Coprifuoco? Diteci a che serve o cancellatelo

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Il governo non ha cancellato il coprifuoco alle 22. Il ministro forzista (liberale?) degli Affari regionali Gelmini cerca di rassicurare dicendo che potrebbero rivederlo anche prima del 31 luglio. Ce lo auguriamo e probabilmente sarà così. Anche se temiamo con Milton Friedman che «niente è permanente come una misura statale temporanea». Il danno è fatto. Quale turista, quale agente di viaggi, quale albergo potrà programmare la stagione che sta arrivando? Un po’ come quando questo governo chiuse il giorno prima gli impianti sciistici dicendo che si sarebbe magari rivista a marzo la decisione. Sono ancora lì che aspettano.

Il coprifuoco è la più odiosa delle manovre governative. Per questo il contorto hashtag (quelle paroline che girano in modo virale on line) #ioil22nonlovoglio è stato il più cliccato dalla rete. Il 22 non è solo l’orario del coprifuoco, che fino a decisione contraria si trascinerà fino a fine luglio, ma è anche l’anno della marcia su Roma. L’Italietta liberale allora pensò, complice il sovrano, che la marcia non si dovesse fermare. E piano piano, il fascismo come un cancro si insinuò nelle nostre deboli istituzioni. Nessuno pensa che oggi si stia instaurando una dittatura. Ciò che succede è quasi peggio. La politica è talmente fiacca che contro di essa marcia qualsiasi piccolo potere costituito. I magistrati, lo ha scritto benissimo Alessandro Sallusti su queste colonne, fanno i comodi loro e il centrodestra è lì che guarda. E i virologi altrettanto. Hanno dettato l’agenda e la politica non ha il coraggio di assumersi una responsabilità.

Non si può scrivere meglio di Michele Silenzi: «Nell’era dei big data e della trasparenza, dove sono i dati e le analisi statistiche che provano, in modo che dovrebbe essere incontrovertibile data la rigidità delle misure e la loro incostituzionalità giustificata da uno stato d’eccezione, l’effettiva efficacia (rispetto ai costi assolutamente evidenti e incalcolabili in termini economici, sociali, psicologici, relazionali) del coprifuoco? È imperativo rispondere a questa domanda. Se non si è in grado di rispondere in modo chiarissimo e incontrovertibile significa che i dati a disposizione non sono sufficienti, che non dimostrano l’efficacia della misura, e questo è sufficiente, in un mondo che dovrebbe essere razionale e che si basa sulla scienza, a dimostrare l’illegittimità di un simile provvedimento. Quando si mette qualcuno in galera, il principio è innocente fino a prova contraria. Ecco, per giustificare il coprifuoco bisognerebbe dare prova assoluta e incontrovertibile della sua efficacia. Siccome non lo hanno mai fatto, e mai lo faranno, questo sarebbe sufficiente per dimostrarne l’assoluta illegittimità. In Parlamento dovrebbero dare battaglia su questo».

Il coprifuoco rappresenta l’inversione dell’onere della prova sulle nostre libertà. Siamo noi che dobbiamo dimostrare la sua inutilità ai fini del contenimento della pandemia, e non piuttosto il governo a spiegarci quante vite potrebbe salvare. Stanno giocando con le nostre libertà come se fossero a loro disposizione. La nuova presidente dell’associazione di epidemiologia, Lucia Bisceglia, molto candidamente ha detto in una recente intervista sul Corriere della Sera che il coprifuoco serve perché ha un effetto deterrente.

Ecco perché #ioil22nonlovoglio è un piccolo passo verso una ribellione civile, che non dovrebbe avere etichette politiche, ma essere semplicemente l’urlo disperato di chi non vuole perdere duecento anni di storia occidentale.

Nicola Porro, Il Giornale 18 aprile 2021

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