Conti correnti a rischio, c’è una retromarcia

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I tassi negativi saranno applicati ai conti correnti? È questa la domanda che ormai si fanno milioni di italiani. Le dichiarazioni di Mustier, di qualche giorno fa hanno scatenato un vero e proprio putiferio, con polemiche, proteste e prese di posizione che hanno costretto lo stesso numero uno di Unicredit a tornare parzialmente sui suoi passi. Nella sua prima esternazione, infatti, Mustier aveva chiesto l’applicazione di un costo per tutti i conti che avessero superato i 100 mila euro. La seconda versione parla del coinvolgimento dei soli conti correnti con saldi oltre il milione di euro.

Nella querelle tra il mondo del risparmio e Mustier si è inserita anche Banca Intesa. Così Gross Pietro, presidente del Consiglio d’amministrazione di Intesa. “Noi non applicheremo i tassi negativi ai conti correnti di casa nostra”. La dichiarazione riportata da tutti gli organi di stampa, non è però così netta come sembra. Gross-Pietro, infatti, pur non derogando rispetto all’applicazione di qualunque tipo di tassazione negativa, ha fatto intendere che il peso di detenere masse così importanti sui conti correnti è difficilmente sostenibile da parte di buona parte del sistema bancario e invita comunque i correntisti a fare scelte di investimento diverse.

Dall’altra parte è chiaro, invece, che la retromarcia di Unicredit è dettata più dalla spinta della contestazione che dall’effettiva volontà dell’Istituto di tornare sui propri passi. Ma perché le banche invitano i correntisti a scegliere altre forme di deposito o di investimento e minacciano l’applicazione dei tassi negativi? Cerchiamo di capirlo con esempi molto semplici. Oggi, dopo i tanti ribassi determinati dalla Bce e da Draghi, le banche pagano alla Bce un tasso del -0,50%. Al correntista invece le stesse banche garantiscono lo 0%. E’ evidente come questa differenza di -0,50% pesi sempre di più al crescere delle masse depositate in conto corrente. Immaginiamo che l’Italia abbia un unico risparmiatore e che questo abbia un unico conto corrente da circa 1400 miliardi di euro (tanti sono oggi depositati in conto corrente nel nostro Paese).

Ebbene, quest’unico conto corrente alle banche italiane costerebbe, anzi costa, ben 7 miliardi di euro l’anno. Una cifra davvero impressionante, una cifra che diventa sempre più insostenibile perché mina la solidità dei bilanci delle banche stesse. È facile immaginare che le banche più grandi come Intesa ed Unicredit siano proprio quelle con maggiori quantità di denaro sui conti correnti, di conseguenza sono loro a pagare una quota molto alta dei 7 miliardi che abbiamo calcolato. È anche logico ipotizzare che più si allungheranno i tempi di applicazione dei tassi negativi, maggiore sarà la sofferenza per il sistema bancario. Dall’altro lato, invece, ci sono i correntisti. Molti di quelli che ci hanno scritto in questi giorni contestavano vivacemente la scelta di Mustier. Ed hanno ragione.

Tuttavia il rischio che i tempi dell’applicazione dei tassi negativi sia molto lungo è concreto e quindi è logico che se ci sono sofferenze adesso, figuriamo cosa accadrà tra qualche altro mese o anno. Del tema si continuerà a discutere a lungo, anche perché già mezza Europa sta facendo quello che Mustier avrebbe voluto fare anche da noi. C’è un’analisi che invito tutti voi a fare: se Unicredit avesse seguito l’idea originale di Mustier, cosa sarebbe accaduto ai suoi correntisti?

È facile che ci sarebbe stata una fuga dai conti correnti di casa Unicredit magari a favore di Intesa o di altre banche che avessero dichiarato di non volere applicare alcun costo ai conti. E voi fareste scientemente una scelta simile? Creereste un vantaggio competitivo tanto forte per un vostro avversario? Scendereste in pista con un peso alle vostre caviglie a correre una gara di velocità in cui i vostri avversari invece non hanno pesi addosso? Lo fareste ad una condizione no?!

Leopoldo Gasbarro, 16 ottobre 2019

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