La crisi energetica

Crisi energetica, lo studio svizzero su come risparmiare di più

Navitas Consilium ha pubblicato una ricerca su come incrementare il risparmio energetico del Paese. Ecco cos’è balzato all’occhio

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Il tema dell’energia e dei consumi è sempre all’ordine del giorno e ormai angoscia tutti i principali Paesi industrializzati. In Svizzera, la società di consulenza Navitas Consilium SA, con sede a Martigny, ha eseguito un interessante studio energetico. Una vera e propria mappatura interattiva di tutti i Comuni elvetici, che farebbe probabilmente impallidire anche il nostro sempre sicuro ministro Cingolani. Navitas Consilium è una società di consulenza su energia e clima, spin-off del centro di ricerca Crem (associazione senza scopo di lucro fondata nel 1986 dal Comune di Martigny e dal Politecnico federale di Losanna).

Nel 2020, il riscaldamento e il consumo di acqua calda negli edifici hanno contribuito per il 40% al fabbisogno energetico della Confederazione Elvetica. Quindi, gli immobili giocano sicuramente un ruolo importante per raggiungere l’obiettivo della neutralità da Co2 entro il 2050, definito dal governo svizzero già nel gennaio 2021. Lo sforzo necessario è elevato, tuttavia ci sono già approcci possibili per sostenere i Comuni nel tentativo di incrementare il risparmio energetico degli edifici, così come nel migliorare la qualità dell’energia consumata.

La Navitas Consilium ha presentato la sua ricerca pubblicando online i risultati, grazie ai dati messi a disposizione dal Rea (Registro Federale degli edifici e delle abitazioni), una “succursale” dell’Ufficio federale di statistica. Tre cartine interattive della Svizzera, vere e proprie mappe energetiche a livello comunale, consentono di osservare, per ognuno dei 2’147 Comuni, la frazione di energia rinnovabile e quella di energia importata dall’estero così come la quantità di gas serra emessa per il riscaldamento e la produzione di acqua calda negli edifici.

Emissione di gas serra

Con la sua strategia 2050, il governo svizzero ha fissato l’obiettivo delle “zero emissioni nette” di gas serra entro il 2050 (neutralità climatica) per rispettare l’Accordo di Parigi sul clima del 2015. La cartina indica le emissioni di gas serra degli edifici in tutti i Comuni svizzeri. Come si può notare facilmente dai colori, alcuni dei più noti luoghi di turismo invernale sono i maggiori indagati, quando si misurano le emanazioni di gas pericolosi per il surriscaldamento della Terra: St. Moritz e Leukerbad guidano la classifica con 46 kg Co2 equivalente all’anno per m2 di superficie riscaldata, seguono Zermatt con 41, poi Saas-Fee e Arosa con 40.

Nei Comuni con il maggior impiego di energie rinnovabili, le emissioni di gas serra risultano ovviamente limitate. Tra le maggiori città, la più virtuosa risulta la capitale Berna, con 23 kg Co2 equivalente per m2 di superficie riscaldata, seguono Zurigo e Basilea con 24, Losanna con 25 fino a Ginevra con 35 e Lugano con 37.

Frazione di energie rinnovabili

In Svizzera, l’approvvigionamento di energie rinnovabili promuove risorse locali come l’energia solare, le pompe di calore o la legna da ardere. Maggiore è la quota di risorse locali utilizzata, minore risulta la necessità di importare energia dall’estero. Nella cartina si vede la quota di energia rinnovabile usata per il riscaldamento e la generazione di acqua calda nei Comuni svizzeri, rispetto all’energia totale. Anche qui molti famosi comuni turistici montani non sono veramente “sostenibili” in termini di energie rinnovabili: Zermatt, per esempio, ne usa solo l’11% e Saas-Fee il 13%. Nelle zone a maggior densità abitativa, la quota di energie rinnovabili utilizzate decresce.

Per quanto riguarda le maggiori dieci città svizzere, Losanna è al primo posto con il 28% di energie rinnovabili usate negli edifici, seguono Zurigo e Basilea con il 24% fino a Lugano e Ginevra che impiegano rispettivamente solo il 6% e il 4% di energie pulite. La dipendenza dall’energia importata dall’estero segue ovviamente l’andamento opposto (Losanna 72%, Zurigo e Basilea 76%, Lugano 94% e Ginevra 96%).

Frazione di energia importata dall’estero

Le fonti energetiche importate dall’estero riguardano al momento principalmente olio combustibile e gas, che rappresentano rispettivamente il 30% e il 25% del fabbisogno energetico degli edifici in Svizzera. La cartina indica la porzione di energia importata rispetto a quella prodotta localmente.

Il direttore di Navitas Consilium, Gabriel Ruiz, incoraggia i Comuni a monitorare i loro dati: “Siamo in grado di aggiornare i nostri calcoli periodicamente, per mostrare i progressi dei Comuni in direzione degli obiettivi energetici globali”. Lo studio e la visualizzazione dei dati dei singoli Comuni costituiscono un interessante tool, per poter identificare le aree con maggiori potenzialità di “decarbonizzazione” degli edifici in Svizzera.

Andrea Gebbia, 22 settembre 2022

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