Coronavirus, è guerra a chi prova a tornare alla normalità

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Dopo i runner e i frequentatori di aperitivi, l’opinione pubblica, sapientemente sobillata dalle dichiarazioni del governo e da una certa stampa, ha individuato il nuovo capro espiatorio su cui scaricare l’incapacità e l’inettitudine di chi ci governa: i giovani. Il mantra delle ultime settimane è attribuire la colpa per l’aumento dei contagi alle nuove generazioni additate come irresponsabili perché scelgono di andare in vacanza all’estero (legalmente) o perché trascorrono le proprie serate in discoteca (legalmente). Se la legge lo permette, i giovani hanno il diritto e la libertà di scegliere come passare il proprio tempo libero senza subire il linciaggio mediatico e i giudizi dei moralisti della domenica. Anche perché, se proprio volessimo prendercela con qualcuno, dovremmo farlo con chi ha riaperto le discoteche, non con chi le frequenta.

Ammesso e non concesso che sia giusto chiuderle, viene da chiedersi dove viva chi accusa i giovani di non rispettare il distanziamento dentro i locali da ballo, solo burocrati fuori dal mondo potevano pensare che all’interno di una discoteca si potessero rispettare pedissequamente le disposizioni individuate. Lo scarica barile sui giovani è particolarmente odioso perché sono gli stessi ragazzi e ragazze che hanno dato prova di maturità e rispettato le regole durante il lockdown ma questo governo è campione in uno sport nazionale purtroppo molto diffuso: non assumersi responsabilità e scaricare sempre su qualcun altro le proprie colpe. Il tutto condito da un velo di ipocrisia per cui la decisione di chiudere le discoteche avviene all’indomani di Ferragosto.

Ma il timore è che questa scelta rappresenti solo l’inizio di una serie di misure che verranno adottate nelle prossime settimane individuando di volta in volta nuovi presunti colpevoli quando in realtà è il governo a prendere decisioni salvo poi sconfessarsi. C’è anche un altro risvolto da tenere in considerazione, è in corso una colpevolizzazione di chiunque provi, pur con notevoli difficoltà e cercando di rispettare le regole, di tornare alla normalità. Accade con chi va in vacanza, così come con chi va al mare o a prendere un aperitivo con gli amici, diverso è il caso delle discoteche ma analogo è il ragionamento.

Non è solo il governo a dirci come dobbiamo vivere, dove dobbiamo andare in vacanza, quali luoghi possiamo frequentare ma anche il nuovo tribunale mediatico che vuole decidere cosa è consentito fare e cosa no, addirittura sostituendosi alla legge. Non ti adegui? Poco male, è pronta la condanna morale a suon di video e articoli in cui puntare il dito contro l’irresponsabile di turno. Per questo il problema non è solo la chiusura delle discoteche come singolo episodio ma è molto più ampio e tocca da vicino tutti noi più di quanto possiamo immaginare.

Francesco Giubilei, 18 agosto 2020

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