L’emergenza Coronavirus non è solo sanitaria, ma anche economica. Tanti gli imprenditori, i piccoli commercianti e le partite Iva che mi scrivono per informazioni. Altrettanti quelli che si sentono abbandonati dallo Stato. Per questo, ho deciso di dar voce a questa parte del Paese spesso lasciata sola.
Gent.mo,
La stimo e La seguo e concordo sempre con Lei per quello che dice. Sono una commercialista di Andria, ho un piccolo studio e seguo fiscalmente piccoli imprenditori, artigiani e commercianti e mio marito è un consulente del lavoro (lavoriamo in studi separati).
Tutto ciò premesso, mi permetto di richiamare la Sua attenzione sulle “pratiche” da farsi per la ricezione delle casse integrazioni stanziate dal governo e del bonus dei 600 euro per gli autonomi. Per le casse integrazioni in deroga oltre ai verbali sindacali che le aziende devono fare (a pagamento), devono comprare una marca da bollo da 16 euro da apporre alla domanda, nonché inviarla al sito della regione per poi firmarla e inviarla in copia e in bollo tramite pec agli altri Enti di competenza.
Per gli autonomi bisogna fare richiesta tramite il portale Inps, perfetto, ma non tutti hanno i codici di accesso pertanto hanno inserito i Signori dell’INPS una procedura “semplificata” per l’ottenimento del PIN, e che semplificata non è e che ad oggi non è operativa!!!
Il sito INPS ha delle “falle” e i call center o l’assistente virtuale non esiste!!!! Ma perché in Italia per questi piccoli spiccioli ci complichiamo la vita? Perché noi consulenti dobbiamo stare qui a fare 300-400 domande affinché questa povera gente abbia questi miseri spiccioli che restituirà non appena finirà questa emergenza? Perché una famiglia costituita da cinque persone con un titolare attivo (sia esso che artigiano o commerciante) riceve 600 euro e una famiglia di 3 persone con due titolari attivi riceve 1.200,00 euro?
Non capisco perché in Italia ci complichiamo la vita! mentre altri Paesi, seppur partono tardi, hanno soluzioni più semplici!!
Una consulente delusa e arrabbiata.