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Cosa c’è davvero dietro la guerra della sinistra ai ristoratori

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Uno dice: i “rigoristi” saranno ideologici, ma almeno, nonostante abbraccino una posizione – quella delle chiusure a oltranza – che gli studi scientifici stanno picconando, sono in buona fede. Ci credono veramente, sbagliando, contro ogni evidenza, ma sono convinti di perseguire il bene comune.

E invece qua il sospetto è che ci sia ben altro, dietro la crociata della sinistra contro ristoratori, negozianti, ambulanti, piccoli esercenti, partite Iva, autonomi, imprenditori, albergatori, gestori di locali, di palestre e piscine.

1. Siamo di fronte a una sorta di sterminio dei kulaki. Come, dopo la Rivoluzione d’ottobre, il potere sovietico perseguì la sistematica soppressione dei piccoli possidenti, che considerava nemici politici, così, oggi, la sinistra vuole punire tutte le categorie che ne hanno determinato il tracollo alle urne. Stavolta, anzi, la vessazione è più raffinata. Non serve espropriare con la violenza: si espropria con il volto benevolo del paternalismo sanitario. Ci si continua a riempire la bocca di valori costituzionali, quando alla gente viene proibito di lavorare, nonostante sia sul lavoro che, da dettato della Costituzione, si fonda la Repubblica.

L’obiettivo è prostrare gli avversari ideologici della sinistra. Ridurli alla fame, all’emarginazione, all’irrilevanza politica. La soppressione fisica verrà da sé, quando i disperati si toglieranno la vita – perché lo faranno, l’hanno già fatto nella precedente crisi, lo faranno di nuovo in questa.

2. Oltre al pogrom contro il pezzo d’Italia che considera composto da evasori e volgari populisti, la sinistra persegue un chiaro obiettivo elettorale. Perché queste categorie, adesso, iniziano a rivoltarsi contro i partiti che le rappresentavano. Il bersaglio del tranello, ovviamente, è il più temibile dei frontman sovranisti: Matteo Salvini. Il quale, infatti, decidendo di stare dentro all’esecutivo Draghi, ha perso il 2,5% dei consensi, mentre la Lega scende dello 0,8% e, al 22%, sempre più tallonata dal Pd, dato intorno al 19,3%. Anche la crescita di Fdi e i contrasti tra i leader del centrodestra tornano utili alla strategia del logoramento. Si tratta di sfilacciare l’elettorato di quella coalizione, indebolendola e facendo in modo che la coabitazione forzata nel governissimo, seppure imbarazzante per i dem e Leu, alla fine sgonfi la bolla sovranista, in vista delle politiche 2023.

Ecco perché la pressione su Mario Draghi, affinché “mantenga la linea del rigore”.

E così si spiega anche perché, nel nostro Paese, non esistano studi che colleghino indici di rischio ai vari esercizi pubblici. Il punto è che non si tratta di seguire le evidenze scientifiche. Anzi: bisogna nasconderle, per giustificare i lockdown permanenti delle attività produttive.

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