Dal colpo di mano all’inferno aereo: il nuovo piano militare di Putin

Il Cremlino cambia strategia: “Il peggio deve ancora venire”. Pronti i bombardamenti aerei

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Il peggio deve ancora venire” è il riassunto, in estrema sintesi, dell’ultimo colloquio fra il presidente Emmanuel Macron e l’omologo russo Vladimir Putin. Al tempo stesso, benché gli ultimi negoziati siano falliti, si è raggiunto un accordo per evacuare i civili ucraini dalle aree urbane più vicine alle operazioni militari. Cosa vuol dire? La combinazione di questi due messaggi, chiarissimi, è che la Russia si sfila i guanti e inizia a combattere una guerra senza limiti, fino al raggiungimento della vittoria, a prescindere dal costo. Ciò implica anche il bombardamento di aree urbane in modo pressoché indiscriminato.

Fallito il blitz di Putin

I bombardamenti a cui abbiamo assistito finora, soprattutto a Kharkiv e a Kiev sono ancora un piccolo assaggio di quel che potrebbe accadere ora. La battaglia per l’Ucraina avrebbe dovuto essere breve e non sanguinosa, come indicano ormai molti elementi. Probabilmente il Cremlino si aspettava una replica della guerra in Georgia, in cui l’esercito di Tbilisi venne sconfitto in quattro giorni e in una settimana venne consolidata la presa sul territorio.

Poche truppe, tanta resistenza

Una prova di queste aspettative sta nel numero relativamente basso di truppe (120mila uomini) con cui si intendeva invadere un Paese con un esercito quasi doppio, se si includono i riservisti. L’operazione per conquistare l’aeroporto di Hostomel avrebbe dovuto consentire un assalto di forze d’élite alla capitale Kiev per via aerea, ma l’aeroporto è rimasto in mani ucraine dopo una dura battaglia e i russi sono stati costretti a condurre un attacco solo terrestre. A sua volta rallentato da stretti colli di bottiglia logistici che hanno causato il più grande e prolungato ingorgo su strada. Altri fronti si sono dimostrati più resistenti del previsto. In senso orario: Kharkiv resiste ancora, nonostante l’arrivo dei parà russi due giorni fa; sul Donbass non c’è ancora uno sfondamento; Mariupol (data per persa tre giorni fa) è ancora in mani ucraine; Kherson è caduta solo ieri. Odessa, sempre che sia un obiettivo, appare ancora lontana.

L’articolo pubblicato per errore

È rivelatore che il 26 febbraio, secondo giorno dall’inizio dell’invasione, l’agenzia statale Ria Novosti abbia mandato online per sbaglio un bollettino della vittoria, subito dopo ritirato. Probabilmente era già programmato ed è sfuggito a qualche frettoloso webmaster, oppure fa parte della massiccia guerra di informazione e controinformazione che si combatte nella rete, ma i toni sono rivelatori di una classe dirigente russa che si aspettava una guerra breve e un rapido collasso del nemico.

Putin cambia strategia

Sono tutti segnali che Putin avesse pianificato un colpo di mano, della durata di due o tre giorni e decapitare l’avversario (presa di Kiev e delle altre città-chiave, cacciata o arresto del governo e del presidente), con altre due settimane previste per completare e consolidare il controllo del territorio. E adesso? Bando ai trionfalismi di chi, dalla parte dell’Ucraina, pensa che le forze armate russe si siano “impantanate”, stiamo assistendo a un cambio di passo. Dal colpo di mano si passa alla guerra di conquista. Nella guerra di conquista, il ricorso al bombardamento massiccio di aree urbane, i maggiori centri di resistenza ucraini, sarà pressoché inevitabile.

Molto probabilmente arriverà la risposta alla domanda degli osservatori occidentali (come in questa analisi del centro studi britannico Rusi) sull’assenza quasi completa dell’aviazione russa dai cieli dell’Ucraina. Una delle risposte è nella carenza di ordigni di precisione (PGM): “Durante le operazioni militari sulla Siria, solo gli Su-34 (aereo d’attacco e bombardamento a medio raggio, ndr) hanno fatto un uso regolare dei PGM e anche questi aerei specializzati nei raid di precisione hanno fatto spesso uso di bombe e razzi non guidati. Ciò non indica solo una familiarità molto limitata con i PGM fra gli equipaggi russi, ma rafforza anche la teoria, ampiamente accettata, che le scorte dei PGM aerei in Russia siano assai scarse. Anni di operazioni di guerra in Siria possono aver ulteriormente consumato queste scorte e può voler significare che il grosso dei 300 aerei dell’aviazione russa concentrati nell’area ucraina, abbia solo bombe e razzi non guidati a disposizione per gli attacchi al suolo”.

Il ruolo dell’opinione pubblica

Un uso più massiccio dell’aviazione con bombe e razzi non guidati, combinato con bombardamenti dell’artiglieria, può provocare una devastazione nelle città ucraine simile a quella a cui abbiamo assistito in Siria e prima ancora in Cecenia. Ma ci sono differenze sostanziali. Prima di tutto nell’opinione pubblica. Brutto dirlo, ma quando un pubblico occidentale vede la distruzione di città abitate da popolazioni asiatiche e islamiche raramente si commuove. Diverso è il bombardamento di città europee, a due ore di aereo da noi.

I ceceni, soprattutto nel periodo della Guerra al Terrorismo (dopo l’11 settembre) e a maggior ragione dopo le loro prese di ostaggi al teatro Dubrovka di Mosca (2002) e dopo la strage della scuola di Beslan (2004), non suscitavano affatto le simpatie dell’opinione pubblica occidentale. Men che meno hanno suscitato compassione ed empatia i bombardamenti sulle città siriane, iniziati subito dopo che l’Isis aveva mostrato il volto più feroce del terrorismo islamico. In quel periodo, anzi, la Russia era vista come la potenza che “sapeva combattere i jihadisti” ed eravamo disposti a perdonarle tutto.

Il bombardamento è legale?

Aspetto da non sottovalutare anche quello della legalità internazionale: in Cecenia la guerra dei russi era all’interno del territorio della Federazione, dunque legale benché contestabile sul piano della violazione dei diritti umani. Anche in Siria, i russi hanno agito in risposta alla richiesta del governo di Damasco, quindi legalmente.

Ma in Ucraina è diverso: gli ucraini sono europei, sono stati aggrediti a freddo con un’invasione che rappresenta una plateale violazione del diritto internazionale. Se già ora la Russia appare isolata dal resto del mondo, politicamente, economicamente e culturalmente, figuriamoci dopo che inizieranno a circolare le immagini delle città ucraine rase al suolo, con gravissimi danni al patrimonio culturale e montagne di vittime. L’opinione pubblica non è determinante per la vittoria militare di un conflitto, ma renderà difficile o impossibile ai russi vincere la pace, che sarà il compito più arduo che il Putin dovrà affrontare.

Stefano Magni, 5 marzo 2022

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