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La guerra in Ucraina

Così la Svizzera nasconde i patrimoni degli oligarchi di Putin

L’accusa americana alla Confederazione: confiscati solo 7,5 miliardi su 150. Berna protesta

svizzera putin

 di Andrea Gebbia da Ehrendingen (Svizzera) 

La Commissione U.S. Helsinki (anche nota come Commissione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), come spiegato nel suo sito internet, è un organo del governo americano che promuove diritti umani, sicurezza militare e cooperazione economica in 57 Paesi in Europa, Eurasia e Nord America. Tale Commissione, in un recente “briefing” sul controllo di possibili patrimoni russi in Svizzera (dal titolo “Russia’s Swiss Enablers”) ha criticato pesantemente il sistema elvetico sulle misure poco incisive contro il riciclaggio di denaro sporco.

Avendo aderito alle sanzioni europee contro la Russa dopo l’attacco all’Ucraina, venendo meno alla sua storica neutralità, la Svizzera ha dichiarato di aver confiscato finora 7,5 miliardi di franchi appartenenti a oligarchi russi. Il finanziere ed attivista politico Bill Browder, speaker nel sopra menzionato briefing, ha sostenuto che la confisca di soli 7.5 miliardi di franchi sia scandalosa. La somma citata è sicuramente elevatissima in valore assoluto, tuttavia la Associazione delle Banche Svizzere ha stimato che i patrimoni russi nella Confederazione ammonterebbero addirittura a 150-200 miliardi di franchi svizzeri. Dunque il confiscarne “solo” 7,5 è, sempre secondo Browder, quasi un insulto.

Secondo Browder la Svizzera sta andando troppo leggera in questo campo e, secondo la sua esperienza, sembra che la Confederazione volti volutamente la testa dall’altra parte quando si tratti di cercare i patrimoni degli oligarchi russi in Elvezia. Insomma, secondo la Commissione U.S. Helsinki, la Svizzera avrebbe leggi troppo permissive nel campo finanziario (money laundry) e anche un passato (e presente) piuttosto “oscuro” in questo settore.

Tali tematiche sono state confermate da uno dei maggiori speaker al recente briefing, l’esperto di diritto e anticorruzione Mark Pieth, emerito professore all’università di Basilea. Il professore sostiene che molti oligarchi e ricchi personaggi russi vicini a Putin avrebbero patrimoni in Svizzera difficili da trovare perché nascosti dietro a società di comodo o conti in paradisi fiscali offshore. Avvocati e consulenti non sono obbligati a rivelare dettagli sugli intestatari di questi conti correnti. La legge rossocrociata sul riciclaggio di denaro sporco, secondo Pieth, dovrebbe essere modificata al più presto.

Naturalmente i politici svizzeri si sono subito indignati per le accuse americane di favoreggiamento verso i russi e i loro patrimoni. Molte testate giornalistiche del Paese hanno riportato questo episodio. Il ministro degli esteri elvetico, che quest’anno ricopre anche la carica di presidente federale, il ticinese Ignazio Cassis, ha chiaramente espresso al suo omologo statunitense Anthony Blinken l’indignazione svizzera per le accuse, ritenute inaccettabili. Pieth, dal canto suo, ha rincarato la dose, descrivendo la reazione del governo elvetico come fin troppo sensibile. Egli dice che sarebbe stato meglio semplicemente prendere le critiche sul serio.

Andrea Gebbia, 7 maggio 2022

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