Rassegna Stampa del Cameo

Covid, 13 cose che abbiamo imparato

Osservo come questo governo gestisce il post “Virus”, ascolto il linguaggio contorto del Premier, tento di decifrare il silenzio enigmatico del Presidente: mi pare ancien régime in purezza. Il “Virus” è stato un terremoto inatteso scaraventatosi sul modello politico, economico, culturale (CEO capitalism) dominante da 30 anni. Ora scopro che le leadership non hanno una strategia per sciogliere il dilemma cibo vs salute. Si limitano a ripetere il ritornello “dobbiamo contemperare la salute con l’economia” ma nel frattempo hanno preso decisioni basate sull’arrivo di un vaccino salvifico a inizio 2021, che di fatto, se non avvenisse, penalizzerebbero l’economia.

Hanno prodotto Dpcm in successione, senza respiro strategico, spesso ridicoli nelle loro modalità attuative (sui bus a mò di sardine ma a casa non più di 6!). Nel frattempo, certe attività ad alta occupazione stanno morendo. E se scoprissimo che il vaccino, ammesso lo si trovi, non sarà operativo prima del 2022 o oltre, e la sua copertura moderata? Abbiamo un Piano B? Andando avanti così (“apri e chiudi”) distruggiamo definitivamente l’economia.

Temo che la situazione sia sfuggita di mano alle élite politiche, economiche, culturali, religiose dell’Occidente. Da Merkel, a Macron, a Rutte, scommettono tutti sull’arrivo a breve del vaccino. E noi?

1. In pochi giorni, da paese modello della lotta al Virus (una ridicola fake news istituzionale) siamo tornati nel gruppone degli altri europei, degli americani, dei brasiliani, tutti bloccati sulla modalità “apri un po’, chiudi un pò”.

2. Il Conte Bis è una squadra di governo sgangherata, con giovanotti usciti o da una misteriosa piattaforma digitale o nati vecchi da partiti vetusti, e un capitano emerso dalle oscurità del Deep State.

3. Un unico merito: hanno “chiuso” bene il Paese la prima volta.

4. Hanno dimostrato non essere all’altezza nel “riaprirlo”, pur avendo buttato nella fornace del debito pubblico un centinaio di miliardi (a pioggia).

5. Per “chiudere” bastano competenze prefettizie, per “riaprire” bisogna avere competenze strategico-manageriali autentiche. Non le hanno. Non si può governare un Paese a colpi di voti di fiducia, di pieni poteri, di ridicoli commissari ad acta, con un Parlamento di inetti, terrorizzati di perdere la cadrega.

6. I numeri del Virus ormai sono chiari, la contagiosità è altissima, ma la letalità è bassa. L’1% dei contagiati finisce nelle terapie intensive e di questi un certo numero muore. Un vero leader controlla, in parallelo, sia la curva dei contagi sia la curva dei senza reddito e della caduta del Pil, definisce una strategia, poi pianifica e si organizza. Questi che fanno? Si dilaniano in chiacchiere.

7. Mai come in questo momento la domanda del vecchio Lenin è pertinente: che fare?

8. Se ascolti gli scienziati di regime, ormai più attori da talk che da laboratorio, devi chiudere tutto fino all’arrivo del vaccino.

9. Che succede se richiudi? Il Paese si frantuma. I poveracci, con mascherina incorporata, si aggireranno per le strade per sopravvivere. Entreremo nel mondo di The Road di Cormac McCarthy. Lor signori invece si ritireranno in villa (o nel trullo o nel maso o nel casolare maremmano), con familiari, domestici, bodyguard, pontificheranno da remoto sul “Virus”, sputeranno il solito editoriale giornaliero, scriveranno il romanzo per lo Strega o il saggio di economia che fa curriculum, in attesa dell’arrivo del vaccino. Gli italiani impoveriranno, Cina e Silicon Valley ingrasseranno.

10. Siamo sul serio un Paese serio, come ci siamo avventurosamente autoproclamati?

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