Politicamente corretto

Dal MeToo all’ascolta tu. Cantanti donne a fondo classifica? Colpa del patriarcato

L’ultima follia: se Elodie&co sono “ai margini” dei brani più ascoltati su Spotify questo sarebbe “lo specchio dell’Italia”

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Spotify classifiche musicali

Il patriarcato, poi dice non ci sta il patriarcato. Tutti ‘sti cialtroni, sovranisti, sessisti, Cruciani, quelli che scrivono su questa testata, tutti, anche chi leggete in questo momento. Ah, no? Ah no? E allora, beccati ‘sta Alice Castagneri, sulla Stampa, poi vediamo se parli ancora. Chiudi la bocca, uomo, e vai a girare il sugo. Oppure vai su Spotify, che Alice lei lo sa: è un covo machista, tossico, bianco insomma, visto che a farla da padroni sono tutti ‘sti rapper, trapper, per lo più, com’è che si dice?, di nuova generazione, il che dovrebbe soddisfare i palati e le palate più esigenti ma non basta perché sempre uomini sono: tra gli artisti più ascoltati su Spotify, infatti, non c’è nemmeno una donna. Non è una grande novità, purtroppo”. Purtroppo. E che ce voi fa, Alice: so’ stronz*, so’ Spotify, so’ non una di più, sulla piattaforma. Alice, che come tutti quelli che esagerano, non si tiene, si avvita in un loop di cifre comparate e cita tutte ‘ste facce un po’ così, facce da Spotify, il re “indiscusso” è Sfera Ebbasta, quello che canta con Elodie testi non proprio femministi, ma ne abbiamo già parlato; poi altri che da queste parti dicono meno di niente ma chissà, tra i pischelli e le pischellette sfondano: Geolier, Lazza.

E Kikazè? Queste sono falene da piattaforma, girano quello che girano, acchiapppamocciosi che poi crescono e li mollano e loro spariscono, poi bisognerebbe vedere il reale venduto, il peso specifico, il repertorio, vediamo se saranno ancora qui non dico tra 50 ma tra 5 anni, discorso vecchio, la quantità difficilmente diventa qualità, caro Engels e cari Lazza. Però intanto, donne ghe n’è minga: come si spiega, ‘sto fatto? Col patriarcato. Anche Sfera è figlio sano del patriarcato, yooo, aweee! Ma la soluzione, parola di Alice, ci sta: si chiama Equal, “il programma globale di Spotify che promuove la parità di genere e di cui, a giudicare dagli ascolti, c’è tanto bisogno (signora mia)”. Che ipocrisia, signora mia, la parità di genere musicarello col programma globale. Ne discendono alcune logiche conseguenti, per lo più demenziali, signora mia, la prima: obbligare a una certa quantità di ascolti rosa, o di genere, come vi pare; calmierare la piattaforma, cioè oltre un certo numero di passaggi maschi, ti bloccano; creare a scuola dei corsi di educazione acustico-sessuale in modo da stimolare una crescita responsabile di consumo sonoro, così da allinearci alla civiltà internazionale. Perché, ci informa sempre Alice, “se in Italia la realtà femminile arranca, all’estero la storia è completamente diversa. A vincere su tutto e tutti è infatti Taylor Swift, che con oltre 25 miliardi di ascolti, batte tutti i colleghi. Bad Bunny è in seconda posizione, The Weeknd, in terza, Drake e Peso Pluma chiudono la top 5. Tra le artiste, invece, insieme a Taylor Swift, ci sono in classifica Sza e Karol G, seguite da Lana Del Rey e Rihanna”. Insomma, che aspettiamo? Cosa cazzo aspettiamo?

Basta co’ ‘ste Spotify e tipitì e ti-ti-tì maschiliste, con ‘sti cosi de fori, diamo fuoco a tutto, il crimine acustico è di Stato, le piattaforme sono stupri, metoo e ascolta tu, bruciamo Pro Vita, Free Palestine. Anche Elly Schlein, che sta a fa’? Ci aspettavamo una vibrante protesta, una proposta di legge, minimo un grande sciopero generale con Landini, una fluviale manifestazione pacifista, nonviolenta con le molotov, perché è chiaro che Spotify tossica e maschia è tutta colpa di Giorgia Meloni. Avanti pop, forza Marianna, spara Rihanna, con la Madamma. Almeno finché resteranno in vigore certe distinzioni che ormai hanno fatto il loro tempo, perché è risaputo che ciascuno il sesso non esiste, hai il sesso che ti pare e così anche su Spotify non è lecito separare. Tanto più che questi di maschio, insomma, hanno giusto il nome, e magari manco quello. Quando arriverà una direttiva Ue a proibire ogni differenza, allora tutto andrà a posto. Non dovrebbe tardare.

Però con una avvertenza: la scatenata Alice non lo sa, ma dovrebbe accorgersi che ragionare in termini di classifiche, ANNA prima, Taylor seconda, Annalisa vende tot, Elodie vende tot, non è mica inclusivo: è discriminatorio, bisogna vendere tutti la stessa roba, bisogna equalizzare, anzi è proprio il concetto di vendere, cioè, di merce, che è superato, cioè il capitalismo, cioè il consumismo, cioè la classifica, cioè il merito, cioè merda. Non se ne esce. Occorrerà protrarre un duro lavoro, c’è ancora molto, troppo da fare, da regolamentare, da vietare, da raddrizzare, la cultura maschilista-patriarcale è dappertutto, nelle case, nelle strade, nei giornali, in televisione, nei percorsi vaporosi di Spotify, e perfino a Europa Verde, signora mia. Aboliamo tutto, Spotify, il maschio, anche trattato, Europa Verde, poveri ma Bonelli, signora mia. Diamo fuoco a tutto, signora mia.

Max Del Papa, 4 dicembre 2023

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