Come mai a sinistra ora vanno pazzi per la Meloni

Tutti in coda per sfilare ad Atreju: la leader di Fdi, prima snobbata, ora viene coccolata per la sfida del Quirinale

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Vi ricordate “Tutti pazzi per Mary”, l’esilarante film con una pimpante Cameron Diaz record di incassi al botteghino qualche lustro fa? Beh, oggi nella politica italiana si potrebbe dire a ragione che sono, siamo, “tutti pazzi per Giorgia”. Almeno, questa è l’impressione che si ha a vedere il successo non solo di pubblico ma anche di consenso trasversale e interpartitico che ha accompagnato per una settimana la manifestazione di Atreju. La quale si è svolta in quella romana Piazza del Risorgimento che quei birichini mezzo massoni e mezzo anticlericali della Destra storica andarono a piazzare proprio di fronte alle mura vaticane. Scelta molto discutibile, in verità, ma almeno quei galantuomini avevano il coraggio delle loro idee!

Meloni, la nuova regina della politica

Leader di tutti i partiti hanno reso omaggio alla veramente brava leader dei Fratelli d’Itala. E persino gli intellettuali e i giornalisti più piacioni e “corretti” non hanno esitato un attimo a incrociare i loro tavoli con quelli dei più accesi “sovranisti” e forse persino di qualche “terrapiattista”. Ma la cosa ancora più sorprendente di tutta la faccenda è che non pochi di coloro che deferenti si sono recati a portare il loro omaggio alla nuova regina della politica italiana, fra l’altro incoronata anche da The Economist e varia stampa internazionale, sono gli stessi che nemmeno un mese fa, non dico un anno, tuonavano contro di lei e le chiedevano abiure di un fascismo che non aveva mai conosciuto (se non altro per motivi biografici), harakiri filoeuropeisti e non esitavano a porla al di fuori di un ricostituito, seppur metaforico, “arco costituzionale”.

L’estremo paraculismo italico

Come sia potuta avvenire questa rapida trasformazione non è poi nemmeno dato saperlo, visto che nessuno ha sentito minimamente l’esigenza di giustificarsi, fare autocritica, scusarsi, e come nulla fosse è sfilato e si è preso la sua buona dose di applausi sotto il tendone capitolino. Amnesia totale e ravvicinata o estremo paraculismo? Ah saperlo! Almeno di non credere nei miracoli e a Babbo Natale, nel frattempo messo alla porta dai sempre solerti, infaticabili, commissari censori di Bruxelles. Quello dell’estremo paraculismo italico non è però, ad avviso di chi scrive, traccia da trascurare. E tutto potrebbe ridursi ad un semplice calcolo, o a una paura che investe la sinistra italiana: che è quella, per la prima volta, di non poter dare le carte per l’elezione del nuovo inquilino del Quirinale. E ciò proprio nel momento in cui il capo dello Stato, per una crisi generale del nostro sistema politico-istituzionale, assume un ruolo sempre più centrale.

Da questo punto di vista, il ragionamento dei sinistri è lineare: bisogna evitare che sia il centrodestra compatto, con qualche aiutino centrista, a decidere chi salirà sul Colle più alto, o almeno invocare il valore di un nome condiviso (esigenza nobile ma peccato che in passato quando la sinistra era forte da queste orecchie Letta e compagni non ci sentivano!). Il tentativo di tenersi buona Giorgia Meloni, e casomai “tentarla” pure a rompere sulla candidatura l’asse con Matteo Salvini, potrebbe essere allora il vero motivo di questa collettiva dimenticanza. Siamo troppi convinti dell’intelligenza, politica e non solo, di Giorgia Meloni per temere, se così fosse, che possa abboccare. Ma per lei intanto, e giustamente, l’importante è incassare. Con che coraggio potranno poi dire domani agli italiani che lei e il centrodestra non hanno le credenziali per governare?

Corrado Ocone, 12 dicembre 2021

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