Cosa c’entra con la libertà chi rifiuta il vaccino

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I vaccini sono importanti, nessuno lo mette in dubbio. Ma anche la libertà lo è altrettanto. La libertà di disporre del proprio trattamento sanitario come meglio si crede, senza ideologie, decidendo – giusto o sbagliato che sia – di non sottoporsi alla punturina di AstraZeneca, Pfizer o Moderna. Lo so, è vero: per alcuni appare maledettamente difficile da accettare. Tuttavia in uno Stato democratico bisogna pur tener conto della volontà di chi non intende sottoporsi alla campagna di vaccinazione di un farmaco tutto sommato sperimentale, di cui neppure gli esperti del Cts oggi conoscono esattamente gli effetti a lungo termine né la durata degli anticorpi.

Sbagliano gli scettici? Probabilmente sì. I dati estivi sembrano incoraggianti: il tasso di letalità della Covid-19 è sceso dal 10% dell’anno scorso al 3% di adesso. E questi due numerini applicati alla vita reale significano centinaia, forse migliaia di vite in meno. Chi scrive ha ricevuto la prima dose, dunque nessun ostruzionismo ideologico da no vax arrabbiato. Però negli ultimi giorni è tutto un fiorire di moralisti che su social e giornali si prestano a fare la paternale a chi non si vaccina. Su Repubblica, Massimo Antonelli, primario di rianimazione al Gemelli di Roma, ha sentenziato: “Ci capita abbastanza spesso di curare persone che avrebbero avuto diritto al vaccino ma hanno scelto di non farlo, e che dopo la malattia inevitabilmente si ricredono”. Alessandro Longo, giornalista scientifico, pone invece una domanda: “Si può fare che i no vax contagiati dal Covid (categoria che tende a diventare i principali soggetti in terapia intensiva) si curino pagandosi le spese, con l’esclusione solo dei redditi più bassi?”. Enrico Letta è già salito sul carro: “L’obbligo vaccinale non mi sembra sbagliato”. E in Lombardia è partita la caccia ai 500 sanitari che hanno detto “no” alla puntura: si tratta di medici e infermieri, va precisato, che non si oppongono ai vaccini in generale ma contestano solo “quello anti-Covid, che non ha ricevuto la sperimentazione necessaria secondo le regole scientifiche”.

Sbagliano? Magari anche sì. Ma perché dovremmo costringere chicchessia a prendere un farmaco in cui non crede? Già l’obbligo vaccinale per i sanitari qualche retrogusto liberticida lo aveva. Già l’idea di far tornare in classe solo gli studenti protetti sa di ricatto per costringerli a ricevere il siero e non restare in Dad. Ma questo martellamento contro i non vaccinati appare una sorta di terrorismo mediatico allo scopo di mettere alla berlina i reticenti e costringerli con la gogna alla punturina. Ricordiamolo: non parliamo dei no vax in stile talebani, quelli contrari a prescindere meglio lasciarli perdere; ci riferiamo agli indecisi o ai dubbiosi che rifiutano la dose, tutti legittimamente confusi da una campagna che certo non è stata né chiara né tantomeno specchiata. Avete presente il caos su AstraZeneca o sul mix di vaccini? Ecco.

Che poi molte delle obiezioni cozzano con l’intelligenza: se costringessimo i no vax a pagarsi le cure di un’eventuale infezione da coronavirus, non dovremmo fare lo stesso con chi fuma pacchetti di sigarette e poi si becca il cancro ai polmoni? O con chi corre in auto oltre i limiti di velocità? O con chi non indossa la cintura di sicurezza? Direte: il tema stavolta è diverso. Chi fa uso di Marlboro mette a rischio solo la propria vita, mentre chi non si vaccina ha sulla coscienza anche quella degli immunodepressi che non possono ricevere il siero. Vero, giusto, giustissimo. Ma perché allora, anziché terrorizzare, non provare a “convincere”? Convincere gli indecisi a fare una scelta consapevole, libera, informata. Additare o fare la paternale serve a poco, se non a radicalizzare i contrari al vaccino.

Giuseppe De Lorenzo, 8 luglio 2021

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