Nell’ultima puntata della Zanzara, Giuseppe Cruciani ha espresso in modo deciso le sue opinioni sul significato del Primo Maggio e sulla questione della microcriminalità come “prezzo da pagare” per la democrazia.
“Allora ragazzi, buon primo maggio un cazzo, a me non me ne frega nulla”, ha esordito il conduttore. “Qualcuno oggi ha detto ‘ah buon primo maggio’, mi ha accolto qui dicendo buon primo maggio. Avrei voluto dire ‘ma che cazzo me ne frega a me del primo maggio’. Ci lamentiamo sempre dell’Italia che non produce, dell’Italia che non produce abbastanza, non ci sono i soldi, l’economia non va bene. E le città sono vuote dalla settimana prima di Pasqua, le città sono deserte”.
Successivamente, Cruciani ha affrontato il tema della microcriminalità e del suo rapporto con la democrazia, prendendo di mira le opinioni di David Parenzo: “La seconda cosa che voglio dire è questa. Parenzo dice che i furti in metropolitana, i piccoli furti, la microcriminalità, sono il prezzo che dobbiamo pagare alla democrazia, lo ha detto più volte: se accettiamo la democrazia dobbiamo accettare pure il fatto che ci siano i rom che rubano in metropolitana, i furti nelle case, insomma la piccola criminalità fa parte della nostra vita e la dobbiamo accettare”
Concludendo con un paragone provocatorio, Cruciani ha affermato: “Ora, se è vero questo, perché non possiamo accettare un manipolo di imbecilli che fa il saluto romano? È esattamente la stessa cosa. Non capisco perché, come al solito, due pesi e due misure parenziane. Se accettiamo il furto addirittura, perché non dobbiamo accettare il fatto che ci siano duemila, e ripeto, duemila imbecilli che vanno a fare il saluto romano per onorare uno morto 50 anni fa. Perché lo dobbiamo considerare un crimine?”.