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Cromosoma Y: vi spiego perché Imane Khelif non è un uomo

Imane Khelif © kjpargeter e Stickers alphabet cute tramite Canva.com

L’atleta algerina è vittima, innanzitutto, della nostra ignoranza. Comprensibile perché non si può sapere tutto. Epperò, quando si scopre che si è ignoranti, perseverare in essa si diventa presuntuosi. Tralasciando altri casi più complicati, limitandoci a “XX” o “XY” (e anche su questo facendola semplice), l’uguaglianza XY=maschio non è una identità. Nel senso che “se maschio allora XY” è vera; ma non è vero l’inverso. In particolare, in genere si ha, sì, “se XY allora si diventa maschio”, ma perché ciò accada il cromosoma Y deve essere riconosciuto come tale. A volte, però – anche se più raramente (qualcosa come 1 volta su 60.000) – succede che Y non viene riconosciuto e allora con XY si resta femmina.

Ho scritto si “diventa maschio” e si “resta femmina” perché tutti noi cominciamo come femmine. Poi, se siamo XY e Y viene riconosciuto, allora ci “trasformiamo” in maschi. Se invece siamo XX o se Y non viene riconosciuto come tale, allora si “resta” femmina. Come XX evolviamo con tutte le caratteristiche attribuite alle femmine. Come XY e con Y non riconosciuto come tale l’evoluzione può non essere totale: per esempio, non si sviluppa l’utero e, naturalmente, non si può procreare. Ma non diremmo, per questo, di non essere femmine: se lo dicessimo dovremmo dirlo per tutte quelle che, per altre ragioni, non possono procreare. Tra l’altro, l’ironia vuole che la ragione per cui Y non è riconosciuto risiede in una “anomalia“ nell’X della coppia XY. E siccome quell’X proviene dalla mamma, la cosa è di eredità “femminile”, per così dire. La mamma non risente dall’avere un X anomalo, perché ha l’altro X che è “buono” e che domina su quello anomalo. Quest’ultimo, in assenza di un omologo “buono”, diventa invece dominante. Codeste donne possono essere amate (in tutte le accezioni della parola) come qualunque donna, possono sposarsi con uomini e la coppia può ben crescere figli (ma solo adottati).

La sindrome si chiama anche sindrome della donna bella. Questo perché le donne XY ove Y non è riconosciuto come tale, hanno un corpo che, secondo i nostri soggettivi canoni di bellezza, è più bello. I nostri canoni di bellezza sono chiaramente un costrutto culturale, anche se vi è una componente di armonia geometrica. Questa, assieme al costrutto culturale, ci porta a considerare le fattezze maschili dei corpi più belle e armoniose di quelle femminili: Leonardo da Vinci insegna a questo proposito. Se poi all’armonia del corpo si aggiunge la bellezza del volto, le donne XY con la sindrome detta sono donne bellissime, da top-model, diremmo. I nostri canoni vogliono la donna senza peli “superflui”; e, infatti, le donne di solito si depilano, per essere “più donne”. Orbene, le donne con questa sindrome spesso non sviluppano alcuna peluria: dovremmo forse dire che esse sono “naturalmente più donne”? Alcune di esse, top-model lo diventano proprio, e non poche top-model hanno questa sindrome. Altre diventano attrici, professione che richiede, a volte, una estetica ritenuta superiore. Per esempio, si dice che sia XY l’attrice del film “Un pesce di nome Wanda”, una diceria diffusa che l’attrice in questione (che, assieme al marito, ha adottato due bambine) non ha mai smentito. Una che invece ha dichiarato la propria sindrome è la top-model belga Hanne Gaby Odiele (HGO).

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Cosa dire dell’atleta algerina? Intanto che non è un uomo, esattamente come non lo è HGO. Punto. Essa è una donna e come ogni donna non è perfetta. Avendo scelto di praticare la boxe, ha naturalmente sviluppato il proprio corpo in un senso che, tipicamente, attribuiamo essere più mascolino. Ma questo vale per tutte le atlete che scelgono di fare agonismo in alcuni sport, come boxe o culturismo, ma non solo. Se HGO avesse scelto di diventare pugile professionista o di praticare culturismo, avrebbe un fisico diverso da quello della foto. Ma anche i maschi che praticano questi sport potenziano queste caratteristiche, e chi di noi, pur maschio, è poco “sportivo” non farebbe proprio un figurone se confrontato coi maschi pugili o culturisti. Allora, ogni illazione che vuole l’atleta algerina con un corpo “da uomo” è solo una grossa stupidità, visto che la cosa potrebbe dirsi per tutte le donne, pugili professioniste, che – siano esse XX o XY – hanno necessariamente uno sviluppo muscolare diverso dalle donne (e dagli uomini) che non praticano questi sport.

Allora, l’atleta algerina, per il solo fatto di essere XY, non ha alcun vantaggio sulle altre atlete della stessa categoria. Si è supposto un maggiore livello di testosterone. Questo influisce sulla massa muscolare, ed è questa, più che il livello dell’ormone, ad avere peso: una volta accertato che la massa muscolare delle atlete è comparabile, rispetto a essa le atlete gareggiano in condizioni eque. In ogni caso, il livello ormonale in sé non è comunque lo stesso in tutte le atlete. Il punto che dovremmo accettare è che solo la commissione sportiva può decidere sulla equità della competizione. E ha il dovere di deciderlo rispettando la riservatezza dell’atleta, una riservatezza che tutti noi avremmo il dovere di rispettare a nostra volta.

Franco Battaglia, 6 agosto 2024

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