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Ecco l’obiettivo dopo gli scontri: cacciare Fdi dal parlamento

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Ecco qui, il cerchio si chiude. Si parte delle inchieste di Fanpage, si passa per il martellamento quotidiano che chiede a Giorgia Meloni di dissociarsi (di nuovo) dal fascismo, si cavalca l’orribile violenza alla manifestazione anti green pass e alla fine si arriva qui. Al vero obiettivo politico: espellere Fratelli d’Italia, e i suoi elettori, dall’arco democratico.

Mentre Draghi va giustamente a portare solidarietà alla Cgil e ci si interroga come sia stato possibile “lasciare” ai violenti di Forza Nuova campo libero per assaltarne la sede, il mondo politico è in fermento. Da una parte la sinistra in generale prepara la manifestazione con i sindacati di sabato prossimo, ovvero il giorno prima del voto in pieno silenzio elettorale. Di meglio non potevano chiedere: Gualtieri è già lì che gongola. Mentre dall’altra il Pd lancia l’assalto a FdI. Peppe Provenzano, ovvero il vicesegretario del partito di Letta, su Twitter se n’è uscito con una frase che parte da un presupposto corretto e poi scade nella più anti-democratica delle richieste: cacciare FdI dal Parlamento. Ha ragione l’ex ministro a dire che ieri Meloni avrebbe dovuto condannare più chiaramente le violenze di Roma, senza scadere nell’ambigua definizione “non so quale sia la matrice” (è fascista, e noi l’abbiamo detto chiaramente). Ma da qui a ritenere che quelle parole “perpetuano un’ambiguità che la pone fuori dall’arco democratico” è davvero troppo. Anzi: è perfettamente in linea col pensiero poco liberale di certa sinistra, che anziché sconfiggere alle urne l’avversario cerca di espellerlo indebitamente dal gioco.

Ovvie e scontate le reazioni di Fdi. Isabella Rauti, vicepresidente, parla di “parole indegne” che “fanno ripiombare l’Italia in un’epoca buia che noi tutti speravamo di esserci lasciati alle spalle”. Nel partito definiscono l’uscita dem come il “delirio” di un “provetto dittatore nostalgico dei regimi sovietici”. La Meloni invece chiede a Letta di prendere “subito le distanze” per dimostrare che “i toni da regime totalitario” di Provenzano “non rappresentano la linea del Pd”. “Vorrebbero sciogliere il primo partito italiano, unica opposizione al governo – attacca la leader – Un partito cui fanno riferimento milioni di cittadini italiani”. Fdi spera anche in una netta condanna da parte di Draghi. E mentre Salvini difende la collega di schieramento (“Provenzano non può dare patenti di democrazia a nessuno”), il vicesegretario Pd tenta un’incomprensibile scalata degli specchi. “Nessuno si sogna di dire che Fdi è fuori dall’arco parlamentare o che vada sciolta”, scrive come se non avesse letto il suo tweet precedente. Purtroppo per lui, quel che è scritto è scritto, c’è poco da fare. Definire “fuori dall’arco democratico e repubblicano” un partito significa affermare che non rispetta i requisiti minimi per sedere in Parlamento. E dimostra che in tema di democrazia a sinistra sono davvero pochi quelli che possono dispensare lezioni.

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