Salute

Covid, perché non ha senso l’esposto contro Bassetti

L’infettivologo segnalato all’ordine da 123 laureati in medicina. Lui reagisce: “Denuncio tutti”

Salute

La più controversa pandemia della storia, quella del Covid-19, continua a produrre molti, a mio avviso inevitabili, strascichi polemici. L’ultimo della serie riguarda Matteo Bassetti, uno dei virologi ortodossi più ascoltati e intervistati nel lungo periodo di terrore che ha tenuto in scacco il Paese. A quanto pare ben 123 laureati in medicina lo avrebbero segnalato all’Ordine dei Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Genova.

Per tutta risposta l’infettivologo genovese ha pubblicato un post su Twitter che è tutto un programma: “Grazie a quello che hanno scritto contro di me, contro la medicina dell’evidenza, contro i vaccini, contro l’operato mio e di molti colleghi e a favore di farmaci e protocolli non approvati per la cura del Covid-19, hanno fornito a me e al mio avvocato la documentazione per denunciarli, uno per uno, ai loro rispettivi ordini. Finché si parla al bar o nei comizi è un conto, non quando lo si fa per iscritto. Si sono fatti un gigantesco autogol .Verba volant scripta manent. Grazie davvero a tutti i 123. Non pensavo davvero si potesse arrivare a tanta bassezza scientifica, culturale e deontologica”.

In estrema sintesi, Tra le accuse principali rivolte dai 123 medici a Matteo Bassetti c’è quella di “aver attaccato i colleghi che volevano informare i loro pazienti sui vantaggi e svantaggi della inoculazione definendoli cattivi maestri” e l’avere “insultato i colleghi che in scienza e coscienza trattavano i loro pazienti con farmaci tradizionali (antinfiammatori, idrossiclorochina, cortisonici, eparina) poi rivelatesi estremamente efficaci, trattandoli alla stregua di stregoni o ciarlatani, esaltando allo stesso tempo le linee guida ministeriali (paracetamolo e vigile attesa), violando il principio che obbliga un medico a non farsi condizionare dalla burocrazia o da conflitti d’interesse”.

Inoltre, i medici accusano Bassetti di avere “propagandato la sicurezza e l’efficacia di un farmaco tutt’ora in via di sperimentazione (BionTech-Pfizer e Moderna)” e di avere “offeso e denigrato illustri medici (Luc Montagnier per primo e per questo è stato condannato)”, fino all’accusa di avere “prestato la propria immagine per pubblicità non di natura sanitaria (Facile Ristrutturare) ledendo il decoro dovuto alla figura del medico”.

Ora, la questione risulta piuttosto complessa e presenta svariati elementi che chiamano in causa moltissimi aspetti che vanno ben oltre la scienza medica in quanto tale. Personalmente, pur condividendo alcuni dei rilievi mossi a Bassetti, non ritengo che una analisi retrospettiva della sporca faccenda del Covid-19 si possa risolvere a colpi di esposti o di contro-denunce.

Come ebbi modo di scrivere all’inizio di questa tragedia, più sociale che sanitaria, il fatto che si sia rapidamente strutturato un movimento pseudo-scientifico di natura religiosa, basato su dogmi che successivamente si sono rivelati spesso infondati, ha trascinato verso una deriva ortodossa, se così la vogliamo definire, anche le menti più critiche e brillanti della medicina nostrana, tra cui possiamo certamente annoverare Matteo Bassetti.

In sostanza, molti di questi luminari, sebbene fosse evidente che nell’intimo covassero qualche dubbio in merito, ad esempio, all’uso massivo delle mascherine, del coprifuoco, dei banchi a rotelle, dei tamponi a tappeto, dei vaccini ai soggetti giovani e quant’altro, hanno preferito seguire la corrente per non rischiare di passare per eretici, esprimendo un certo buon senso solo nei casi di conclamata idiozia virale.

Tant’è che nessuno di questi autorevoli medici ha fiatato quando abbiamo raggiunto il vertice dell’ortodossia sanitaria attraverso la celebre esternazione dell’allora presidente del Consiglio, Mario Draghi: “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente. Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore” .

Ebbene, dal momento che a posteriori le cose non sono affatto andate come venivano raccontate dall’organo di stampa del regime sanitario, ossia il giornale unico del virus, ritengo che solo un franco a pacato dibattito retrospettivo potrebbe chiarire i troppi punti oscuri che circondano una vicenda così grave e che ha prodotto tanti danni collaterali. L’idea di ripercorrere la stessa vicenda a colpi di carta bollata rischierebbe invece di renderla ancora più intricata.

Claudio Romiti, 13 luglio 2023

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