Covid, il pediatra: “Perché bisogna smetterla coi tamponi ai bimbi”

La proposta del preside di Medicina alla Statale di Milano, Zuccotti: normalizziamo la pandemia

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Di fronte allo sfacelo di un sistema Paese messo in ginocchio da misure sanitarie sempre più sproporzionate, visto che oramai sembrano tutti concordi nel definire la variante Omicron del Sars-Cov-2 assai meno letale delle precedenti, qualcosa comincia a muoversi anche nel mondo della medicina ufficiale.

Basta tamponi ai bambini

A tale proposito registriamo la netta presa di posizione sul caos scolastico di questi giorni del preside della facoltà di Medicina dell’università statale di Milano, Gian Vincenzo Zuccotti, il quale è anche direttore di Pediatria e Pronto soccorso pediatrico dell’Asst Fatebenefratelli Sacco. “Dopo due anni credo che lo possiamo dire: forse è arrivato il momento di normalizzare questa pandemia partendo dal basso, dalle fasce d’età più giovani che fortunatamente non presentano importanti problemi clinici dall’infezione con Sars-CoV-2. Quindi lasciamo andare questi bambini a scuola e smettiamo di fare i tamponi. Se stanno bene vanno a scuola, se stanno male il pediatra di famiglia deciderà se è opportuno fare il test per verificare la motivazione. E facciamo funzionare tutto così, perché altrimenti è meglio che chiudiamo. Perché è quello che succede. Per le famiglie è un rompicapo che mi sembra non abbia alcun senso continuare”. Questo il ragionevole messaggio di Zuccotti. Messaggio che, per l’estrema sordità che chi si trova al vertice del Paese ha dimostrato nei confronti di simili appelli, rischia di essere meno fortunato di una missiva affidata alla classica bottiglia gettata in mare.

L’appello dei presidenti di Regione

D’altronde anche alla maggioranza dei presidenti di Regione, che chiedevano di ridurre i tempi dell’assurda quarantena per gli asintomatici, il governo centrale ha opposto un reciso diniego, malgrado la situazione sempre più esplosiva che l’insensata caccia ai contagi sta creando, con milioni di cittadini, quasi tutti senza sintomi, costretti ad un riposo forzato, se così vogliamo definirlo.

A mio avviso questa inverosimile resistenza a qualunque pur minimo allentamento delle misure, al netto del delicato passaggio dell’elezione del Capo dello Stato, il quale ha di fatto posto in stand by l’intera classe politica, si spiega con l’esigenza da parte di chi soffia sul fuoco del terrore da due anni di non consentire alcuna crepa nella assurda impalcatura burocratica con cui ci sono stati tolti molti dei nostri diritti civili. Così come accade in tutte le dittature che si rispettino, anche quella sanitaria che ci è stata imposta col consenso di una maggioranza di individui manipolati e atterriti oltre ogni misura, non può permettersi deroghe di nessun genere, poiché esse – nel nostro caso – renderebbero evidente ai più l’inganno subìto.

E così, mentre anche l’Irlanda si unisce ai numerosi Paesi europei che hanno praticamente tolto tutte le restrizioni anti-Covid, l’Italia resta sempre più isolata a guardarsi l’ombelico e a raccontare la bubbola che tutto il mondo ci invidia la nostra fantastica strategia per contrastare il coronavirus. Siamo così invidiati che, tuttavia, nessuno si sogna neppure lontanamente di imitarci.

Claudio Romiti, 23 gennaio 2022

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