combustione riducano sostanzialmente le sostanze tossiche rispetto alle sigarette e rappresentino quindi un’alternativa migliore. Ma evidentemente a livello politico questo a qualcuno non piace e quindi vogliono costringerci a rimanere schiavi delle vecchie sigarette.

Alessandro Sallusti