Il Merge di Ethereum è andato in porto

Giovedì, Ethereum ha completato la tanto attesa transizione (merge) dall’essere una blockchain convalidata da un meccanismo di consenso proof-of-work (come quello attualmente impiegato da Bitcoin, in cui i miner con la maggior potenza di calcolo generano più monete) al metodo proof-of-stake, molto più efficiente dal punto di vista energetico.

Con il metodo proof-of-stake i miners che detengono più ETH convalidano la maggior parte delle transazioni e ne raccolgono i frutti.

Il passaggio si è svolto senza intoppi

L’operazione si è svolta senza alcun contrattempo e secondo le modalità e i piani che erano stati progettati già da tempo.

Secondo un rapporto del Crypto Carbon Ratings Institute (CCRI) commissionato dalla società di software incentrata su Ethereum ConsenSys, Ethereum dopo il merge di giovedì utilizza circa il 99,99% in meno di energia. Se questo dato si conferma nel tempo, l’upgrade ha anche leggermente superato le proiezioni fatte dallo stesso Team di Ethereum.

L’unione, però, ha anche portato a un Ethereum più centralizzato.

Secondo Martin Köppelmann, co-fondatore della piattaforma DeFi Gnosis, infatti, Coinbase e il pool di staking di liquidità Lido Finance rappresentano insieme il 42% dei validatori di Ethereum post-fusione e le prime sette entità controllano più di due terzi della partecipazione utilizzata per convalidare le transazioni.

Meno energia comporta meno “democrazia” dunque su Ethereum?

Il resto delle criptovalute

Tutte le prime trenta criptovalute hanno perso valore nell’ultima settimana (anche Ethereum e Bitcoin) ad eccezione di Ripple XRP, che è aumentata del 2%, e Cosmos (ATOM) del 3,5%.

Per un approfondimento sulla settimana delle criptovalute, leggi: “Ethereum registra le perdite maggiori nei giorni del merge“.

Il Team di BTCSentinel, 19 settembre 2022