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Conte è come i carrarmati del Duce

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Giuseppe è uomo d’onore. “Non prolungherò la mia esperienza politica, concluso il mio mandato tornerò alla mia docenza universitaria” aveva assicurato. Il mandato si è concluso anzitempo (ma mai troppo tardi) e lui è tornato alla docenza. Per 24 ore, giusto il tempo di un comizietto mascherinato da lectio pallosa. Poi Grillo col casco da astronauta lo ha convocato e lui, alla garibaldina, ha obbedito. Ora, la sua missione se non è impossibile poco ci manca: i classici volatili per diabetici, perché l’astronauta, Elevato fino alla luna, ha combinato un capolavoro tattico che a sbrogliarlo è peggio del paradosso di Banach-Tarski: le sfere da ricomporre, nel caso, sono quelle dei grillini, che se le sono ampiamente frantumate.

L’astronauta si gioca la carte del Conte

Perché il MoVimento si è agitato un po’ troppo, si è shakerato e le schegge della scatola di tonno, nella quale i grilletti si erano infilati con entusiasmo, sono volate dappertutto: chi alla corte del Draghi, chi sulle ali della dissidenza, chi a vasi comunicanti col Pd, chi addirittura in confluenza con Fratelli d’Italia… La setta di lotta e di sgoverno è diventata di poltrona e di sconcerto tra espulsioni, minacce, strappi, fronde, correnti, ali di corrente, frange di ali di corrente, roba che la vecchia Balena Bianca al confronto impallidiva. E tutto dopo una breve stagione di potere, che, come noto, logora chi non ce l’ha ma all’occorrenza pure chi se lo ritrova ma non sa che farsene.

I duri e puri sono rammolliti, gli onesti disinvolti e i nuovi ragazzi, beh, arrugginiti come i marpioni più incalliti. Che fare? Grillo, che sotto il casco forse ha niente ma non è detto, si gioca la carta del Conte: ci pensasse lui a ricompattare la faccenda, riammettendo i figlioli transfughi, che, tra un belino e l’altro, rendono (o costano) parecchio in termini di fondi parlamentari. Secondo i sondaggi di Mentana, una marmellata così riagglutinata arriverebbe a contare, sotto Conte, il 22%: bah. Sottraendo punti al Pd: aribah.

La notte le lunghi coltelli (da tonno)

Qui pare tutta una guapperia di cartone, un voler rifare la setta partendo dal tetto, tanto più che lì dentro il caos ricorda la notte dei lunghi coltelli, da tonno, ma sempre coltelli, Di Maio, Crimi, Di Battista, Casaleggio, Casalino, tutti hanno una mira, una tattica, una strategia: anche se nessuno sa bene quale sia. Neppure loro. Conte, pur amandosi molto, non può non domandarsi quante divisioni abbia in realtà; insomma, quanti redenti potrà ancora risucchiare? E, soprattutto, quanti fanatici potrà ancora incantare? Beppone è una gran testa di casco, ne inventa una più del comico, ma l’impresa è forse disperata, l’ultimo sussulto della medusa al sole, lo squagliarsi inesorabile del gelato nella fornace. Però, però. Però almeno una cosa si può dire: che se Beppone si è risolto a riesumare Beppino, è segno che immagina, comunque presume – su quali presupposti ah saperlo – che il tecnico della provvidenza potrebbe anche durare meno del previsto. Questa è la classica mossa da disperati, ma a breve termine: sulla lunga distanza, avrebbe poco senso.

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